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10 Maggio 2025
13:03

Che monete c’erano in Italia prima della lira? Le valute degli Stati italiani preunitari

Prima dell’Unità d’Italia, negli Stati preunitari circolavano monete diverse: ducati, fiorini, lire sabaude e altre valute, tutte coniate in una pluralità di tagli. La lira, introdotta ufficialmente nel 1862, le soppresse tutte.

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Che monete c’erano in Italia prima della lira? Le valute degli Stati italiani preunitari
monete

Ognuno dei principali Stati italiani preunitari aveva una propria valuta, intesa come unità di conto: la lira sabauda era utilizzata nel Regno di Sardegna; la lira austriaca nel Lombardo-Veneto; il fiorino nel Granducato di Toscana; lo scudo nello Stato pontificio; il ducato nel Regno delle Due Sicilie. Ciascun regno inoltre stabiliva proprie leggi per la produzione e la circolazione delle monete, che erano coniate in numerosi tagli. Dopo l’Unità d’Italia, tutte le valute furono sostituite dalla lira italiana, che aveva il medesimo valore della lira sabauda ed è restata in vigore fino al 2002, quando, come sappiamo, è stata sostituita dall’euro.

La monetazione in Italia

La Penisola italiana è stata teatro di frequenti rivolgimenti politici e sul suo territorio si sono susseguite numerose entità politiche, di conseguenza anche le valute in vigore nei secoli del Medioevo e dell’Età moderna sono state numerose. Dopo il Congresso di Vienna del 1815, il numero delle entità politiche italiane si ridusse, ma il territorio della Penisola continuò a essere diviso in vari Stati.

La Penisola italiana dopo il Congresso di Vienna (credits bramfab)
La Penisola italiana dopo il Congresso di Vienna (credits bramfab)

Ogni Stato disponeva di una propria valuta e solo dopo l’Unità d’Italia, grazie alla legge n. 788 del 24 agosto 1862, le monete preunitarie furono sostituite dalla lira italiana. Va' ricordato che in passato le monete erano prodotte con l’utilizzo di metalli preziosi, nella quantità indicata dalla legge: il rame per quelle di minore valore, l’argento per quelle “intermedie”, e l’oro per quelle di maggiore valore.

La lira del Regno di Sardegna

Nel Regno di Sardegna, che comprendeva il Piemonte, la Liguria, la Valle d’Aosta, la Sardegna e le località cedute nel 1861 alla Francia, cioè Nizza e Savoia, la valuta in vigore era la lira sabauda, introdotta nel 1816 per sostituire le precedenti monete: lo scudo piemontese e lo scudo sardo. La lira era divisa in centesimi e coniata in vari tagli, da un centesimo a cento lire.

Moneta da una lira del 1828
Moneta da una lira del 1828

Dalla lira sabauda deriva la lira italiana perché, come sappiamo, il Regno di Sardegna fu lo Stato preunitario che si pose alla guida del processo di unificazione italiana e, quando l’Unità fu proclamata, il Regno d’Italia adottò, con poche eccezioni, le leggi e il sistema economico del Regno di Sardegna. La lira divenne così la valuta italiana.

La lira austriaca del Regno Lombardo Veneto

Il Regno Lombardo-Veneto, costituito ufficialmente nel 1815, non era indipendente ma apparteneva all’Impero d’Austria. Al suo interno circolava la lira austriaca, che era “ancorata” al fiorino, la valuta ufficiale dell’impero: una lira valeva un terzo di fiorino. Oltre alle monete in lire coniate nelle zecche di Milano e di Venezia, nel territorio circolavano altre monete austriache, come la svanzica, equivalente a una lira. Quando fu realizzata l’Unità d’Italia, si stabilì il tasso di cambio di 0,86 lire italiane per una lira austriaca.

Moneta da un centesimo del 1843 (credit- Facquis)
Moneta da un centesimo del 1843 (credits: Facquis)

Il fiorino toscano

Fino al 1861, un settore dell’Italia centrale era suddiviso in diversi Stati di piccole dimensioni. Il più grande era il Granducato di Toscana, con capitale Firenze. Nel Granducato circolava il fiorino toscano, introdotto nel 1824 in sostituzione della precedente lira toscana e diviso in cento quattrini. Erano diffuse anche monete di vario taglio, come i paoli, dal valore di 40 quattrini, e i francesconi, che valevano quattro fiorini. Quando la Toscana fu annessa al Regno d’Italia, si stabilì il tasso di cambio di 1,40 lire italiane per un fiorino.

Moneta da un fiorino toscano del 1856 (credits Classical Numismatic Group)
Moneta da un fiorino toscano del 1856 (credits: Classical Numismatic Group)

Le valute dello Stato pontificio

Nella lunga storia dello Stato Pontificio, che aveva la sua capitale in Roma ed era esteso, in alcuni periodi, su una vasta porzione dell’Italia centrale, si sono susseguite diverse valute. Negli anni precedenti l’Unità d’Italia, in base a una riforma promossa da Papa Gregorio XVI nel 1835, la valuta ufficiale era lo scudo, diviso in cento baiocchi, a loro volta divisi in cinque quattrini. La zecca coniava monete di diverso taglio, da un quattrino a dieci scudi.

Moneta da un baiocco del 1840 (credits Classical Numismatic Group)
Moneta da un baiocco del 1840 (credits: Classical Numismatic Group)

Nel 1866, quando lo Stato Pontificio era ridotto al solo territorio del Lazio e l’Unità d’Italia era già stata realizzata, il Papa Pio IX stabilì che nel regno si usasse la stessa valuta del Regno d’Italia (del quale Roma, come sappiamo, non faceva ancora parte perché sarebbe stata annessa solo nel 1870). Lo scopo della riforma era far entrare lo Stato Pontificio nell’Unione monetaria latina, un trattato di libera circolazione monetaria stipulato tra diversi Paesi europei. Lo scudo fu perciò sostituito dalla lira pontificia, che aveva il medesimo valore della lira italiana, sebbene fosse coniata separatamente. Il tasso di cambio con la precedente valuta era pari a 5,35 lire per uno scudo. Quando Roma fu annessa all’Italia, la lira pontificia fu sostituita dalla lira italiana.

Il Ducato delle Due Sicilie

La valuta del Regno delle Due Sicilie era il ducato, introdotto nel 1816, quando il Regno fu ufficialmente costituito (in precedenza, il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia erano formalmente separati e adottavano valute diverse). Il ducato erano suddiviso in 100 grana e 200 tornesi.

Moneta da 30 ducati del 1850
Moneta da 30 ducati del 1850

Le monete in circolazione erano comprese tra mezzo tornese e 30 ducati. Non esisteva la moneta da un ducato e uno dei pezzi più diffusi era la piastra, che valeva 120 grana. Il tasso di cambio con la lira italiana fu stabilito in 4,25 lire per un ducato.

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