Nella giornata di ieri, 4 marzo 2022, la centrale nucleare di Zaporizhzhya in Ucraina, nei pressi della città di Enerhodar e lungo le rive del fiume Dnepr, è stata attaccata dalle forze armate russe (in realtà già sul posto a partire dal giorno precedente) che ne hanno preso il controllo.
Una prima premessa è doverosa: la mossa russa è stata meschina e del tutto ingiustificabile, perché consapevole di amplificare in maniera rilevante lo stato d'ansia delle popolazioni europee – tanto più che questa è la centrale nucleare più grande d'Europa. Infatti lo scontro avvenuto durante la notte ha causato enorme preoccupazione, anche in Italia, facendo rivivere l'incubo di una seconda Chernobyl.
Per quanto certamente l’accoppiata centrale nucleare + bombardamento vada a creare un connubio inquietante, è il caso di fare chiarezza dal punto di vista tecnico. Le centrali nucleari di Chernobyl e Zaporizhzhya, infatti, sono molto diverse e questo pochi lo fanno presente.
Una nuova Chernobyl? Più no che si
Nonostante il ministro degli esteri ucraino e lo stesso presidente Zelensky abbiano evocato la possibilità di un disastro nucleare simile a quello di Chernobyl, la centrale di Zaporizhzhya non ha quasi nulla in comune con quella del tragico incidente del 1986 dal punto di vista tecnico. La centrale di Chernobyl montava infatti dei reattori RBMK, refrigerati ad acqua e moderati a grafite: questi reattori avevano caratteristiche che li rendevano molto economici e adatti alla produzione di Plutonio a scopo militare, ma erano anche intrinsecamente meno sicuri, tanto che da 35 anni a questa parte non ne sono stati più costruiti, e gli ultimi otto attivi (tutti in Russia) saranno chiusi entro il prossimo decennio.
I sei reattori di Zaporizhzhya appartengono invece alla filiera VVER e sono classici reattori ad acqua pressurizzata, molto simili a quelli attualmente in funzione in Francia; la filiera VVER esiste ancora e anzi è una di quelle maggiormente esportate in tutto il mondo.
Le differenze tra le centrali nucleari di Chernobyl e Zaporizhzhya
Si tratta dunque di due modelli di centrale nucleare completamente differenti, e in particolare vi sono tre aspetti chiave (di natura tenica) di questa differenza che entrano in gioco parlando di sicurezza:
- prima di tutto gli RBMK non avevano un edificio di contenimento in grado di contenere le radiazioni all’interno in caso di incidente grave, i reattori di Zaporizhzhya invece sono tutti all’interno di edifici di contenimento a prova di terremoto e bombardamento;
- in secondo luogo, il sistema di arresto di emergenza del reattore di Chernobyl richiedeva diversi secondi per spegnere completamente il reattore, e andava attivato manualmente (inoltre all’epoca vi era anche un difetto strutturale, che giocò un ruolo chiave nell’incidente, che poi venne successivamente corretto negli altri RBMK); nei VVER il comando di SCRAM spegne il reattore in meno di due secondi e si attiva da solo in caso di vibrazioni anomale (causate ad esempio da un bombardamento) o di mancanza di corrente;
- infine, in un RBMK un aumento di temperatura può causare un aumento di potenza, andando a creare una "reazione a catena" (feedback loop) difficile da controllare: questo perché la formazione di sacche di vapore diminuisce l’assorbimento di neutroni da parte dell’acqua di raffreddamento, mentre l’effetto moderatore è garantito dalla grafite; in un VVER (o qualsiasi reattore ad acqua pressurizzata), la formazione di sacche di vapore fa venire meno la moderazione e quindi sfavorisce le fissioni, andando a stabilizzare il sistema. Si dice, in gergo, che i reattori RBMK hanno un coefficiente di vuoto positivo, mentre i VVER hanno un coefficiente di vuoto negativo.
Qual è lo scenario peggiore?
