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Ebbene sì: anche nel Medioevo il periodo di festa andava dalla sera del 24 dicembre al 6 gennaio. Vi stupirà infatti sapere che molte tradizioni moderne le ritroviamo anche in quel periodo, come la convivialità e i lauti pasti, che erano però appannaggio principalmente dei più ricchi.
In questo articolo, facciamo un tuffo nella storia, per scoprire come veniva festeggiato il Natale nel Medioevo e quali erano le usanze maggiormente in voga nel nostro Paese.
Il Natale nel Medioevo: a cavallo tra festività pagane e cristianesimo
Prima di addentrarci alla scoperta delle usanze in voga, è utile avere un po' di contesto storico, perché durante il Medioevo, le festività natalizie univano tradizioni pagane e cristiane.
Nel mese di Dicembre infatti, tra il 17 e il 23, gli antichi romani erano soliti celebrare i Saturnalia, una delle feste più popolari e importanti dell'antica Roma, celebrate in onore di Saturno, il dio dell'agricoltura e della fertilità. Nello stesso periodo (secondo alcune attestazioni, proprio il 25 dicembre) c'era anche la festa del Sol Invictus, che corrispondeva al solstizio d'inverno e celebrava la rinascita del Sole.
La Chiesa sovrappose il Natale a queste celebrazioni, per facilitarne la transizione culturale. Fu infatti Papa Leone I, nel V secolo, a normare i festeggiamenti natalizia, come celebrazione della nascita di Cristo e per contrastare le eresie.
C'è da dire, per concludere questa premessa, che il Natale ha quindi una doppia valenza: mentre i teologi collegavano il Natale alla figura di Cristo, il popolo festeggiava con riti più concreti, legati alla fine dei lavori agricoli e all’arrivo dell’inverno.
Chi festeggiava il Natale e quali erano le usanze
Nel Medioevo le feste ritmavano la vita delle persone, e rappresentavano solitamente un periodo di sospensione dalle attività lavorative. Non era eccezione il Natale, che coincideva con un momento di pausa dalle attività agricole, con l'inizio del rigido inverno. Questo momento di festa era però preceduto dal periodo dell'Avvento, che durante il Medioevo era un periodo di privazione e purificazione spirituale, durante il quale si praticava, almeno in teoria, un periodo di astinenza sessuale e digiuno.
Solitamente, le celebrazioni si svolgevano principalmente nella chiesa locale, che era il cuore della vita comunitaria e delle feste. Ma anche le case e le abitazioni venivano decorate a festa: non era ancora d'uso comune l'albero, ma solitamente si utilizzava il vischio, tradizionale simbolo di vita e speranza, e altre piante sempreverdi.

Il presepe invece ha origini proprio durante il Medioevo: risale alla notte di Natale del 1223, la prima rappresentazione sacra della nascita di Cristo, messa in scena da San Francesco nel paese di Greccio, in provincia di Rieti. A partire dal Quattordicesimo secolo poi, si diffusero le prime rappresentazioni plastiche, che rievocavano l'evento sacro.
Ma per quanto riguarda i regali invece? Era usanza già degli antichi romani, quella di scambiarsi dei doni, in occasione dei Saturnali. Anche durante il Medioevo si continuò la tradizione, con i regali che venivano consegnati in particolare ai bambini, per celebrare il momento della nascita di Gesù.
In generale, il clima nel periodo natalizio era festoso e gaudente: si potevano organizzare sfilate di carri, era abbondante il consumo di birra, vino e sidro.
Il ricco banchetto natalizio
Terminato il periodo di digiuno dell'Avvento, il Natale segnava la fine del digiuno e l'inizio delle feste, che duravano fino al 5 gennaio. Sebbene ci fossero sostanziali differenze in base al ceto sociale, una cosa è certa: anche nel Medioevo, a Natale, si mangiava tanto.
Il mese di dicembre infatti rappresentava la fine del periodo di raccolta, in cui le scorte di cibo erano al massimo e c'era cibo in abbondanza.

I nobili celebravano con banchetti sontuosi nei loro castelli. È difficile stabilire cosa prevedesse esattamente il menù: i ricchi erano abituati a mangiare tanta carne, ma pare che in occasione del Natale si concedessero i tagli più pregiati e pietanze più insolite e raffinate, come il pavone arrosto e vino e birra in grandi quantità. A questi banchetti, potevano essere invitati anche i vassalli e membro del clero minore. Per quanto riguarda i servi della gleba invece, questi potevano rimanere fuori dai castelli, ad attendere che gli venissero donati gli avanzi di cibo, oppure erano invitati dai Signori, cui dovevano portare in dono galline e cibo.
I lavoratori liberi ricevevano in dono dal padrone doni, cibo, bevande e legna da ardere. Questa pratica è poi sfociata, nei Paesi anglosassoni, nella festività del Boxing Day, proprio perché i meno abbienti ricevevano i doni e regali dai loro Signori dentro scatole, box per l'appunto.
Per quanto riguarda i contadini e i ceti più poveri invece, questi festeggiavano con cibi più semplici, accompagnati da birra o sidro.
La festa dei folli e dei Santi Innocenti
Il periodo natalizio, corrispondeva anche ad altre celebrazioni, di origine pagana. Ispirata ai Saturnalia di origine romana, era la Festa dei Folli, che si celebrava il 26-27-28 dicembre in onore di Santo Stefano. La particolarità di questa festività era l'inversione dei ruoli sociali: il clero minore indossava abiti al contrario e organizzava processioni bizzarre, solitamente con un asino al seguito, in onore dell'asino che portò Gesù durante il suo ingresso a Gerusalemme.
Sempre negli stessi giorni, si celebrava, il 28 dicembre, il Giorno dei Santi Innocenti, per commemorare la strage degli innocenti ordinata da Erode. In alcune regioni, i ragazzi del coro conducevano le messe in un simbolico ribaltamento delle gerarchie ecclesiastiche.