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9 Agosto 2024
19:30

Cosa succede in Venezuela? Proteste e scontri dopo la vittoria elettorale contestata di Maduro

Il 28 luglio 2024 in Venezuela si sono tenute le elezioni presidenziali: dopo l’annuncio della rielezione del Presidente Nicolás Maduro con il 51% dei voti, nel Paese sono scoppiate forti proteste per presunti brogli elettorali. Gli scontri con le forze armate hanno causato più di 1200 arresti e 24 morti e i presidenti di vari Paesi hanno riconosciuto vincitore il leader dell'opposizione.

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Cosa succede in Venezuela? Proteste e scontri dopo la vittoria elettorale contestata di Maduro
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In seguito ai risultati delle elezioni presidenziali venezuelane del 28 luglio 2024 e alla riconferma del Presidente Nicolás Maduro con il 51% dei voti, il Venezuela è piombato nel caos con proteste diffuse e anche violente, scatenate dall'accusa di presunti brogli. Questo ha portato a scontri con le forze armate, a 1200 arresti e purtroppo a 24 morti. Parte della popolazione sta cercando di lasciare il Paese e la comunità internazionale sta invitando il governo a garantire il rispetto del diritto internazionale e gli standard relativi alla libertà di espressione e di riunione. Alcuni Paesi, tra cui gli USA, hanno inoltre riconosciuto come vincitore il candidato dell'opposizione Edmundo González Urrutia. Maduro, d'altro canto, ha bloccato il social network X per almeno 10 giorni, con l'accusa di avere fomentato le proteste, diffondendo fake news.

Il Venezuela vive una forte crisi economica, sociale e politica che si è acuita negli ultimi anni a causa della scarsità di beni di prima necessità, dell’inflazione e della dilagante povertà (il 52% della popolazione si trova in condizioni di povertà estrema). Per questa ragione negli ultimi anni moltissimi venezuelani hanno deciso di abbandonare il proprio Paese per cercare migliori condizioni di vita.

L'antefatto per capire le proteste: il contesto storico venezuelano

Nel 1998 Hugo Chávez, politico e militare, fondatore del Movimento Quinta Repubblica (poi confluito nel Partito Socialista Unito del Venezuela nel 2008) fu eletto Presidente del Venezuela e successivamente rieletto fino al 2012, anno in cui decise di ritirarsi a causa di gravi problemi di salute. Il suo programma politico è stato improntato a incentivare programmi sociali e a una forte nazionalizzazione delle imprese private, in particolare nel settore petrolifero, grande risorsa economica del Paese. Allo stesso tempo Chávez fu duramente criticato per lo stampo autoritario e l’accentramento dei poteri, tra cui anche quello giudiziario. In seguito ad una diagnosi di cancro nel 2012 decise di lasciare il governo, nominando pubblicamente come suo diretto successore Nicolás Maduro.

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L’ex Presidente del Venezuela Hugo Chavez. Credits: Valter Campanato/ABr

Dall’aprile 2013 il Venezuela è governato proprio da Maduro: ex autista della metropolitana di Caracas, iniziò la carriera politica come sindacalista per poi entrare nel partito Movimento Quinta Repubblica di Hugo Chávez alla fine degli anni ‘90, poco prima dell’elezione di Chávez come Presidente del Venezuela. Nel 1999 Maduro fu eletto deputato all'Assemblea nazionale e nel 2005 venne nominato Presidente del Parlamento. In seguito, è stato Ministro degli esteri dal 2006 al gennaio 2013 e vicepresidente del Venezuela dall'ottobre 2012 al 5 marzo 2013.

Maduro ha iniziato a governare il Paese nel 2013 durante un momento economicamente molto complesso, in seguito alla crisi finanziaria mondiale del 2012. In tale frangente il prezzo del petrolio è crollato e il Paese è entrato in un periodo di iperinflazione che ha portato a un aumento drastico della povertà. Criticato fortemente per l'autoritarismo e la repressione del dissenso, documentato anche da organizzazioni internazionali come Amnesty International, Nicolás Maduro ha sempre definito la sua politica anti-imperalista, soprattutto nei confronti degli Stati Uniti, con cui sin dall'epoca di Hugo Chàvez le relazioni bilaterali sono sempre state tese.