Sebbene le caratteristiche descritte poc’anzi rendano improbabile l’eventualità di un disastro nucleare simile a quello di Chernobyl, esistono comunque dei rischi di tipo differente. In particolare, se davvero qualcuno volesse causare artificialmente un incidente radiologico, questo sarebbe tecnicamente possibile: occorrerebbe mettere fuori uso tutti i sistemi di raffreddamento del nocciolo, causando una fusione, e poi far saltare l’edificio di contenimento (costruito per resistere a colpi di artiglieria convenzionale, ma non ad esempio ad un missile anti-bunker) in modo da consentire agli elementi radioattivi volatili (come Iodio 131, Cesio 137 e Stronzio 90) di diffondersi in giro.
Tuttavia, anche se la cosa è tecnicamente possibile, non è detto che i russi siano interessati a provocare artificialmente un incidente del genere: innanzitutto perché sarebbe un crimine di guerra e causerebbe probabilmente una risposta militare internazionale.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica ha comunque espresso preoccupazione circa questa possibilità, e il suo direttore si è offerto di recarsi sul posto personalmente per verificare che l’integrità e la sicurezza della centrale e delle persone che vi lavorano siano tutelate, come previsto dalle convenzioni internazionali.
Qual è la situazione attuale alla centrale nucleare Zaporizhzhya?
Tre dei sei reattori presenti a Zaporizhzhya sono stati spenti per precauzione prima dell’arrivo delle forze armate russe; altri due sono stati portati a potenza minima, in modo da poter essere messi in stand-by se necessario; l’ultimo reattore è attualmente operativo al 60% della potenza nominale. Le truppe russee, che hanno preso il controllo dell’impianto, fino ad ora non hanno intrapreso alcuna azione che potrebbe compromettere il funzionamento in sicurezza dei reattori. Durante gli scontri della notte scorsa, è stato colpito un edificio amministrativo nella parte convenzionale della centrale (quella in cui si trovano le turbine, l’alternatore, i trasformatori, gli uffici del personale, etc.), causando un incendio che è stato spento in mattinata. I rilevatori di radiazioni dell’impianto sono sempre rimasti in funzione e non hanno registrato alcun livello anomalo di radioattività.
L'ipotesi più logica alla base dell'ingiustificato attacco russo (da condannare senza se e senza ma) probabilmente è legata al desiderio di prendere il controllo del più grande impianto per la produzione di energia del Paese, che fornisce da solo il 20-25% dell’elettricità in Ucraina.
La centrale di Chernobyl è in sicurezza?
Circa una settimana fa, aveva destato analoga preoccupazione la notizia di scontri tra esercito russo e truppe ucraine presso il sito dell’ex-centrale di Chernobyl: l’ex sito della centrale nucleare però non ospita più reattori attivi, né alcun tipo di materiale fissile (a parte quello ancora contenuto nel famoso Piede di Elefante, che però non è maneggiabile in alcun modo). Vi sono, è vero, diversi depositi di materiale radioattivo accumulato durante lo smantellamento dell’impianto, che, se venissero compromessi, la radioattività andrebbe a contaminare l'area circostante che è già sostanzialmente disabitata. L'attacco russo potrebbe essere spiegato dal fatto che l'area si trova esattamente sulla direttrice che va da Kiev al confine con la Bielorussia, e i livelli di radioattività più alti della norma rilevati in un primo momento erano dovuti probabilmente al sollevamento di polveri radioattive causato dal passaggio di mezzi pesanti – ipotesi corroborata dal fatto che la radioattività è rientrata nella norma dopo alcuni giorni.
Conclusione
Le centrali nucleari in una situazione di conflitto rappresentano certamente un possibile fattore di rischio, come d’altronde molti altri tipi di strutture industriali (impianti chimici, dighe, etc.). Fino ad ora fortunatamente nessuno di questi rischi si è concretizzato.
Per quanto indubbiamente il diffondere allarmismo possa essere una strategia che paga in termini di clic sui propri articoli, in questo momento il rischio è quello di creare panico immotivato e di distogliere l’attenzione dalle conseguenze reali e gravi che la guerra sta comportando sulla popolazione civile ucraina.
Cerchiamo di condividere responsabilmente.