Sono le 4 del mattino italiane del 15 dicembre. Gli astronauti russi Dmitry Petelin e Sergey Prokopiev si trovano nell'airlock della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Si stanno preparando per compiere un'attività extraveicolare programmata, in cui avrebbero dovuto mettere a punto il braccio robotico europeo della stazione spaziale. All'improvviso, però, i due cosmonauti notano qualcosa di strano. Qualcosa che sicuramente non avrebbero voluto vedere.
La capsula russa Soyuz MS-22, con cui a settembre i due cosmonauti sono arrivati alla ISS insieme all'americano Francisco Rubio, stava perdendo copiosamente liquido refrigerante nello spazio. L'attività extraveicolare è naturalmente saltata e sono cominciati i lavori di ispezione per capire la causa del danno e la sua gravità. Ricostruiamo quello che per ora sappiamo per certo di una situazione assolutamente inedita negli oltre vent'anni di storia della Stazione Spaziale Internazionale.
La perdita di gas refrigerante dalla Soyuz
Prima che Petelin e Prokopiev si accorgessero della perdita, la navicella aveva inviato un allarme ai centri di controllo a Mosca e negli USA. L'allarme era dovuto a una pressione eccessivamente bassa nel circuito di raffreddamento della navicella. La perdita è terminata verso le 8 del mattino: si ritiene che la capsula abbia perso tutto il refrigerante. La NASA ha dichiarato che la perdita non ha comportato alcun rischio per l'equipaggio della ISS: nessun astronauta è stato esposto al refrigerante e le operazioni nel nostro avamposto orbitale sono proseguite come da tabella di marcia.
Non appena la perdita è terminata, il braccio robotico europeo su cui Petelin e Prokopiev avrebbero dovuto lavorare durante la loro attività extraveicolare è stato esteso per ispezionare la perdita e produrre immagini da inviare a terra per un'analisi preliminare. Il 18 dicembre è stato attivato anche il braccio robotico canadese, Canadarm. I dati relativi a quest'ultima ispezione avrebbero individuato un buco di 0,8 mm che potrebbe essere la sede del danno.
Secondo un comunicato dell'agenzia spaziale russa Roscosmos, la temperatura interna della navicella al momento non supera i 30 °C nonostante il danno al sistema di raffreddamento, e non è mai andata oltre i 40 °C . Sono valori oltre la norma, ma comunque entro limiti accettabili. Questo significa che la capsula è ancora tecnicamente operativa.
Le analisi compiute finora non hanno evidenziato altri malfunzionamenti della navicella oltre alla perdita.
Le cause più probabili
Stando a un comunicato diffuso dall'agenzia di stampa russa TASS, la causa più probabile per il danno potrebbe essere un micrometeoroide che ha impattato la navicella in un punto in cui questa è priva di protezione, causando la rottura di un tubo nel sistema di raffreddamento della capsula. Il micrometeoroide in questione potrebbe appartenere allo sciame meteorico delle Geminidi, il cui picco cade proprio tra il 13 e il 14 dicembre. Un'ipotesi alternativa potrebbe essere un piccolo detrito artificiale, ovvero un pezzettino di space junk (“spazzatura spaziale”).
Queste ipotesi potranno essere confermate una volta che si avranno immagini dettagliate dell'impatto. Confrontando le immagini con opportune simulazioni si potrà risalire alla causa effettiva.
Perché questa situazione è grave
Il problema non si limita alla sola navicella Soyuz, ma si estende a tutta la Stazione Spaziale Internazionale e al suo equipaggio, presente e futuro. Secondo i piani, infatti, la Soyuz MS-22 dovrebbe riportare a terra Petelin, Prokopiev e Rubio il 28 marzo 2023. Il problema è che, anche una volta individuata la causa della perdita e la portata del danno, la capsula potrebbe non essere in grado di compiere in sicurezza il viaggio verso la Terra. Si pone quindi il problema di come i tre astronauti torneranno a casa.
C'è un altro problema, però, non meno grave. Le capsule attraccate alla ISS non sono lì per bellezza, ma fungono da vere e proprie scialuppe di salvataggio nel caso in cui per i motivi più disparati ci sia bisogno di evacuare la Stazione Spaziale Internazionale. Con MS-22 fuori uso, però, al momento non ci sono abbastanza capsule attraccate alla ISS per trasportare tutti gli astronauti fuori dalla stazione in caso di pericolo o di necessità. Al momento non c'è alcun bisogno di un'evacuazione di emergenza, ma se tale bisogno dovesse presentarsi nelle prossime settimane sarebbe naturalmente un vero problema.
Come si potrebbe risolvere il problema
Se dalle analisi dovesse risultare che MS-22 non fosse idonea per il viaggio di ritorno degli astronauti (situazione che al momento rappresenta lo scenario peggiore), un'opzione potrebbe essere inviare dalla Terra un'altra Soyuz alla ISS. Roscosmos ha a disposizione la navicella Soyuz MS-23, che a marzo avrebbe dovuto arrivare alla stazione spaziale con a bordo altri tre astronauti. La navicella non ha ancora compiuto tutti i test necessari prima di effettuare il lancio e il viaggio alla ISS, ma secondo Roscosmos potrebbe essere pronta in non meno di 45 giorni.
Questa navicella potrebbe viaggiare senza equipaggio e attraccare alla stazione spaziale in maniera completamente automatica, ma per questioni di sicurezza si sta valutando di inviare almeno una persona a bordo della capsula in modo che non avvengano errori in fase di attracco. Questo però scompiglierebbe la rotazione degli equipaggi nella stazione spaziale: inviando in orbita MS-23 anzitempo, infatti, occorrerebbe trovare un mezzo alternativo per far arrivare nella ISS gli astronauti del prossimo equipaggio.
Al momento Roscosmos e NASA stanno lavorando a stretto contatto per esaminare la situazione e trovare la soluzione migliore. È già stata messa in piedi una commissione speciale che nei prossimi giorni (entro fine dicembre) ascolterà i risultati dei gruppi di lavoro che attualmente sono all'opera e delineerà il piano di azione per i prossimi mesi.