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I due più grandi Imperi del Mondo antico, ovvero quello Romano e quello Cinese, sapevano della reciproca esistenza, ma il contatto diretto fra loro era precluso dalla presenza dell'Impero Persiano, che aveva tutto l'interesse nel porsi da mediatore fra Roma e la Cina, soprattutto per mantenere il controllo sulla Via della Seta in Asia centrale. I due imperi scambiavano fra loro beni di lusso, e la mediazione della Persia permetteva anche a quest'ultima di arricchirsi.
Sebbene le fonti storiche e archeologiche segnalino come a partire dal I sec. d.C. i contatti commerciali fra Roma e i regni dell'antica India fossero piuttosto stretti, con la presenza di mercanti romani nel subcontinente e forse di mercanti indiani negli empori del Mar Rosso, non si può dire lo stesso per quanto riguarda la Cina. Il contatto diretto tra l'Impero romano e quello cinese, che all'epoca era retto dalla dinastia Han, era impossibile, poiché le principali vie commerciali dell'Asia centrale erano nelle mani dell'Impero persiano, governato dai Parti, nemici storici di Roma.

Non è da escludere però che contatti commerciali fra mercanti romani e cinesi, magari mediati da intermediari indiani, potessero avvenire in India oppure in Indocina. La presenza di prodotti di origine mediterranea è attestata archeologicamente nei territori dell'attuale Vietnam, all'epoca parte dell'Impero cinese, e perfino nell'arcipelago giapponese, anche se è più probabile che siano stati portati lì da mercanti cinesi. In termini geografici, molto probabilmente, i Romani non sapevano con precisione dove si trovasse la Cina, e viceversa.

Il bene importato dalla Cina più apprezzato a Roma era naturalmente la seta. Si tratta di un materiale che a livello archeologico non si conserva, dunque ciò che sappiamo lo dobbiamo alle fonti scritte. Possedere abiti realizzati in questo prezioso tessuto leggero era un importante status symbol all'interno della società romana di epoca imperiale. L'uso della seta causò scandalo nelle frange più conservatrici della società romana, per il fatto che questo tessuto fosse ambito dalle donne dell'aristocrazia. Ecco come il filosofo Seneca (4 a. C. – 65 d. C.) condanna gli abiti in seta, connotati come immorali:
Ecco delle vesti di seta, se si possono chiamare vesti dei tessuti in cui non c’è nulla che possa proteggere il corpo o per lo meno il pudore, che una donna, indossatele, stenterebbe a giurare di non essere nuda.
L'associazione mentale tra la seta e l'Impero d'Oriente era tale, che in latino, ci si riferiva a quella terra chiamandola Serica, letteralmente la "terra della seta". I Cinesi invece apprezzavano particolarmente i prodotti in vetro e in argento provenienti dal Mediterraneo. La presenza di questi beni è attestata archeologicamente su territorio cinese.

Oltre che commerciali, molto probabilmente Roma e la Cina intessevano anche legami diplomatici. L'Impero cinese riconosceva quello romano come un suo pari, e lo si evince anche dal termine con cui i Cinesi chiamavano Roma, ovvero Daqin, letteralmente "il grande Qin". Il termine con cui in Cina ci si riferiva al proprio impero era proprio Qin, dunque connotare Roma con lo stesso termine denota una posizione paritaria. Un'ambasceria dei Seres, come i Romani chiamavano gli abitanti della Serica, è attestata al tempo di Augusto (31 a.C. – 14 d.C.), mentre alla fine del I sec. d.C., al tempo degli imperatori Nerva (96-98 d. C.) e Traiano (98-117 d. C.), un esploratore cinese di nome Gan Ying si recò nei territori romani in Mesopotamia e Siria.
Il primo vero contatto diplomatico documentato dalle fonti cinesi avvenne nel 166 d. C., quando un gruppo di emissari, o più probabilmente mercanti romani, si recò al cospetto dell'imperatore Huan (146-168 d.C.). Ecco come la fonte descrive l'incontro:
Il re di questo stato ha sempre voluto relazionarsi con gli Han. Ma i Parti volevano commerciare con loro in seta degli Han e hanno posto degli ostacoli sulla loro via, in maniera tale da non avere contatti diretti. Fu così fino al nono anno dello Yanxi, sotto il regno dell'imperatore Huan, quando Andun, re di Daqin, mandò una ambasceria oltre la frontiera del Rinan, e ha offerto una zanna di elefante, un corno di rinoceronte, e un guscio di tartaruga. Fu solo allora che vennero stabilite le comunicazioni.
Considerando l'anno in cui avvenne questo incontro, il 166 d.C., "re Andun" può essere identificato come l'imperatore Antonino Pio (138-161 d.C.), o il suo successore Marco Aurelio (161-180 d.C.), anch'egli noto come "Antonino". Viene menzionato come il gruppo varcò la frontiera del Rinan, che era il nome cinese con cui veniva chiamata la provincia più meridionale dell'impero, corrispondente all'attuale Vietnam, area in cui la presenza di beni mediterranei è attestata archeologicamente. Inoltre questi mercanti portarono con loro doni chiaramente provenienti dall'Africa, segnalando come probabilmente si trattò di viaggiatori che giunsero attraverso l'Oceano Indiano, nella ben nota rete commerciale che collegava le coste del Mar Rosso con l'India.
In seguito, altre ambascerie romane in Cina sono attestate dalle fonti Han nel corso del III sec. d. C. Successivamente, in maniera sporadica, sono ricordati contatti fra l'Impero cinese e l'Impero romano d'oriente (bizantino), a cui i Cinesi si riferivano col termine "fulin", probabilmente traslitterazione cinese della parola con cui i Persiani si riferivano all'Impero romano d'oriente, ovvero "frwm", letteralmente "Roma".