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In questi giorni a Shenzhen in Cina si sta disputando la Billie Jean King Cup, la competizione per nazionali femminili del tennis, in cui l'Italia è campione in carica grazie al titolo conquistato nel 2024 a Malaga. Ma chi è Billie Jean King e perchè dal 2020 il torneo prende il suo nome? L'ex tennista americana, oggi 81enne, è stata un'icona dentro e fuori dal campo con i suoi 78 titoli (di cui 12 Slam) e con le sue innumerevoli battaglie per i diritti delle donne che l'hanno portata a essere una delle fondatrici della WTA (la Women's Tennis Association, l'associazione che riunisce le tenniste professioniste di tutto il mondo). Facciamo un salto nel passato e precisamente nel 1973, l'anno della "rivoluzione" di BJK.
La tennista che ha combattuto per i diritti: la "battaglia dei sessi"
La data spartiacque è il 20 settembre del 1973: Billie Jean, allora numero 2 del mondo, gioca e vince contro l’ex campione 55enne, Bobby Riggs, che nel corso di una conferenza stampa aveva sostenuto che il tennis maschile fosse superiore a quello femminile e che nonostante l’età avanzata e il ritiro avrebbe potuto battere senza fatica le migliori tenniste dell’epoca. King ha 29 anni, ha già vinto 1 Australian Open, 5 Wimbledon, 3 Roland Garros e 3 US Open. Il giorno dell’evento oltre 30mila spettatori si radunano all’Astrodome di Houston, in Texas, nonostante i prezzi stellari dei biglietti. Il match, che passerà alla storia come "Battaglia dei sessi" è preceduto da una pomposa cerimonia: la tennista entra in campo circondata di piume rosa, trasportata su una lettiga dorata da quattro ragazzi a petto nudo e vestiti da schiavi antichi, l’attempato sfidante arriva su un carro trainato da modelle. King vince per 6-4 / 6-3 / 6-3, senza concedere neanche un set.

La fondazione della WTA e la parità di montepremi tra maschile e femminile
La vittoria di King ha un enorme impatto sulla società americana, in un’epoca in cui le donne sono spesso relegate a mestieri considerati "femminili" (le lavoratrici a tempo pieno guadagnano in media appena il 56,6% del salario maschile). Nella stessa estate della "Battaglia dei sessi", Billie Jean King contribuisce alla nascita della WTA di cui diviene la prima presidentessa. La tennista americana riunisce oltre sessanta colleghe che si stanno preparando per Wimbledon in una sala del Gloucester Hotel, nel cuore di Londra, per discutere dei propri diritti e delle strategie da sviluppare: l'obiettivo primario è raggiungere la parità dei montepremi con il circuito maschile. King pretende un incontro con il direttore dello US Open e mostra sondaggi che evidenziano l’interesse crescente del pubblico per il tennis femminile. Il 20 luglio 1973, la svolta: la federazione americana annuncia che dall'edizione di quell’anno avrebbe garantito premi identici ai campioni del tabellone maschile e femminile. John Newcombe e Margaret Court portano a casa 25.000 dollari ciascuno. Una rivoluzione che più avanti ha abbracciato anche gli altri Slam: nel 2001 si è allineato anche l'Australian Open, mentre si è dovuto aspettare il 2007 per Roland Garros e Wimbledon.
Le battaglie per la comunità LGBTQIA+ e i riconoscimenti dalla politica e dal tennis
Col tempo King è diventata un’icona anche della comunità LGBTQIA+, dopo aver annunciato pubblicamente la sua omosessualità: nel 1981 è stata la prima a farlo nel tennis. L'americana è portavoce di associazioni, come la Elton John AIDS Foundation che promuove la sensibilizzazione sull’HIV e sull’educazione sessuale ai più giovani. Nel 2009 il presidente Barack Obama le conferisce la Medaglia Presidenziale della Libertà, la più alta onorificenza civile negli Stati Uniti. Nel 2014 fonda la Billie Jean King Leadership Initiative, un’organizzazione no profit dedicata a promuovere la diversità e l’inclusione nel mondo del lavoro. Nel 2020 il tennis femminile celebra una delle sue rappresentanti più influenti intitolandole il torneo per nazionali più importante: la Fed Cup (ex Federation Cup) diventa Billie Jean King Cup e non passa edizione in cui l'ex tennista statunitense faccia da madrina, supportando le atlete di tutto il mondo.