Ricordiamo che il Venezuela è anche sottoposto a sanzioni internazionali da parte degli Stati Uniti, in particolare nel settore del gas e del petrolio e motivate dall'autoritarismo del governo venezuelano. Queste sanzioni hanno contribuito e contribuiscono tuttora alle condizioni di crisi socio-economica nel Paese. Erano state allentate nell'aprile 2024, per un periodo di 6 mesi, in seguito a un accordo firmato alle Barbados tra Maduro e le opposizioni politiche per indire libere elezioni nel Paese, ma dopo la repressione messa in atto recentemente dal governo sono state ripristinate.

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Il presidente venezuelano Nicolás Maduro. Fonte: Kremlin.ru

Le elezioni presidenziali venezuelane del 28 luglio 2024

Lo scorso 28 luglio si sono tenute le elezioni per nominare il nuovo Presidente e, in base ai sondaggi elettorali svolti prima delle elezioni, il candidato dell'opposizione Edmundo González Urrutia risultava in vantaggio con una preferenza di circa il 73% dei voti. Edmundo Gonzalez Urrutia è un ex diplomatico in pensione, parte della coalizione di opposizione Piattaforma unitaria, di stampo liberaldemocratico. Nel suo programma elettorale aveva espresso la volontà di dialogo e riconciliazione nazionale e la volontà di implementare riforme per attrarre investimenti stranieri nel Paese.

Nonostante i sondaggi lo dessero per vincitore, le elezioni hanno visto la riconferma del presidente uscente Nicolàs Maduro, con una preferenza del 51% dei voti. Questa vittoria è stata immediatamente contestata dall’opposizione, che ha accusato il neo Presidente di brogli elettorali. Questo ha generato forti proteste anche nella società civile che si è mobilitata protestando contro gli esiti del voto. Si stima che dal 28 luglio ad oggi si siano verificati più di 1200 arresti e circa 24 morti negli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Durante gli scontri, alcuni manifestanti della città di Coro, a 450 km da Caracas, hanno abbattuto la statua di Hugo Chàvez, scena diventata immediatamente virale sui social network per il forte valore simbolico che questo gesto rappresenta.

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I risultati delle elezioni presidenziali pubblicati da Comando con Venezuela, che gestisce la campagna del candidato di opposizione Edmundo Gonzàlez Urrutia

La situazione attuale in Venezuela

In seguito al caos in cui è piombato il Venezuela, sono stati numerosi i Paesi e le istituzioni internazionali che hanno invitato il governo alla verifica dei voti e al riconteggio in presenza di osservatori internazionali indipendenti. In particolare l’ONU, l’Unione Europea e nove Paesi sudamericani: Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana e Uruguay hanno invitato alla massima trasparenza nel riconteggio dei voti. Inoltre alcuni di questi Paesi – Panama, Argentina, Costa Rica, Ecuador, Perù e Uruguay – insieme agli Stati Uniti al mo mento attuale hanno riconosciuto come vincitore Urrutia.

Il CNE (Consejo Nacional Electoral) ha depositato i registri elettorali al tribunale supremo di giustizia che ha deciso di predisporre un’indagine per la verifica dei risultati. Secondo l’opposizione, il candidato Edmundo Gonzalez Urrutia, avrebbe ricevuto più di 7,3 milioni di voti contro i 3,3 milioni di Maduro. Nel frattempo, il Presidente Maduro ieri ha annunciato lo stop di dieci giorni della piattaforma X (ex Twitter) nel Paese, dichiarando che il suo fondatore Elon Musk incita all’odio e che attraverso X si sta realizzando un "colpo di stato ciber" alimentando un clima d'odio all’interno della popolazione.

Ha inoltre richiesto alla Conatel, ossia l’agenzia statale venezuelana che regolamenta e gestisce le telecomunicazioni, di decidere le sanzioni amministrative e le misure da adottare in merito alla piattaforma X. Il clima resta teso e numerosi governi latinoamericani anche politicamente vicini a Maduro, come il presidente cileno Gabriel Boric e il brasiliano Ignacio Lula da Silva, hanno sottolineato la necessità di pubblicare i registri elettorali ufficiali e di conteggiare in modo trasparente i voti, interrompendo qualsiasi tipo di violazione dei diritti umani sulla popolazione.

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