0 risultati
video suggerito
video suggerito
17 Gennaio 2025
12:00

Cosa sono i “libri verdi velenosi”, dove si trovano e perché possono contenere arsenico

I libri verdi velenosi risalgono all'Ottocento, si trovano in varie parti del mondo e possono contenere arsenico nel pigmento usato per tingere le copertine. Alcuni di essi si trovano anche nelle biblioteche in Italia ma (a meno che non vengano ingeriti!) non sono letali per l’uomo. Il Poison Book Project si occupa di rintracciare questi libri sparsi per il mondo.

282 condivisioni
Cosa sono i “libri verdi velenosi”, dove si trovano e perché possono contenere arsenico
Immagine

I libri verdi velenosi sono tomi rilegati prevalentemente nell'Ottocento e presenti in varie parti del mondo, la cui copertina è tinta con un pigmento che contiene piccole quantità di arsenico. Nel corso del 2024, la Biblioteca Nazionale di Francia e la Biblioteca Universitaria di Strasburgo hanno annunciato il ritiro dagli scaffali di alcuni libri contenenti arsenico nel tessuto con cui è rilegata la copertina. Recentemente, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze ha rinvenuto un volume che potrebbe effettivamente contenere questo veleno: si tratta di una copia di The Uncommercial Traveller di Charles Dickens.

Oltre ai volumi conservati nelle biblioteche, molti altri possono essere in collezioni private e mercatini dell’usato: ma quindi, come riconoscere questi volumi?

Innanzitutto, osservando il colore della copertina, che deve essere di un verde brillante o di un verde pastello, tendente al turchese, perché scolorita. Allo stesso tempo non è certo detto che tutti i libri antichi con copertina verde contengano arsenico: per fugare ogni dubbio occorre ovviamente analizzarli con accurati esami di laboratorio.

Di esaminare, raccogliere e catalogare i libri avvelenati si sta occupando un progetto promosso dall'Università del Delaware, il Poison Book Project: "scopri perché il verde smeraldo è il nostro colore preferito", invita il claim del progetto "ma a un costo".

Cosa sono i libri verdi velenosi e perché veniva utilizzato l’arsenico per le copertine dei volumi

Immagine

Acetato di rame e triossido di arsenico: questa la combinazione che crea l’acetato arsenito di rame – formula chimica Cu(C2H3O2)2·3Cu(AsO2)2 – conosciuto anche come “verde di Schweinfurt”, “verde di Parigi” o “verde di Vienna” ed è proprio il pigmento con cui veniva conferita quella bella colorazione alle copertine di alcuni libri rilegati nel corso dell’Ottocento.

Ma com'è possibile che, in anni in cui già ben si conosceva la tossicità dell’arsenico, questo pigmento nocivo sia stato usato per colorare le copertine dei libri?

L’utilizzo dell’arsenico per creare tonalità di colore era già noto dalla fine del Settecnet, ma a mettere in commercio per la prima volta l’acetato arsenito di rame è stata un’azienda tedesca, la Wilhelm Dye and White Lead Company, con sede proprio nella città di Schweinfurt, nel 1814.

Quel verde non solo era affascinante, ma anche molto economico: nel giro di 50 anni il “verde velenoso” fece infatti il giro del mondo, e venne usato non solo per colorare di un bel verde smeraldo la copertina di libri, ma anche vestiti, carte da parati, e altri oggetti di uso comune.

In quegli stessi anni l’editore inglese William Pickering e il rilegatore Archibald Leighton sviluppano un’innovazione eclatante nel mondo del commercio librario: la realizzazione della copertina in tessuto, ben più economica e resistente di quella in pelle utilizzata fino a quel momento.

Ed così che il pigmento velenoso inizia a colorare le copertine di molti libri in Europa e in America. Ma la fascinazione per il “verde di Schweinfurt” lascia ben presto il passo a una cattiva fama: si inizia infatti a notare che gli oggetti così colorati rilasciavano una polvere che provocava fastidi, pruriti e, in alcuni casi, malesseri ben più gravi. Questo perché l’acetato arsenito di rame si sgretolava e, oltre a perdere colore, veniva inalato e ingerito.

Fu così che, nella seconda metà del secolo, i libri colorati con l’arsenico andarono fuori produzione, ma rimasero comunque sugli scaffali di librerie, biblioteche e case di tutto il mondo.

Come e dove rintracciare i libri con l’arsenico: il Poison Book Project

Anche se l’esistenza di questi libri è nota da tempo, la svolta nello studio e di conseguenza nella conservazione dei “libri velenosi” avviene nel 2019, quando la ricercatrice Melissa Tedone, responsabile del laboratorio per la conservazione del materiale librario presso il Winterthur Museum, Garden & Library nel Delaware (USA), sta lavorando su una rilegatura di epoca vittoriana.

Il volume in questione è Rustic Adornments for Homes of Taste, datato 1857, e la sua copertina è di un bel verde acceso. Tedone si accorge che il colore si stacca con molta facilità dalla superficie: che si tratti forse di un pigmento – che quindi non penetra all’interno del tessuto – e non di un colorante, che invece ha la proprietà di tingere a fondo?

Viene così scoperta e confermata la presenza del pigmento all'arsenico nelle copertine dei libri, e prende il via la ricerca che porta alla fondazione del Poison Book Project, programma di mappatura, catalogazione e conservazione dei libri tinti con questo pigmento velenoso, che porta poi la ricercatrice e il suo team a pubblicare uno specifico articolo in merito.

Alla data del 4 maggio 2024, il database del Poison Book Project, consultabile a questo link, contava 313 libri, stampati a Londra, Parigi, Berlino, Edimburgo, ma anche New York, Philadelphia, Boston e molte altre località.

Libri verdi contenenti arsenico: che effetti possono avere sull’uomo?

I rischi dell’arsenico per l’uomo non sono pochi né banali. In caso di inalazione o contatto anche con piccole quantità, questa sostanza può provocare irritazioni alla pelle o ai tessuti interni, dolore addominale, diarrea, ma anche stordimento e letargia. Solo in caso di avvelenamento consistente si va invece incontro a danni permanenti, insufficienza cardiaca, patologie respiratorie e disfunzioni neurologiche fino anche al decesso.

La buona notizia è che, a meno che non si ingerisca la copertina di uno di questi libri, la pericolosità per l’uomo è minima viste le modeste quantità di arsenico presenti.

Ma un conto è toccare un libro pigmentato con arsenico per pochi attimi o osservarlo da lontano, un altro trascorrere molto tempo maneggiandolo, magari per consultarlo, studiarlo e restaurarlo.

Comprendiamo quindi che bibliotecari, conservatori e ricercatori che si occupano di libri con la copertina velenosa devono stare molto attenti, e maneggiarli indossando dispositivi di sicurezza come appositi guanti, oltre che svolgere la consultazione in un luogo protetto e chiuderli in buste sigillate, come evidenziato da Melissa Tedone in un altro articolo dedicato proprio a come maneggiare i “poison books”.

No, niente intrighi stile Nome della Rosa all’orizzonte, ma intanto la ricerca avanza, e il fascino dei libri avvelenati, insieme alle storie che li circondano, continua a crescere.

Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views