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9 Giugno 2025
12:51

Israele attacca la nave di Freedom Flotilla: cosa dice la Convenzione ONU sul diritto di mare

La marina militare israeliana ha bloccato e dirottato la nave umanitaria Madleen, diretta alla Striscia di Gaza per portare cibo e beni di prima necessità. A bordo anche l'attivista svedese Greta Thunberg. La Convenzione ONU sul diritto del mare stabilisce la libertà di navigazione in acque internazionali: la nave, infatti, non aveva ancora violato il blocco navale.

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Israele attacca la nave di Freedom Flotilla: cosa dice la Convenzione ONU sul diritto di mare
freedom flotilla coalition
L’equipaggio della nave Madleen della Freedom Flotilla Coalition durante l’attacco da parte delle forze marine israeliane. Credit: FCC

La marina militare israeliana ha intercettato e attaccato la nave Madleen, un’imbarcazione gestita dall'organizzazione Freedom Flotilla Coalition e partita il 1° giugno dal porto di Catania verso la Striscia di Gaza con l’obiettivo di rifornire la popolazione palestinese di cibo e altri beni essenziali.

Nella notte fra domenica e lunedì, infatti, la nave è stata bloccata e dirottata dalle forze militari israeliane verso il porto di Ashdod, una città costiera israeliana: secondo quanto riportato da Freedom Flotilla Coalition, l’abbordaggio da parte di Israele è avvenuto in acque internazionali, in un punto a nord della costa egiziana.

La nave stava cercando di infrangere il blocco navale imposto da Israele sulla Striscia di Gaza in vigore dal 9 ottobre del 2023, due giorni dopo gli attacchi del 7 ottobre realizzati da Hamas: a bordo dell'imbarcazione sono presenti 12 attivisti in totale, tra cui anche la svedese Greta Thunberg e Rima Hassan, un’europarlamentare francese di origini palestinesi.

Secondo quanto riportato dalla FFC, «l'esercito israeliano ha sequestrato la nave, con l'equipaggio che è stato rapito dalle forze israeliane». Il Ministero degli Esteri Israeliano ha invece pubblicato un video in cui mostra gli attivisti mentre vengono riforniti con panini e acqua, in attesa di sbarcare sulle coste israeliane per poi essere rimpatriati verso i loro paesi di origine. Le autorità hanno poi specificato che l'accesso alla zona marittima della costa di Gaza è vietato a causa del blocco navale: l'imbarcazione, tuttavia, non si trovava in quella zona, ma era ancora in acque internazionali.

Ma esistono degli accordi internazionali che regolano il diritto del mare? Sì. In questo caso, il trattato internazionale che potrebbe essere applicato è Convenzione ONU sul Diritto del Mare, anche conosciuta come Convenzione di Montego Bay.

Attenzione: la questione israelo-palestinese è estremamente complessa e delicata e siamo consapevoli che ogni tipo di sintesi rischia di omettere informazioni; pertanto questo articolo va visto nell’insieme dei contenuti che abbiamo proposto e che proporremo prossimamente. Vi invitiamo quindi a non perderli: potete trovare tutto nella categoria Guerra Israele-Palestina del nostro sito. Sappiate che il nostro scopo è di far capire la situazione geopolitica con la massima neutralità e stimolare l’interesse per ulteriori approfondimenti.

L'attacco a Freedom Flotilla da parte di Israele: cos'è successo

Il veliero della Freedom Flotilla Coalition, lungo 18 metri, è salpato lo scorso 1° giugno dal porto di Catania con direzione la Striscia di Gaza: la nave trasportava quantità modeste di cibo e di beni essenziali destinati alla popolazione palestinese, che da mesi sta soffrendo una grave crisi alimentare. Tra marzo e maggio, infatti, Israele ha bloccato totalmente gli ingressi di cibo, medicine o carburante nella Striscia di Gaza. Al momento, alcune consegne sono riprese in parte, ma in quantità del tutto insufficienti per la popolazione e sotto la gestione esclusiva della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un'organizzazione creata da Israele e proprio per questo accusata di essere un altro strumento in mano allo Stato israeliano.

Le autorità israeliane hanno accusato gli attivisti di aver sfruttato una situazione drammatica esclusivamente per farsi pubblicità: il ministro della Difesa israeliano Israel Katz, tra l'altro, ha ordinato alle IDF (le forze di difesa israeliane) di trasmettere sulla nave il filmato degli attacchi 7 ottobre. «È giusto che l'antisemita Greta Thunberg e i suoi amici sostenitori di Hamas vedano esattamente cos'è l'organizzazione terroristica Hamas, quella che sono venuti a sostenere e per conto della quale agiscono, e le atrocità che ha commesso contro donne, anziani e bambini, e contro cui Israele sta lottando per difendersi», ha dichiarato Katz.

La Freedom Flotilla Coalition ha invece contestato la versione israeliana, accusando le autorità di «sequestro di persona» dopo che la comunicazione con la nave Madleen è stata persa. L'organizzazione ha dichiarato che la nave è stata attaccata «in acque internazionali», con le forze israeliane che avrebbero utilizzato diversi droni per spruzzare una «sostanza irritante bianca» prima di salire a bordo. In quel momento è scattata l'attivazione degli allarmi e la preparazione dei giubbotti di salvataggio.

