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La tempesta Vaia del 2018 e i danni devastanti dell’evento meteorologico sulle foreste alpine

Tra il 27 e il 30 ottobre 2018 un ciclone extratropicale, noto come tempesta Vaia, devastò il paesaggio del Nost-Est italiano (in particolare Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia), causando vittime e danni per 3 miliardi di euro.

30 Ottobre 2023
18:30
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La tempesta Vaia del 2018 e i danni devastanti dell’evento meteorologico sulle foreste alpine
Tempesta Vaia

14 milioni di alberi sono stati abbattuti nel Nord-Est italiano dalla tempesta Vaia, uno dei cicloni extratropicali più devastanti degli ultimi decenni. Con raffiche di vento di oltre 200 km/h ha causato danni per circa 3 miliardi di euro, numerose vittime e devastato il paesaggio italiano, soprattutto alle foreste. In questo video-articolo ripercorriamo quello che è successo tra il 27 e il 30 Ottobre 2018: come si è formata, i danni provocati da questo ciclone extratropicale e perché prende il nome di Vaia.

Cos’è e come si è formata

Da un punto di vista meteorologico, la tempesta Vaia del 2018 è stato un ciclone extratropicale. In generale, semplificando un po’ la dinamica, quest’evento meteorologico si può dividere in 2 parti:

  1. In una prima fase, tra il 27 e il 28 ottobre 2018, un intenso flusso di correnti di aria umida e calda provenienti da sud-ovest è andato a sbattere sull’Appennino settentrionale e sulle Prealpi, generando abbondanti precipitazioni e violenti temporali.
  2. In una seconda fase, quella che ha fatto letteralmente “traboccare il vaso”, a partire dalla mattina di lunedì 29, si è verificato un rinforzo dello Scirocco (quindi vento caldo che arriva da sud-est) che ha causato raffiche di vento estremamente violente.
Tempesta Vaia meteo
Credits: European Organisation for the Exploitation of Meteorological Satellites.

Stiamo parlando di venti che hanno raggiunto addirittura i 204 km/h, come quelli sul Monte Gomito dell’Appennino Tosco-Emiliano. E per dare ancora una volta l’idea della potenza di questo ciclone, si sono verificati un totale di circa 245.000 scariche di fulmini.

Per quanto riguarda la quantità d’acqua venuta giù nel giro di questi tre giorni, quindi dal 27 al 30 ottobre 2018, i dati parlano da soli: oltre 600 mm in tre giorni! Significa la stessa quantità di pioggia che dovrebbe piovere in sei mesi!

Ecco, veramente una tempesta devastante che ha causato parecchi danni! Ma quali e quanti sono stati?

I danni della tempesta Vaia

Purtroppo sono stati di vario tipo e molto gravi, anche più estesi del solo Nord-Est. Partiamo dai danni a cose e persone: anzitutto, ahimè, ci sono state sedici vittime causate soprattutto dalla caduta di alberi. Poi, nell’immediato, si sono verificati straripamenti di fiumi e torrenti, frane, crolli di ponti e danneggiamento di strade ed edifici.

Se allarghiamo lo sguardo a Nord-Ovest, abbiamo avuto delle imponenti mareggiate in Liguria, che hanno devastato spiagge e porti, distruggendo anche numerose imbarcazioni. Pensate che il solo corpo dei Vigili del Fuoco parla di 1000 pompieri coinvolti non stop dal 27 ottobre al 15 novembre per realizzare oltre 5000 interventi in tutto il Nord Italia, comprese decine di salvataggi compiuti con squadre di terra ed elicotteri.

Veniamo quindi ai danni alle foreste. È stata realizzata una carta per uno studio dell’Università di Udine e mostra in giallo, arancione e rosso – con gravità crescente – le centinaia di comuni del Nord Italia i cui boschi sono stati colpiti da Vaia. Peraltro per una parte del Trentino Alto Adige i dati non erano disponibili, altrimenti le zone rosse sarebbero ancora di più.

Foreste Tempesta Vaia
Credits: Chirici et al, 2019 – Università degli Studi di Udine.

In totale sono stati danneggiati 42.500 ettari di bosco. Facendo un paragone più immediato, parliamo dell’equivalente di più di 65.000 campi da calcio.

Sono stati abbattuti 8,6 milioni di metri cubi di legname, il che significa, a seconda delle stime tra 14 e 17 milioni di piante sradicate, cioè sette volte la quantità di legname che il nostro sistema industriale riesce a gestire e lavorare in un anno.

In termini economici, tutti i danni nel loro insieme sono stati stimati in circa 3 miliardi di euro.

