Il governo italiano ha stanziato 2,9 milioni di euro per contenere la diffusione del granchio blu, avvistato dal 2022 sulle coste italiane, in particolare in Veneto, Lazio, Emilia-Romagna e Toscana. Di questi animali abbiamo notizie già da una decina d'anni: si tratta di una specie aliena che sta invadendo il Mediterraneo.
Vediamo che animale è Callinectes sapidus e perché minaccia i nostri mari.
Che animale è il granchio blu e da dove proviene?
Esistono due specie conosciute e identificate del granchio blu.
C'è il Callinectes sapidus Rathbun, 1896, conosciuta anche con il nome di granchio blu Atlantico, granchio reale blu o granchio azzurro mentre l'altra, proveniente dall'Oceano Indiano e arrivata in Mediterraneo attraverso il Canale di Suez è Portunus segnis, il granchio blu del Mar Rosso, rinvenuto già nel 2019 nell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie e all’interno del porto di Lampedusa.
Callinectes sapidus – il cui nome latino significa "bella nuotatrice saporita" – proviene dalle aree dell'Atlantico occidentale ed è una specie esotica invasiva nonché potenzialmente pericolosa per la biodiversità. I granchi blu sono comuni nel Golfo del Messico e lungo le coste del Maryland, dove vengono pescati, consumati e commercializzati in grandi quantità. Sono caratterizzati da dimensioni che possono raggiungere anche i 20 cm e una colorazione bluastra che può virare all'arancione sulla punta delle chele negli esemplari femmina.
La specie, sebbene originaria delle acque atlantiche, è ormai attualmente nota in Mediterraneo e in Adriatico e viene spesso avvistata in ambienti di transizione sabbiosi e fangosi dove acqua dolce e salata si incontrano come in prossimità di foci fluviali e lagune costiere (Golfo di Trieste, Marano e Laguna di Venezia, coste dalmate, greche e sicule).
Le cause dell'invasione
Le prime segnalazioni di granchio blu in Mediterraneo risalgono agli anni '50 ma è solo da una decina di anni che ha cominciato a svilupparsi e diffondersi lungo le nostre coste.
È probabile che il granchio reale blu sia arrivato in Mediterraneo perché trasportato con l'acqua di zavorra delle navi (ballast water in inglese), uno tra i casi di invasione più comuni. In casi come questo le larve vengono raccolte oltreoceano assieme a grandi volumi d'acqua necessari per stabilizzare strutturalmente le navi turistiche e commerciali. Il problema di questo metodo è che i mezzi tendono a regolare la quantità d'acqua trasportata durante il tragitto in base al carico, scaricando non solo l'acqua ma anche gli organismi in essa contenuti. C'è sostanzialmente un trasporto di micro e macroorganismi proveniente da zone anche molto distanti che non sono necessariamente rischiosi per l’ambiente ma, nei casi più gravi, possono insediarsi generando importanti effetti anche negativi sull'ecosistema ospite.
Potenziali effetti sull'ecosistema
Gli esemplari di granchio reale blu possono sperimentare forti escursioni di salinità e temperatura, il che li rende animali molto adattabili a nuovi ambienti e in grado di competere con le specie locali.
Questi crostacei hanno inoltre abitudini alimentati onnivore e sono molto voraci: si nutrono di tutto ciò che gli capita a tiro senza troppe distinzioni (tra cui specie bentoniche che vivono sul fondale, piccoli pesci, molluschi, crostacei ma anche vegetali acquatici). Avendo poi delle chele potenti possono anche arrecare danni alle attrezzature da pesca e alla produzione ittica (specialmente di cozze e ostriche).
Ad ogni modo se avvistate un granchio azzurro segnalatene la presenza tempestivamente alle autorità competenti (agenzie come l'Ispra ma anche enti di ricerca locali e nazionali)!
Bibliografia
NOBANIS – Marine invasive species in Nordic waters
Ispra – Il granchio blu alieno Callinectes sapidus in espansione nel Mediterraneo