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18 Giugno 2025
16:32

Chi era Pier Paolo Pasolini, breve biografia del grande intellettuale e regista ucciso a Ostia nel 1975

Pasolini – poeta, scrittore e regista – è stato uno dei più importanti intellettuali italiani del Novecento. Si è rivelato capace di vedere “in anticipo” i problemi creati dal progresso sociale e tecnologico e, per tale ragione, il suo pensiero è attuale ancora oggi.

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Chi era Pier Paolo Pasolini, breve biografia del grande intellettuale e regista ucciso a Ostia nel 1975
Pasolini copertina

Alla prima prova di maturità 2025, l'attesissimo autore della traccia A, ossia l'analisi del testo, è stato l'indimenticato e poliedrico Pier Paolo Pasolini, uno dei più importanti poeti, scrittori e registi del Novecento italiano, ucciso a 52 anni da Giuseppe Pelosi per un litigio (anche se sull'omicidio Pasolini circolano sin dall'epoca teorie alternative che rifiutano la verità giudiziaria stabilita in tribunale).

Nato a Bologna nel 1922 e morto a Ostia nel 1975, è stato uno dei più celebri intellettuali italiani, e nella sua carriera sperimentò tantissime forme d'arte, spaziando tra poesia, narrativa, giornalismo e cinema. Di ideologia comunista, rifiutò sempre l’ortodossia, esprimendo idee originali e innovative sulla società e la politica. Dal punto di vista della vita privata, era dichiaratamente omosessuale, il che, in un periodo nel quale l’omosessualità era considerata riprovevole, lo costrinse ad affrontare polemiche e difficoltà. Sia nelle opere letterarie, sia in quelle cinematografiche, raccontò il mondo degli ultimi e degli emarginati ed espresse critiche alla modernità e alla società dei consumi. Fu ucciso nel 1975 dal giovane Pino Pelosi, con il quale si era appartato per consumare un rapporto sessuale. La vicenda, però, non è mai stata chiarita fino in fondo e si sospetta che l’omicidio fosse stato commesso da altre persone.

Nascita e gioventù di Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini nacque a Bologna il 5 marzo 1922. Era figlio di un ufficiale dell’esercito e di una maestra elementare. A causa del mestiere del padre, la famiglia fu costretta a trasferirsi più volte e da bambino Pasolini soggiornò in diverse città dell’Italia settentrionale. D’estate, però, era solito trascorrere le vacanze a Casarsa della Delizia, in provincia di Pordenone, paese di origine della madre.

Nella seconda metà degli anni ’30 la famiglia si trasferì in Emilia e nel 1939 Pasolini si iscrisse alla facoltà di lettere dell’Università di Bologna.

Pasolini (al centro) nel 1940 a Bologna
Pasolini (al centro) nel 1940 a Bologna

Tre anni più tardi pubblicò il volume Poesie a Casarsa, la sua prima raccolta poetica, scritta in dialetto friulano. Nel 1943, richiamato alle armi, riuscì a evitare la cattura da parte dei tedeschi rifugiandosi a Casarsa. Il fratello Guido, partigiano di area cattolica, fu ucciso nel 1945 nell’eccidio di Porzus.

La maturazione politica e la carriera letteraria: Pasolini da Casarsa a Roma

Al termine della Seconda guerra mondiale, Pasolini conseguì la laurea e intraprese la carriera di insegnante. Nel 1947 si iscrisse al Partito comunista italiano, partecipando alla campagna elettorale per le elezioni del 1948. L’anno seguente, però, subì un processo per atti osceni, perché si scoprì  che si era appartato con due ragazzi. Al tempo l’omosessualità era considerata una condizione riprovevole e, sebbene fosse stato assolto, Pasolini fu espulso dal partito e licenziato dalla scuola. Nel 1950, essendo ormai troppo in vista, si trasferì con la madre a Roma, città nella quale visse fino alla morte. Nei primi tempi, dovette affrontare serie difficoltà economiche, ma riuscì a continuare la carriera di scrittore. Nel 1955 pubblicò Ragazzi di vita, un romanzo neorealista nel quale descrisse in maniera cruda la vita delle borgate romane. Poiché raccontò anche le esperienze omosessuali dei “ragazzi di vita”, subì un nuovo processo per oscenità, che si concluderà con l'assoluzione. Due anni più tardi, diede alle stampa la raccolta poetica Le ceneri di Gramsci e nel 1959 pubblicò il romanzo Una vita violenta, anch’esso di genere neorealista, ma più maturo e politicizzato.