Per avvicinarci a un evento simile e di portata così estrema, dobbiamo tornare al 1966, quando una tempesta abbattè 700.000 m3 di foreste – 700.000 però, non 8,6 milioni – ma provocò maggiori danni a cose e persone perché si arrivava da un periodo già piovoso – e quindi i suoli erano già saturi d’acqua – e le tecniche di rilevamento meteorologico non erano così avanzate come oggi e quindi l’evento non fu previsto e non ci fu alcun tipo di prevenzione.

Detto questo, per dare un’ulteriore prospettiva all’evento, va detto che se allarghiamo lo sguardo all’Europa, i danni causati da Vaia impallidiscono rispetto a quelli di altre grandi tempeste extratropicali. Pensate che nel dicembre 1999, due di queste, chiamate Lothar e Martin, abbatterono 240 milioni di m3 di legname, quindi quasi 28 volte quelli di Vaia.

Alberi Tempesta Vaia
Credit: Nordavind, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons.

È legata al cambiamento climatico?

Non abbiamo una risposta certa al 100%, ma possiamo dire che è probabile che ci sia un legame. Ricordiamo che a differenza dell’aumento delle temperature medie sul Pianeta, su cui tutta la comunità scientifica è d’accordo che sia legata alle attività umane, nel caso di singoli eventi estremi singoli come questo o come l’alluvione in Emilia Romagna di maggio 2023 è ancora difficile riconoscere un legame diretto e certo con i cambiamenti climatici.

C’è da dire però che il cambiamento climatico si manifesta proprio con l’aumento del numero di questi eventi meteorologici e della loro intensità.

Nello specifico, ad esempio, in questo caso è probabile che la violenza di Vaia sia attribuibile anche alla grande quantità di vapore acqueo che arrivava direttamente dal Mediterraneo, che aveva temperature di 1-2 gradi sopra la media.

Che fine hanno fatto gli alberi dopo Vaia

Ovviamente si è proceduto a rimuoverne il più possibile e, vista la quantità di alberi caduti, pensate che stiamo continuando a farlo ancora adesso, piantando spesso nuovi giovani esemplari per sostituirli.

Come potete immaginare, è stata un’attività complicatissima, visto che molte foreste abbattute si trovavano in montagna, su pendii ripidi e difficilmente raggiungibili. Senza contare che nel 2020 è scoppiata la pandemia di Covid-19 che ha rallentato tutto e che, a peggiorare enormemente la situazione, è intervenuto un nuovo fattore: un parassita del legno chiamato bostrico tipografo che ha iniziato ad attaccare alberi morti e sani, si è riprodotto a dismisura e non riusciamo più a fermare! Se volete un video, fatecelo sapere!

A ogni modo, purtroppo il nostro Paese non era preparato a gestire un evento di questa portata e ha dovuto chiedere l’intervento di aziende austriache e slovene che però in molti casi non sono andate troppo per il sottile e hanno danneggiato parzialmente il territorio.

C’è anche da dire che in una situazione di emergenza bisogna trovare dei compromessi.

In totale al momento è stato stimato che siano stati recuperati i tre quarti di tutte le piante abbattute da Vaia e che gran parte del legname sia stato venduto all’estero – o purtroppo svenduto, vista la situazione di emergenza. È stato utilizzato per realizzare imballaggi, come materiale da costruzione e anche come combustibile nelle centrali da biomasse.

Per chiudere possiamo dire che per rivedere la foresta com’era prima di Vaia saranno necessari decenni, sperando ovviamente che non capitino nel frattempo altri disastri naturali.

Perché si chiama “Vaia”

La tempesta prende il nome da Vaia Jakobs, la manager di una multinazionale di materassi. Cosa c’entrano i materassi con un ciclone extratropicale? Niente! A quanto pare, in Germania si può pagare dai 199 ai 299 euro per attribuire il proprio nome a un ciclone. Basta rivolgersi all'Istituto Meteo dell’Università di Berlino, che riesce ad autofinanziarsi anche grazie a questo.

Senza volerlo, il fratello di questa Vaia Jacobs ha così attribuito il nome della sorella, come regalo, a uno dei più devastanti cicloni degli ultimi decenni.

Sono un appassionato del mondo microscopico, a partire dalle molecole fino agli artropodi. La laurea magistrale in chimica mi ha permesso di avere gli strumenti necessari per comprendere il funzionamento del mondo, ma soprattutto ha saziato la mia fame di risposte. Curioso, creativo e con idee folli: date una videocamera, un drone o una chitarra al DeNa e lo renderete felice.
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