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7 Agosto 2025
6:00

È possibile realizzare un edificio fatto di nebbia? Sì, ecco com’era il Blur Building in Svizzera

Progettato dallo studio Diller Scofidio + Renfro, il Blur Building è stato il primo padiglione al mondo costruito con la nebbia: una nuvola sospesa sul lago di Neuchâtel, a Yverdon-les-Bains, per la Swiss National Exposition del 2002.

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È possibile realizzare un edificio fatto di nebbia? Sì, ecco com’era il Blur Building in Svizzera
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Nel 2002, sulle acque del lago di Neuchâtel, in Svizzera, è comparso un edificio apparentemente privo di massa e superficie. Si trattava del Blur Building, uno dei padiglioni temporanei dell'Expo.02, la sesta Esposizione Nazionale Svizzera tenutasi a Yverdon-les-Bains, realizzato utilizzando un materiale impalpabile, per non dire "immateriale". L'aspetto, infatti, era quello di una piattaforma sospesa sopra il lago, avvolta da una nuvola fitta e mutevole. Progettato dagli architetti newyorkesi Elizabteh Diller e Ricardo Scofidio (Diller Scofidio + Renfro), l’edificio temporaneo è entrato nei Guinness World Records come la prima architettura costruita prevalentemente con nebbia artificiale. In un’epoca dominata dall’alta definizione e dalla sovrasaturazione di media visivi nelle esposizioni, il Blur Building si proponeva come un’installazione immersiva a "bassa definizione", un esperimento di de-enfasi su scala ambientale che metteva in discussione la centralità della vista (e la dipendenza da essa), invitando i visitatori a percepire lo spazio con gli altri sensi, senza di conseguenza affidarsi a simulazioni digitali.

Il Blur Building, un edificio fatto di aria e acqua

L’acqua dolce, pompata direttamente dal lago, veniva filtrata e nebulizzata a una pressione di circa 80 bar attraverso 35.000 ugelli in acciaio da 120 micron di diametro. Le gocce, finissime (tra i 4 e i 10 micron) e abbastanza leggere da restare sospese nell’aria, generavano un banco di nebbia in continua trasformazione, che avvolgeva l’ampia piattaforma calpestabile del padiglione. Larga 90 metri, profonda 60 e alta 23, la struttura del Blur Building era stata progettata secondo il principio della tensegrità, ovvero l’equilibrio tra profili metallici compressi e una rete di cavi tesi: una concezione che, oltre ad abbracciare l’estetica a scheletro tipica delle strutture leggere, permetteva alla piattaforma di autosostenersi poggiando su soli quattro piloni, fissati sul fondale del lago.

Il comportamento della nebbia, che poteva letteralmente attraversare e permeare il padiglione, variava in base alle condizioni atmosferiche: con vento forte, il bordo anteriore della struttura veniva svelato e si formavano lunghe scie; alta umidità e temperature elevate ne favorivano l’espansione verso l’esterno; in presenza di umidità alta e temperature più basse, la nebbia si abbassava sul lago e si espandeva orizzontalmente. In condizioni di bassa umidità e alte temperature, prevaleva invece l’effetto evaporante, mentre quando l’aria era più fredda dell’acqua, si creava una corrente convettiva che sollevava la nebbia verso l’alto. Un sistema di sensori era tuttavia in grado di monitorare in tempo reale temperatura, umidità e vento, adattando la pressione dell’acqua erogata dagli ugelli in diverse zone della struttura, mantenendo la nuvola stabile. Si trattava di una forma primitiva di intelligenza artificiale, capace di apprendere e rispondere dinamicamente in base ai dati acquisiti sul campo.

L'esperienza dell'attraversamento tra la nebbia

Il padiglione si raggiungeva percorrendo due passerelle metalliche prefabbricate che collegavano la riva del lago di Neuchâtel alla piattaforma. Una volta varcata la soglia del Blur Building, ogni riferimento visivo svaniva: il visitatore si immergeva in una sorta di white-out ottico, avvolto dal rumore bianco prodotto dagli ugelli. L’effetto era al tempo stesso disorientante e affascinante, amplificato dal tappeto sonoro curato dall’artista svizzero Christian Marclay, che accompagnava il movimento della nebbia con sottili interventi acustici. All’interno, nessun percorso prestabilito, nessuna barriera: i visitatori potevano vagare liberamente sulla nuvola, seguendo il proprio ritmo e le proprie percezioni. Una scala conduceva al livello superiore, l’Angel Deck, che affiorava al di sopra della nebbia aprendo un varco nel cielo; mentre al di sotto della piattaforma si trovava il Water Bar, che offriva una selezione di acque in bottiglia provenienti da tutto il mondo: sorgive, artesiane, minerali, frizzanti, distillate. Poiché l’acqua era il materiale principale con cui il Blur Building era stato costruito, era come se il pubblico fosse invitato a "bere l’edificio". Subito dopo l’apertura, fu celebrato con una tavoletta di cioccolato souvenir, un omaggio tutto svizzero che aggiungeva un nota ironica alla narrazione: il pubblico poteva, simbolicamente, anche "mangiare l’edificio".

Un’architettura effimera, un ricordo che permane

L’Expo.02 si svolse al confine tra la Svizzera francese e quella tedesca, nella Regione dei Tre Laghi, coinvolgendo le città di Biel/Bienne, Murten/Morat, Neuchâtel e Yverdon-les-Bains. I quattro centri espositivi permanenti, situati sulle rive dei laghi, prendevano il nome di Arteplages. Oltre al Blur Building progettato da Diller Scofidio + Renfro, stesso studio che anni dopo firmerà il celebre parco lineare High Line di New York, tra i padiglioni simbolo delle "spiagge dell'arte" spiccavano il Monolithe di Jean Nouvel a Murten/Morat, le torri metalliche del Forum di Coop Himmelb(l)au a Biel/Bienne e i Galets (i tre ciottoli) di Multipack a Neuchâtel.

Nonostante l’interesse della città di Yverdon-les-Bains nel trasformare il Blur Building in un museo permanente dedicato alla fantascienza, il padiglione fu smontato sei mesi dopo la chiusura dell’esposizione. L’acciaio fu riciclato per dare forma a nuovi profili strutturali, la nebbia si dissolse nell’aria, ma la sua eredità è decisamente ancora viva. Ed è quella di un progetto che ha superato i confini convenzionali dell’architettura già all'inizio del nuovo millennio, dimostrando che anche ciò che è informe, effimero e impalpabile può trasformarsi in qualcosa di tangibile, tra spazio , significato e immaginario.

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