Tra l'altro, non è la prima volta che la Freedom Flotilla Coalition prova a raggiungere Gaza per scopi umanitari: già lo scorso maggio c'era stato un primo tentativo, ma la nave era stata attaccata al largo di Malta da un drone, la cui provenienza non è stata formalmente accertata. Anche in questo caso, quindi, l'imbarcazione si trovava in acque internazionali, con i droni che avevano causato un incendio e seri danni allo scafo della nave.

Il diritto internazionale del mare: libertà in alto mare e passaggio inoffensivo

Ma cosa dice, quindi, il diritto internazionale a questo proposito? Nel 1982 la comunità internazionale ha dato vita a un accordo che regola il comportamento degli Stati all'interno del mare: si tratta della Convenzione ONU sul Diritto del Mare (UNCLOS), anche conosciuta come Convenzione di Montego Bay.

Nello specifico, questo trattato distingue tra acque territoriali, che si estendono fino a 12 miglia dalla costa e  sottoposte alla sovranità di uno Stato (e quindi considerate come parte del suo territorio), e l'alto mare, ossia le acque internazionali, per le quali nessuno Stato ha competenza esclusiva, ma vige un regime di collaborazione e cooperazione tra gli Stati.

Alcuni dei principi fondamentali che regolano l'alto mare sono contenuti negli articoli 87, 88 e 89:

Articolo 87: L’alto mare è aperto a tutti gli Stati, sia costieri sia privi di litorale. La libertà dell’alto mare viene esercitata secondo le condizioni sancite dalla presente convenzione e da altre norme del diritto internazionale. […]

Articolo 88: L’alto mare deve essere usato esclusivamente per fini pacifici.

Articolo 89: Nessuno Stato può legittimamente pretendere di assogget- tare alla propria sovranità alcuna parte dell’alto mare.

Per quanto riguarda l'attacco di Israele alla nave della FFC, bisogna specificare che la Madleen non è un'imbarcazione di tipo militare, ma, al contrario, ha uno scopo puramente umanitario. Nella pratica, quindi, il suo avvicinamento alla Striscia di Gaza non comportava alcun pericolo per l'incolumità o la sicurezza di Israele, non essendo presenti a bordo delle armi ed essendo stato specificato dagli attivisti che l'unico obiettivo era quello di portare cibo e beni di primissima necessità alla popolazione palestinese.

La nave, poi, si trovava persino in acque internazionali, sulle quali Israele non poteva quindi rivendicare alcun tipo di sovranità.

La Convenzione di Montego Bay, tra l'altro, riconosce persino il «diritto di passaggio inoffensivo» nelle acque territoriali di uno Stato da parte di una nave straniera:

Articolo 17: Alle condizioni della presente convenzione, le navi di tutti gli Stati, costieri o privi di litorale, godono del diritto di passaggio inoffensivo attraverso il mare territoriale.

Articolo 19: Il passaggio è inoffensivo fintanto che non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero. […].

Al netto del blocco navale stabilito da Israele, quindi, la nave Madleen avrebbe potuto raggiungere la Striscia di Gaza senza violare il diritto internazionale del mare: essendo sprovvista di armi, di fini militari di qualsiasi tipo e non essendo intenzionata a minare l'esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele, il suo passaggio avrebbe potuto essere catalogato come un passaggio inoffensivo.

In ogni caso, l'imbarcazione della FFC non si trovava né all'interno delle acque territoriali, e non stava ancora violando il blocco navale imposto sulla Striscia di Gaza, che di fatto impedisce con la forza l'entrata o l'uscita di qualsiasi nave dal porto coinvolto dal blocco.

Ma, di fronte all'attacco delle forze israeliane, chi è competente a intervenire? La Madleen batte bandiera britannica: ciò significa che l'imbarcazione è considerata parte del territorio britannico. In altre parole, un eventuale attacco a una nave britannica potrebbe essere considerato al pari un attacco diretto al territorio del Regno Unito. A bordo della nave, poi, sono presenti cittadini di diverse parti del mondo: in questo caso, anche i Paesi di origine sarebbero competenti a intervenire, trattandosi di cittadini sotto la propria giurisdizione.

In generale, però, trattandosi di una potenziale violazione del diritto internazionale, la principale organizzazione incaricata di intervenire sarebbe l'ONU.

Il problema principale delle Nazioni Unite sta nella sua composizione: l'unico organo a poter intervenire con un provvedimento vincolante (e quindi obbligatorio) per fermare Israele è il Consiglio di Sicurezza, composto da 5 membri permanenti (USA, UK, Francia, Cina e Russia) che godono del diritto di veto, con il quale possono bloccare qualsiasi tipo di risoluzione. Come già successo in occasioni precedenti, è possibile che nel caso di un intervento del Consiglio di Sicurezza, gli Stati Uniti impongano il proprio veto per evitare che l'ONU sanzioni il governo israeliano.

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