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A Guardamar del Segura, in provincia di Alicante, alcune spiagge sono state chiuse ai bagnanti a causa della presenza del drago blu (Glaucus atlanticus): si tratta di un mollusco di colore blu di piccole dimensioni (2/3 cm) e galleggia sulla superficie del mare a pancia in su, così da camuffarsi meglio. È potenzialmente pericoloso per l'uomo, a causa del veleno e delle sostanze urticanti che è in grado di immagazzinare dalle sue prede (come le meduse), per poi rilasciarlo in caso di contatto.
Come il nome scientifico suggerisce, il suo habitat naturale è l'Oceano Atlantico, soprattutto nelle acque tropicali, anche se la sua presenza nel Mediterraneo era già stata documentata nei primi anni del 1700, probabilmente trasportato dalle correnti oceaniche attraverso lo stretto di Gibilterra. Vediamo quindi le caratteristiche di questo mollusco e perché è così pericoloso per l'uomo.
Le caratteristiche del drago blu e come riconoscere questo mollusco
Il drago blu (Glaucus atlanticus) è un mollusco appartenente alla famiglia Glaucidae: una delle caratteristiche più distintive di questo animale, lungo appena 2/3 cm, è la sua capacità di galleggiare sulla superficie dell'acqua a pancia in su. Quello che vediamo in superficie, infatti, è il suo ventre blu, che lo rende meno visibile ai predatori dall'alto, mentre le striature grigie gli permettono di mimetizzarsi meglio con i riflessi della luce solare per chi lo osserva dalle profondità del mare.

In particolare, quello che gli permette di galleggiare è la presenza di una piccola sacca d’aria nel suo stomaco, che una volta piena d'aria lo mantiene in posizione orizzontale, così da farsi trasportare dalle correnti marine.
Come altri molluschi, si tratta di un animale ermafrodita, ovvero che possiede sia gli organi riproduttivi maschili che quelli femminili: durante la fase di accoppiamento la fecondazione è reciproca e il drago blu è in grado di deporre tra le 10 e le 30 uova, che in alcuni casi attacca anche alle prede.
La sua pericolosità per l'uomo deriva dalla sua alimentazione e dal meccanismo di protezione che ha sviluppato: il drago blu, infatti, si ciba principalmente di meduse e cnidari (come la caravella portoghese) ed è in grado di immagazzinare le sostanze urticanti prodotte dalle sue prede nei suoi “tentacoli”, all'interno di alcune strutture chiamate “cnidosacchi”. Di conseguenza, è possibile che una volta toccati i draghi blu rilascino contemporaneamente tutti i veleni e le sostanze immagazzinate, che in rarissimi casi possono portare alla morte.

Dove vive il Glaucus atlanticus: la presenza nel Mediterraneo
Come il nome scientifico suggerisce, il Glaucus atlanticus vive principalmente nell'Oceano Atlantico, in particolare nelle acque tropicali, anche se la sua presenza è stata segnalata anche in Madagascar, in Sudafrica, così come nell'Oceano Indiano e nel Mar Mediterraneo. Nel Mare Nostrum, infatti, alcuni esemplari erano stati avvistati già nel 1700, probabilmente trasportato dalle correnti oceaniche attraverso lo stretto di Gibilterra, quando il ricercatore tedesco Johann Philipp Breyne lo descrisse dopo averlo ritrovato al largo di Ibiza.
Gli avvistamenti più recenti, invece, sono avvenuti tra il 2021 e il 2023, quando fu segnalata la presenza di alcuni esemplari di drago blu lungo le coste orientali della Spagna (soprattutto a Orihuela, Torrevieja e Guardamar, tutte località in provincia di Alicante) e nell'isola di Maiorca, dove le ultime segnalazioni risalivano a circa 300 anni fa e in alto mare.
Il drago blu è velenoso per l’uomo: rischi e rimedi
Il veleno del drago blu, quindi, è un potenzialmente pericoloso per l'uomo: come già accennato, questo animale è in grado di raccogliere il veleno e le sostanze urticanti prodotte dalle sue prede (come le meduse), per poi rilasciarle come meccanismo di difesa nel momento in cui si sente minacciato.
Il contatto con questo animale, quindi, può causare delle eruzioni cutanee piuttosto dolorose e, in alcuni casi, anche sintomi più gravi come nausea e vomito. Trattandosi di un veleno termolabile, come quello delle tracine, un rimedio possibile è quello di immergere le parti del corpo entrate in contatto con il drago blu all'interno di acqua calda (almeno 50 °C), in modo tale che il calore scomponga la struttura proteica della tossina, riducendo così l'intensità e la durata del dolore.
Solo nei casi più estremi, il contatto con un drago blu può arrivare a causare la morte. In ogni caso, il drago blu rilascia il veleno solo nei casi in cui si senta minacciato: proprio per questo, è importante evitare di toccarlo.
Bisogna comunque ricordare che si tratta di molluschi piuttosto rari nel Mediterraneo: tuttavia, l'aumento delle temperature delle acque del mare sta di fatto favorendo la migrazione di questa specie verso le nostre zone, con la conseguente tropicalizzazione del Mediterraneo. In ogni caso, il suo habitat naturale è il mare aperto: ecco perché la sua presenza vicino alle coste ne provoca facilmente la morte, con la conseguente rimozione del divieto di balneazione nel giro di poche ore.