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28 Gennaio 2025
16:35

Clorato nella lattine e negli alimenti: cos’è e quali effetti potrebbe avere ad alte dosi

Il clorato è una sostanza tossica che, in dosi elevate può causare emolisi, danni renali e disfunzioni tiroidee. Deriva da prodotti di disinfezione e si trova comunemente come residuo negli alimenti e nell’acqua potabile, ma secondo l’EFSA alle dosi di esposizione abituali, non ci sono particolari rischi per la salute collettiva.

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Clorato nella lattine e negli alimenti: cos’è e quali effetti potrebbe avere ad alte dosi
Lattine Clorato alimenti
Credit: FutUndBeidl, via Wikimedia Commons

Si è parlato recentemente di una possibile concentrazione eccessiva di clorato in alcune bevande. Si tratta di una sostanza normalmente presente anche in altri cibi e nell’acqua potabile, ma che a livelli molto elevati ed esposizioni prolungate può causare emolisi e danni renali, oltre a ridurre l’assorbimento di iodio e compromettere il funzionamento della tiroide, soprattutto in bambini o soggetti fragili. Il clorato che troviamo negli alimenti deriva principalmente dalle procedure di disinfezione delle acque e di frutta e verdura, ma secondo l’EFSA i livelli di clorato a cui siamo generalmente esposti non rappresentano rischi per la salute.

Cos’è il clorato e da dove arriva quello presente nelle lattine e altri alimenti

Da un punto di vista chimico, quando parliamo di clorato (o meglio clorati, ClO3) parliamo di sali di sodio e calcio dello ione clorato, in particolare del clorato di sodio NaClO3. In passato il clorato di sodio era utilizzato come diserbante, ma nel 2008, a seguito della decisione 2008/865/CE il suo utilizzo, e quello dei clorati in generale, a questo scopo è stato vietato e sono state ritirare le autorizzazioni di vendita a tutti i produttori.

Clorato di sodio
Struttura chimica del clorato di sodio
Credits: PubChem Compound Summary for CID 516902, Sodium Chlorate. https://pubchem.ncbi.nlm.nih.gov

I clorati presenti negli alimenti e nell’acqua sono in realtà sottoprodotti di reazioni di processi, industriali e non, che utilizzano altre sostanze per la disinfezione a base di cloro, ad esempio il biossido di cloro, il cloro e l’ipoclorito.

Ad oggi, la fonte principale di clorati sono gli alimenti e l’acqua potabile, che secondo l’EFSA contribuisce al 60% per quanto riguarda l’esposizione cronica al clorato, proprio per l’utilizzo di sostanze clorate per vari scopi: il trattamento delle acque, la disinfezione dei macchinari alimentari, la disinfezione di frutta e verdura o per processi industriali come il candeggiamento della cellulosa.

Possibili effetti del clorato 

La maggior parte degli effetti tossici del clorato è associato al suo potere ossidante, in particolare sul ferro presente nel gruppo EME dell’emoglobina: ossia ossida il Fe2+ dell’EME a Fe3+, portando alla formazione di metaemoglobina. Con una cascata di malfunzionamenti cellulari, questo porta infine alla rottura delle membrane dei globuli rossi causando emolisi.

Emolisi globuli rossi

Sembra che la formazione di metaemoglobina sia indirettamente responsabile anche della tossicità renale del clorato, ma alcuni studi ipotizzano che possa anche avere effetto diretto sul nefrone, ossia l’unità strutturale del rene.

Infine, il clorato inibisce il passaggio dello iodio dal sangue alle cellule della tiroide, portando al malfunzionamento di questa ghiandola.

I rischi per la salute del clorato e la dose giornaliera tollerabile

A questo ci ha pensato l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) che come sempre veglia sulla nostra salute e sulla sicurezza di ciò che ingeriamo.

L’EFSA ha stabilito per l’esposizione cronica ai clorati una massima dose tollerabile giornaliera (TDI) settata a 3 microgrammi per chilo di peso corporeo per adulti e adolescenti. L’Autorità ha inoltre stimato che l’esposizione della popolazione ai clorati per lunghi periodi non supera questa dose e non rappresenta quindi un rischio per la salute. Va fatta attenzione però per i bambini, soprattutto al di sotto dei 10 anni, perché più suscettibili alla riduzione dell’assorbimento di iodio e ai conseguenti problemi al funzionamento della tiroide.

Tiroide

Nel caso si ingerissero in una sola volta elevate quantità di clorato, la dose acuta di riferimento è pari a 36 μg/kg di peso corporeo, limite di sicurezza massimo al di sotto del quale non si hanno gravi problematiche. In generale comunque, le dosi massime riscontrate nel consumo giornaliero, afferma l’EFSA, sono sempre state al di sotto di questo limite. 

Quali sono i limiti di clorato ammessi negli alimenti

Quando sono state ritirate le autorizzazioni nel 2008, non era stato fissato un limite massimo dei residui (LMR) per il clorato negli alimenti, e venne quindi fissato un limite di default a 0,01 mg/kg.

Nel Reg. UE 2020/749, grazie agli sforzi congiunti degli Stati Membri dell’Unione Europea, è stato possibile definire nuovi LMR provvisori (dovrebbero essere rivisti a Giugno del 2025) per il clorato presente negli alimenti, tenendo conto che si tratta di residui che non derivano dall’uso diretto del clorato, ma dalla trasformazione di altri prodotti a base di cloro.

Infatti, gli LMR sono stati definiti in base al principio ALARA: As Low As Reasonable Achievable (tanto basso quanto ragionevolmente ottenibile), attenendosi alle buone norme igieniche e di fabbricazione. Questo approccio prevede l’utilizzo di misure di prevenzione lungo tutta la filiera alimentare per cercare di ridurre al minimo la concentrazione di clorati, pur garantendo la sicurezza microbiologica degli alimenti che arrivano sulle nostre tavole.

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