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3 Giugno 2024
14:53

I ragni acquatici esistono: respirano sott’acqua e sono ingegneri subacquei provetti

Vivono sulle spiagge, nei ruscelli, all’interno di conchiglie o nelle bolle d’aria. Stiamo parlando dei ragni acquatici. Possono creare nidi idrorepellenti con la loro speciale seta, oppure sfruttare strutture preesistenti per ripararsi.

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I ragni acquatici esistono: respirano sott’acqua e sono ingegneri subacquei provetti
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Credits: Baupi, CC BY–SA 3.0, via Wikimedia Commons.

Da quando sono comparsi, i ragni hanno avuto una radiazione e una diffusione in quasi tutto il mondo. Vivono principalmente in ambiente subaereo ma sono creature così adattabili che alcune specie “impavide” hanno trovato modi ingegnosi di abitare anche l’ambiente acquatico. Particolarmente noto è il “ragno palombaro” (Argyroneta aquatica), ma sono molte le specie che frequentano gli ambienti acquatici: Desis marina, Marpissa marina, Diplocanthopoda marina e così via.

L'evoluzione dei ragni acquatici: quali sono e dove si trovano

Pima di affrontare l’argomento caso per caso, facciamo una premessa: studiare gli animali non è una cosa semplice, tanto meno quelli estremamente piccoli e veloci, corridori o salterini. Ci possono volere anni e anni di ricerca per riuscire ad ottenere dei risultati in quantità sufficiente per realizzare uno studio ecologico, etologico o di varia natura. Non dimentichiamoci inoltre che esistono circa 48.000 specie di ragni e che riconoscerli non è cosa da poco! Perché specifichiamo questo aspetto? Perché chissà quante specie ignote esistono e su quali strani adattamenti avranno fatto leva!

Il gruppo dei ragni si è presumibilmente evoluto qualcosa come 400 milioni di anni fa da creature acquatiche che avevano lasciato quell’ambiente poco prima. Non è insolito trovare nell’evoluzione dei casi di “ritorno all’acqua” (vedi il caso dei cetacei) ma non è ancora ben chiaro cosa possa indurre animali terrestri di successo come i ragni (se vogliamo, anche piuttosto ben adattati a colonizzare nicchie ad ampio spettro) a vivere in habitat acquatici.

Dai dati attualmente in nostro possesso sappiamo che sono decine e decine le specie di ragni che trascorrono almeno una parte della propria vita in acqua o nelle sue prossimità e che di tutte le specie descritte, solo alcune sono completamente marine, meno dello 0,3%. Il motivo per cui abbiano fatto ritorno all’acqua, però, non è ancora ben chiaro, né quando sia avvenuto questo evento. A oggi sembrano essere almeno 21 le famiglie tassonomiche che includono specie semiacquatiche, suggerendo che l'avvicinamento all’acqua e lo sviluppo di “preferenze acquatiche” debba essersi verificato più volte nel corso di eventi evolutivi distinti.
Forse c’è stata una forte attrazione sul fronte dell’alimentazione o una necessità di trovare riparo dalle condizioni ambientali tipicamente terricole. Fatto sta che, volente o nolente, si è andati incontro a delle sfide non da poco e gli adattamenti che ne conseguono sono strabilianti.

Il vero grande problema dei ragni è stato trovare un modo per respirare sott’acqua e mantenersi asciutti, e l’hanno risolto applicando delle strategie di tutto rispetto.

Come i ragni respirano sott'acqua: le bolle d'aria e le zampe per nuotare

Respirare è necessario: se l’acqua inonda il sistema di circolazione dell’aria, il ragno andrà incontro alla morte. Dato che dipendono così tanto dall'aria, quando sommersi i ragni sono pressoché limitati nel fare qualsiasi altra cosa, essendo intenti a resistere. E non è l’unico problema: esistono molti altri animali ben più adattati e performanti dei ragni “novellini del nuoto”, con cui devono competere (per esempio i crostacei).

Per risolvere il problema della respirazione alcuni ragni acquatici possono intrappolare bolle d’aria grazie ai peli che ricoprono il loro corpo, o crearsi delle bolle d’aria di riserva con cui resistere sott’acqua per giorni o perfino settimane. Ne è un esempio la specie Argyroneta aquatica conosciuta anche come ragno palombaro.
Ma quando l’ossigeno scarseggia subentra un ulteriore problema che in alcuni casi è stato superato con maestria. I mitocondri di alcuni ragni acquatici (quegli organelli all’interno delle cellule che si occupano di effettuare la respirazione cellulare e produrre energia) sono andati incontro a mutazioni genetiche che hanno favorito la resistenza in ambienti poco ossigenati.

Nuotare con tanti o pochi arti può fare la differenza in molti casi. Non saranno super idrodinamici vista la loro silhouette, ma avendo 8 zampe i ragni possono facilmente “remare” e distribuire bene il peso del proprio corpo per scivolare sul pelo dell’acqua.

Come i ragni subacquei sfruttano nidi protettivi preesistenti

Con la seta i ragni fanno quasi qualsiasi cosa, compreso crearsi dei nidi dove nascondersi quando la marea è alta o ripararsi quando la loro casa viene sommersa. La specie Desis marina, endemica della Nuova Zelanda e della Nuova Caledonia, crea con la seta una “casetta” piena d’aria nei punti dove le alghe si attaccano alle rocce affioranti o utilizza conchiglie vuote per ripararsi un po’ come fanno i paguri.

Accade qualcosa di simile anche nelle specie Marpissa marina e Diplocanthopoda marina che costruiscono un nido di seta nelle fessure tra le rocce nella zona intertidale, sfruttando strutture naturali preesistenti.
Altri ragni, invece, si rintanano sotto la sabbia e rinforzano il proprio nido con un’intelaiatura di seta.

Respingere l'acqua: la seta e lo scheletro esterno sono idrorepellenti

La seta dei ragni acquatici sembra essere diversa rispetto a quella dei ragni terricoli, più idrorepellente. Da un recente studio è emerso che in alcune specie acquatiche le ghiandole della seta e i relativi geni coinvolti nella produzione di spidroine – le principali proteine che costituiscono questa fibra – siano legati alla sintesi di aminoacidi idrofobi (glicina e valina).
Un altro importante fattore riguarda invece lo scheletro esterno ceroso e idrorepellente, spesso ricoperto di peli che intrappolano facilmente le bolle d'aria.

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Nicole Pillepich
Divulgatrice
Credo non esista una parola giusta per definirmi: sono naturalista, ecologa, sognatrice e un po’ artista. Disegno da quando ho memoria e ammiro il mondo con occhio scientifico e una punta di meraviglia. Mi emoziono nel capire come funziona ciò che mi circonda e faccio di tutto per continuare a imparare. Disegno, scrivo e parlo di ciò che amo: natura, animali, botanica e curiosità.
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