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27 Febbraio 2025
11:06

Il latte senza lattosio è veramente senza lattosio? Non proprio, ma non c’è da preoccuparsi

I prodotti senza lattosio per le persone intolleranti in realtà possono contenere, secondo il Ministero della Salute, fino allo 0,1% di questo zucchero. Non dobbiamo preoccuparci, però: queste sono percentuali davvero minime, che non hann ripercussioni sulla salute degli intolleranti.

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Il latte senza lattosio è veramente senza lattosio? Non proprio, ma non c’è da preoccuparsi
latte senza lattosio

Il latte senza lattosio viene scelto dalle persone intolleranti al lattosio per la sua digeribilità. Il lattosio è lo zucchero più abbondante nel latte ed è costituito da due zuccheri più semplici, il glucosio e il galattosio, legati tra loro. Normalmente, per digerirlo occorre un enzima, detto lattasi, che “spezza” il lattosio nei suoi zuccheri componenti. Le persone intolleranti al lattosio (solo in Italia parliamo del 40-50% della popolazione) hanno un deficit di questo enzima e per questo possono avere problemi di malassorbimento del lattosio, con disagi a livello intestinale. Ecco quindi che sempre più persone sono alla ricerca della dicitura "senza lattosio" sul prodotto che acquistano al supermercato, che sia formaggio, yogurt o anche un semplice cartone di latte. Ma i prodotti senza lattosio sono veramente senza lattosio? In realtà non del tutto. I metodi industriali per realizzare prodotti senza lattosio non garantiscono l’eliminazione totale di questo zucchero: secondo il Ministero della Salute, per definirsi "senza lattosio" o "a ridotto contenuto di lattosio", il latte deve contenere rispettivamente meno dello 0,1% e meno dello 0,5 % di lattosio. Non dobbiamo preoccuparci, però: queste sono percentuali davvero minime, che non hanno ripercussioni sulla salute degli intolleranti.

Cosa significa latte senza lattosio e come si ottiene

Dal punto di vista industriale, il latte senza lattosio viene prodotto attraverso due principali procedure: aggiunta di lattasi e filtrazione.

Il metodo più semplice consiste nell'aggiungere l'enzima lattasi direttamente nel latte e lasciarlo agire per qualche ora. Alla fine del processo, quasi tutto il lattosio sarà stato "scomposto" nei due zuccheri semplici che lo compongono, glucosio e galattosio. Sulle confezioni si possono leggere diciture come "Il prodotto contiene glucosio e galattosio" che derivano infatti dalla scissione enzimatica del lattosio. Proprio per questo motivo, pensare che il latte sottoposto a questo procedimento sia privo di zuccheri è totalmente errato: da una tipologia di zucchero si passa a due zuccheri più semplici che sono più facilmente assorbibili dal nostro intestino.

lattosio
Una molecola di galattosio (a sinistra) e di glucosio (a destra) unite a formare il lattosio.

Tra le filtrazioni, la più usata in questo ambito è la nanofiltrazione: il latte viene fatto passare attraverso delle membrane con dei pori che hanno delle dimensioni comprese tra gli 0,5 e i 2 nanometri (1 nanometro è un milionesimo di millimetro), che sono in grado di trattenere il lattosio e separarlo dal latte.

Sia la scissione enzimatica che la nanofiltrazione sono processi industriali che si portano dietro un margine di errore: in entrambi i casi, il prodotto finito potrebbe contenere tracce di lattosio. Non è garantita la scissione di tutte le molecole di lattosio da parte della lattasi, mentre le membrane filtranti potrebbero avere usure o imperfezioni.

Quindi, come sapere quanto lattosio contiene il latte che stiamo bevendo? Il Ministero della Salute ha fornito delle indicazioni in merito:

  • Etichetta "Senza lattosio": quando il contenuto di lattosio è inferiore allo 0,1% (ci devono essere meno di 0,1 g di lattosio in 100 grammi o millilitri di latte).
  • Etichetta "A ridotto contenuto di lattosio": il lattosio non deve superare lo 0,5% (100 grammi o millilitri di prodotto devono contenere non più di 0,5 grammi di lattosio).

L'intolleranza al lattosio

Cosa succede in caso di assenza o riduzione dell'enzima lattasi? Il lattosio non può essere scisso e di conseguenza assorbito, quindi permane a livello dell'intestino dove viene metabolizzato dal microbiota intestinale: i batteri metabolizzano il lattosio dapprima ad acido lattico, e poi lo trasformano in una serie di sottoprodotti, compresa anidride carbonica (CO2). Queste reazioni chimiche hanno come conseguenze vari disagi intestinali che comprendono diarrea, gonfiore addominale e aerofagia.

Intolleranza al lattosio meccanismo
La mancanze dell’enzima lattasi fa si che si accumuli lattosio nell’intestino e venga fermentato dal microbiota intestinale con conseguente produzione di gas.

Questa condizione è conosciuta come intolleranza al lattosio (o, in linguaggio un po' più tecnico, ipolattasia). Alla nascita, i livelli di lattasi nell'intestino sono massimi (essendo il latte materno la principale fonte di nutrimento); dallo svezzamento in poi tendono invece a ridursi in modo graduale, causando malassorbimento del lattosio. Ciò non avviene in tutte le persone, ma solo in alcune: questo perché la lattasi è un enzima, quindi una proteina, e come tutte le proteine sintetizzate all'interno del nostro organismo la sua produzione dipende dalle “istruzioni” contenute nel DNA. Normalmente, la produzione di lattasi si riduce fisiologicamente con il tempo: in alcune persone geneticamente predisposte, la lattasi è presente anche in età adulta (fenomeno chiamato "persistenza della lattasi"); chi invece non ha i geni per sintetizzarla anche dopo lo svezzamento, avrà problemi a digerire il lattosio.

Secondo la National Library of Medicine, il 65% della popolazione mondiale è intollerante al lattosio, con una prevalenza nelle etnie sudamericane, africane e asiatiche, mentre si stima che in Italia ne sia affetto in media il 40-50% della popolazione. Importante sottolineare come l'intolleranza al lattosio sia molto spesso autodiagnosticata nelle persone, senza un consulto medico. Per accertarsi di essere intolleranti a questo zucchero bisogna sottoporsi a specifici esami diagnostici, come il breath test.

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