Sulla tomba di Gramsci negli anni '50
Sulla tomba di Gramsci negli anni ’50

Grazie alle sue opere, Pasolini divenne un intellettuale famoso e apprezzato, sebbene fosse inviso alle componenti più tradizionaliste e conservatrici dell'opinione pubblica. Dal punto di vista politico, continuò a essere vicino al Partito comunista, ma si mostrò lontano dall'ortodossia marxista e nel 1956 si dichiarò contrario all'invasione sovietica dell'Ungheria

Il cinema di Pasolini e gli ultimi anni

Dagli anni ’60, Pasolini si dedicò soprattutto al cinema, portando sul grande schermo persone emarginate e vittime di esclusione sociale. Il suo primo film da regista fu Accattone, uscito nel 1961, del quale è protagonista un giovane appartenente al sottoproletariato romano, costretto a vivere alla giornata. L’anno successivo uscì nelle sale Mamma Roma, incentrato sulla storia di una prostituta (interpretata da Anna Magnani). Negli anni successivi Pasolini realizzò  altri dieci lungometraggi, tra i quali Uccellacci e uccellini, con protagonista Totò, e alcuni documentari. Attraverso il cinema, Pasolini espresse le sue critiche alla modernità e all’omologazione dei gusti indotta dai mezzi di comunicazione. Dal 1962 si legò professionalmente e sentimentalmente al giovane Ninetto Davoli, che farà esordire come attore e amerà fino alla morte. Continuò anche a scrivere poesie e prese posizione contro i movimenti ribellistici giovanili, dai quali scaturirà il movimento del Sessantotto, ritenendo che fossero parte di un confronto interno alla borghesia e non portatori di reali istanze rivoluzionarie.

Ninetto Davoli nel film Il Decameron (1971)
Ninetto Davoli nel film Il Decameron (1971)

Negli anni ’70, continuò la carriera di regista e collaborò con diverse testate giornalistiche, tra le quali il Corriere della Sera, esprimendo le sue idee sui principali avvenimenti e criticando non solo la classe dirigente, ma anche le mode e lo stile di vita consumistico. Alcuni articoli saranno raccolti nell’antologia Scritti corsari.

Le sue idee sull’alienazione, sul conformismo, sulla morale sessuale, sono attuali ancora oggi. Pasolini si dimostrò infatti un attento osservatore della realtà e vide in anticipo i “mostri” che il progresso stava generando.

L’omicidio Pasolini: chi fu a ucciderlo?

Pasolini fu ucciso nella notte tra il primo e il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia, sul litorale romano. La verità giudiziaria vuole che l'assassino fosse Giuseppe Pelosi, detto Pino la Rana, un adolescente adescato da Pasolini presso la stazione Termini. I due si sarebbero appartati per consumare un rapporto sessuale, ma, essendo scoppiato un litigio violento, Pelosi avrebbe ucciso Pasolini investendolo con la sua auto.

Pino Pelosi nel 1975
Pino Pelosi nel 1975

Sull’omicidio, però, sono state avanzate anche teorie alternative. Secondo alcuni autori, Pasolini fu attirato a Ostia con la scusa della restituzione delle bobine del suo ultimo film, Salò o le 120 giornate di Sodoma, che erano state rubate, e lì fu massacrato da un gruppo di fascisti e malavitosi, che volevano punirlo perché comunista e omosessuale. Un’altra teoria vuole che nell’omicidio fossero coinvolti alcuni dirigenti dell’ENI, intimoriti dal fatto che Pasolini potesse fare rivelazioni scomode sulla morte di Enrico Mattei. A oggi, nessuna teoria alternativa risulta provata.

Fonti
Walter Siti, Pasolini, Pier Paolo, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 81, 2014 Centro Studi Pasolini Casarsa
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