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8 Maggio 2024
19:30

Caso Aldo Moro, ecco come l’analisi della sabbia nei pantaloni diede una svolta alle indagini

Il caso del rapimento di Aldo Moro fu risolto anche grazie all'analisi della sabbia rinvenuta sui suoi vestiti. Ecco quali risultati furono ottenuti e come permisero di individuare le Brigate Rosse.

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Caso Aldo Moro, ecco come l’analisi della sabbia nei pantaloni diede una svolta alle indagini
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Il 9 maggio del 1978 in una Renault 4 rossa parcheggiata a Roma venne ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana rapito dalle Brigate Rosse 55 giorni prima. Quello che forse non tutti sanno è che durante la sua autopsia vennero trovate tracce di sabbia nel risvolto dei pantaloni e sulle sue scarpe: proprio grazie ai risultati di queste analisi geologiche si riuscì a smascherare e identificare i rapitori.

Il resoconto dell'autopsia su Aldo Moro

Dopo il ritrovamento della salma l'autopsia non fu molto precisa, e venne consegnata un anno dopo il ritrovamento del corpo per imprecisati "motivi politici", come si legge nei documenti desecretati. Nella perizia però era già presente quella sabbia che sarebbe diventata il fulcro delle indagini. Era sui pantaloni dell'onorevole e sotto le suole delle scarpe, ed era stata trovata anche sotto le ruote della Renault e sulla tela incerata che racchiudeva il corpo. Le forze dell'ordine si resero conto che bisognava convocare un esperto, sarebbe stato il primo geologo mai consultato per un'indagine in Italia – anche se all'FBI lo facevano dal '39.

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Gianni Lombardi era al tempo professore di petrografia all'Università La Sapienza di Roma. Toccò a lui studiare i granelli di sabbia arrotondati trovati sui pantaloni e sotto le scarpe di Moro, così come sotto gli pneumatici. Scoprì presto che era rimasta attaccata grazie a del bitume. Ma non solo: Lombardi analizzò anche dei "resti vegetali" trovati sui vestiti dell'onorevole, incluso un bocciolo spinoso di Centaurea Aspera, piccole parti di materiali utilizzati per costruire barche, suolo vulcanico e microfossili. Tutto il materiale era recente.

I periti avevano già individuato come possibile provenienza della sabbia un'area litoranea a nord di Roma compresa tra Focene e Marina di Palidoro: ebbene, Lombardi analizzò 150 chilometri di costa laziale, individuando da ben 92 campioni una fascia di soli 11 chilometri come quella giusta.

Come sono state analizzate le sabbie ritrovate sui pantaloni di Moro

Quando parliamo di sabbia dobbiamo tenere a mente che non ne esiste una sola tipologia, perché la sua composizione è legata alla disgregazione di diversi tipi di rocce. Al cambiare della roccia, cambia la sabbia: per questo se analizziamo quella delle Hawaii sarà completamente diversa da quella raccolta a Riccione. Le analisi sono state fatte con due diversi microscopi: quello stereoscopico e quello petrografico.

Il microscopio stereografico

Con il microscopio stereografico il professore ha osservato lo stesso oggetto da due angolazioni differenti ottenendo un effetto simile al 3D, osservando che i grani erano arrotondati e ben classati, cioè tutti della stessa forma e dimensione. Le sabbie con queste caratteristiche sono tipiche di ambienti costieri nei quali i granelli si muovono velocemente sospinti dalle onde.

Il microscopio petrografico

Il microscopio petrografico è invece uno strumento che proietta la luce dalla parte inferiore, attraversando il campione e giungendo all'occhio dello scienziato tramite un sistema di lenti che permette di vedere un'immagine ingrandita. Al suo interno è presente anche una lamina detta "di polarizzazione" che, se inserita, altera il fascio di luce che osserviamo, modificando il colore dei minerali e aiutandoci nella loro identificazione.

microscopio petrografico

Le analisi mineralogiche fatte con questo microscopio hanno permesso al professor Lombardi di osservare che i campioni sul corpo di Moro contenevano, tra gli altri quarzo, feldspati e anfiboli, oltre a frammenti di rocce metamorfiche, vulcaniche e calcari con resti fossili: in questo modo individuò 150 chilometri di costa tra Tarquinia e Terracina da cui avrebbe poi selezionato gli 11 definitivi.

La selezione finale è stata resa possibile dal ritrovamento tra i granelli di sabbia di frammenti di conchiglie, pollini, parti di piante, e petrolio greggio. Tutti questi elementi hanno permesso di dedurre che i campioni provenivano molto probabilmente dal litorale marino in vicinanza di un impianto dove si costruivano barche in fibra di vetro.

Il risultato secretato delle indagini sulla sabbia

Una volta interrogati, i brigatisti dissero che la sabbia proveniva da Ostia, ed era stata raccolta come depistaggio. Dichiararono di averla messa loro stessi per depistare le indagini e che Moro non si allontanò mai dall'alloggio brigatista in via Montalcini. Oggi sappiamo che non può essere vero: quegli undici chilometri sono a circa 20 km più a nord rispetto ad Ostia. Quelle sabbie sono nei dintorni di Fregene. La loro versione era insomma confusa e discordante, e fu smentita con forza dalla perizia: c'erano troppe tracce troppo precise, per non parlare del fatto che, una volta ritrovato, Moro era abbronzato. Impossibile che fosse rimasto per un mese chiuso in un appartamento, come dichiarato dai rapitori!

Il risultato delle ricerche di Lombardi non fu divulgato pubblicamente, ma comparse solo nel 1999 sul prestigioso Journal of Forensic Sciences, una pubblicazione dell'accademia statunitense di Scienze Forensi. Lombardi riportò tutti gli elementi della sua ricerca, lamentando il fatto che le prove fossero state poste in secondo piano nonostante indicassero una chiara falla nella confessione, e quindi nelle indagini. Il suo scontento è tangibile nell'articolo, ma la conclusione è positiva:

Spero che le tecniche petrografiche e le conoscenze necessarie per fare questo tipo di indagini aiutino a capire l'importanza delle geoscienze e il loro fondamentale contributo.

E così fu.

Sono un geologo appassionato di scrittura e, in particolare, mi piace raccontare il funzionamento delle cose e tutte quelle storie assurde (ma vere) che accadono nel mondo ogni giorno. Credo che uno degli elementi chiave per creare un buon contenuto sia mescolare scienza e cultura “pop”: proprio per questo motivo amo guardare film, andare ai concerti e collezionare dischi in vinile.
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