
Nel 2018 il vulcano Kilauea, nell'arcipelago vulcanico delle Hawaii (formato da uno dei principali punti caldi del pianeta), ha dato vita a una serie di 12 eruzioni molti particolari, le più recenti per questo vulcano. Queste eruzioni hanno cambiato la percezione degli scienziati rispetto alle eruzioni vulcaniche tipiche delle Hawaii, chiamate appunto “hawaiane”. Ciò che le rende così speciali è il meccanismo di innesco, che potrebbe essere diverso da tutti quelli riscontrati in precedenza per questo vulcano. Lo studio, realizzato da un team di ricercatori statunitensi supervisionati dall'USGS, è stato poi pubblicato sulla rivista Nature Geoscience il 27 maggio 2024.
Tutto è nato dall'analisi di 12 eventi eruttivi del Kilauea in 10 giorni durante maggio 2018. In quell'occasione ci fu un terremoto di magnitudo 5.0 e l'unione tra il sisma ed eruzione causò il trasferimento di circa 1700 persone per diversi mesi. A quel punto si decise di analizzare il meccanismo eruttivo e ci si rese conto di essere di fronte a qualcosa di nuovo: normalmente infatti i meccanismi eruttivi del vulcano coinvolgono la risalita del magma, eventi freatomagmatici (cioè interazione tra magma e vapore/acqua) o una combinazione delle due cose.
"Queste eruzioni sono piuttosto interessanti in quanto non sembrano coinvolgere nessuno dei due meccanismi" ha affermato il principale ricercatore e dunque lui e il suo team hanno deciso di approfondire.
Dopo diverse analisi hanno ipotizzato la presenza di un meccanismo paragonabile a un "razzo giocattolo": in quel caso per far decollare il finto razzo è necessario premere una sacca d'aria che, tramite un tubicino, gli permette di decollare. Analogamente, il crollo parziale della caldera nel cratere a causa del terremoto ne avrebbe causato un rapido aumento della pressione interna, dando il via a fenomeni eruttivi con pennacchi di roccia fusa e gas. In termini numerici, questo meccanismo avrebbe permesso di eruttare 3000 metri cubi di materiale vulcanico al secondo: si tratta di un volume superiore a quello di una piscina olimpionica!
Attenzione: si tratta di un meccanismo non ancora confermato e, fino a che non verranno eseguiti nuovi test, resterà un'ipotesi molto verosimile ma non certa.