Negli ultimi mesi l'acqua di diversi fiumi artici – soprattutto in Alaska – stanno gradualmente diventando arancioni a causa del cambiamento climatico. Secondo quanto riportato dagli scienziati del National Park, infatti, questo fenomeno è legato alla progressiva scomparsa del permafrost, cioè quello strato di suolo che normalmente resta congelato perennemente. Esistono due ipotesi per spiegare la dinamica di questo fenomeno. Secondo una prima interpretazione, la progressiva diminuzione ha esposto minerali ricchi in ferro che si stanno progressivamente alterando a causa dei fenomeni atmosferici e del passaggio di acqua: la dispersione di minuscole particelle contenenti ferro darebbe quindi alle acque un colore arancione. Un'altra ipotesi prende invece in considerazione il ruolo dei batteri: la fusione del permafrost consentirebbe ai microorganismi di reagire con il ferro rendendolo solubile in acqua.
Come è facile intuire, questo cambio di colorazione non è solo un fattore estetico ma cambia in modo importante anche le caratteristiche chimico-fisiche delle acque. Questo è confermato anche dall'USGS, la società geologica statunitense, che dopo aver analizzato alcuni campioni ha osservato alte concentrazioni di ferro, poco ossigeno disciolto e acque più torbide e acide (si sono misurati pH di 6,4), andando quindi a deteriorare l'habitat di pesci e invertebrati che vivono in queste aree. Inoltre, la quantità misurata di metalli e altre impurità disciolte nell'acqua di questi fiumi è elevatissima, inficiandone così la potabilità.
Complessivamente sono stati individuati 30 fiumi che presentano questa particolare tinta arancione. Ecco una mappa con le zone più soggette al fenomeno nell'Alaska settentrionale:
Al momento la grande domanda alla quale ancora non sappiamo rispondere è se questo fenomeno sarà solo temporaneo oppure se è il suo effetto è da considerare permanente.