Un gruppo di ricercatori dell'University College London ha realizzato quelli che sono stati soprannominati "gli spaghetti più sottili al mondo". Questi nanospaghetti sono molto più sottili della tipica pasta sarda su filindeu (fili di Dio), ma non possono essere mangiati – anche perché basterebbe meno di un secondo per cuocerli nell'acqua bollente. I nanospaghetti ottenuti sono organizzati in una rete porosa, dove il diametro medio è di circa 372 nanometri (milionesimi di millimetro) e sono realizzati con farina e acido formico. Non sono commestibili ma sono biocompatibili e hanno possibili applicazioni in campo medico.
Come si fabbricano i nanospaghetti?
La fabbricazione di questi minuscoli “fili di amido” inizia con un ingrediente molto comune: la farina. Questa viene disciolta in acido formico (CH2O2) caldo per ottenere una soluzione densa e viscosa. L’acido non si limita a sciogliere la farina, ma agisce chimicamente sulle sue componenti, rompendo le molecole di amido e modificandone la struttura per renderle più flessibili. La soluzione viene poi sottoposta a una tecnica chiamata elettrospinning: questo processo utilizza un campo elettrico per estrudere la soluzione verso un substrato, dove si formano fibre sottilissime che si intrecciano formando una matassa porosa.
Una volta asciugate, le fibre assumono una forma stabile e sono pronte per essere utilizzate. Il risultato è un materiale incredibilmente sottile – con un diametro medio di circa 372 nanometri – ma anche resistente, biodegradabile ed ecologico.
A cosa servono i nanospaghetti?
Le applicazioni dei nanospaghetti sono principalmente nel campo della biomedicina, infatti la loro struttura sottile e porosa li rende ideali per creare bendaggi avanzati che favoriscono la guarigione delle ferite, oppure per trasportare farmaci in modo mirato. Inoltre, possono essere utilizzati come "impalcature" per la rigenerazione ossea, offrendo supporto alle cellule durante il processo di crescita.
Anche in ambito tecnologico i nanospaghetti hanno un grande potenziale. La loro resistenza e conduttività li rendono perfetti per essere impiegati in dispositivi elettronici, come elettrodi di supercondensatori. Grazie alla loro capacità di filtrare particelle microscopiche, possono essere usati anche in sistemi di filtrazione avanzati. La biodegradabilità e la base naturale del materiale li rendono una scelta sostenibile per sostituire materiali sintetici, riducendo l’impatto ambientale in settori come l’elettronica o la produzione industriale.
Nanospaghetti di farina vs. nanospaghetti di amido: cosa cambia?
In studi precendenti, i fili di amido venivano prodotti a partire dalla purificaizone dell'amido stesso tramite processi chimici complessi e con agenti chimici inquinanti. Per evitare l'utilizzo di tali agenti chimici, è stato scelto di seguire un metodo di fabbricazione più "classico", partendo proprio dalla farina comune. A differenza dell'amido, la farina contiene anche proteine e altri composti che complicano il processo di lavorazione. Questa complessità, però, si traduce in vantaggi significativi: il glutine presente nella farina rende i nanospaghetti più resistenti e flessibili, mentre l’utilizzo di un materiale grezzo come la farina li rende più economici e sostenibili.