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6 Settembre 2024
18:30

La forma del cranio ci rende criminali? La teoria (smentita) del “delinquente nato” di Lombroso

Esiste davvero il "gene del crimine"? E come si fa a riconoscerlo? Furono queste le domande che si pose lo studioso Cesare Lombroso su una presunta predisposizione criminale, fondata su caratteristiche fisiche specifiche. Oggi i suoi controversi studi sono però stati smentiti e vengono considerati in tutto e per tutto pseudoscienza.

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La forma del cranio ci rende criminali? La teoria (smentita) del “delinquente nato” di Lombroso
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Credits (volto di Lombroso): Wellcome Library, London.

Nel 1876, Cesare Lombroso (1835-1909) rivoluzionò la criminologia con la sua teoria del "delinquente nato", sostenendo che tratti fisici come la forma del cranio indicassero una predisposizione innata al crimine. Sebbene oggi sia considerata pseudoscienza, senza quindi alcuna validità concreta, la sua teoria basata su fattori biologici ha segnato un'importante svolta storica.

Chi è stato Cesare Lombroso

Cesare Lombroso è stato un medico, antropologo e criminologo italiano, considerato uno dei padri fondatori della criminologia moderna. Nato a Verona nel 1835 e laureatosi in medicina, Lombroso si specializzò in psichiatria e antropologia criminale. Fu un pioniere nell'utilizzare metodi scientifici per studiare il comportamento umano e, attraverso l'osservazione dei crani di detenuti e pazienti psichiatrici, sviluppò la sua controversa teoria del "delinquente nato".

Lombroso era affascinato dalla possibilità di unire antropologia, medicina e criminologia, cercando di identificare una "scienza del crimine" che potesse spiegare i comportamenti devianti attraverso la biologia. Il suo lavoro ebbe un grande impatto all'epoca e lo portò a essere una figura di spicco in Europa e oltre. Tuttavia, la sua eredità rimane altamente controversa, dato che molte delle sue teorie sono state ampiamente criticate, rigettate e confutate nei decenni successivi. Morì nel 1909.

Ritratto di Cesare Lombroso.
Ritratto di Cesare Lombroso. Credits: Wellcome Library, London.

Il cranio come prova della criminalità 

Lombroso iniziò i suoi studi nei manicomi e nelle prigioni, esaminando attentamente i corpi dei detenuti, specialmente quelli condannati per crimini violenti. La sua osservazione chiave avvenne durante l'esame del cranio di un brigante italiano di nome Giuseppe Villella. Mentre studiava il suo cranio, notò una fossetta occipitale, una rientranza nella parte posteriore del cranio. A partire da questa osservazione e approfondendo l’analisi, Lombroso concluse che questa caratteristica era un segno di atavismo, cioè un ritorno a uno stato primitivo o arcaico dell'evoluzione umana, arrivando alla conclusione che i criminali erano “degenerati”, caratterizzati da una regressione evolutiva, e la loro devianza e criminalità dipendeva dalla conformazione fisica dei loro corpi.

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Le caratteristiche fisiche associate al "delinquente nato"

Oltre al cranio, Lombroso identificò una serie di caratteristiche fisiche che, secondo lui, erano più comuni nei criminali:

  • Forma del cranio e del viso: asimmetria cranica, mandibole prominenti e arcate sopraccigliari sporgenti erano considerati segni di "atavismo".
  • Anomalie facciali: naso adunco, orecchie grandi e irregolari, occhi infossati o ravvicinati.
  • Anomalie corporee: braccia particolarmente lunghe, dita corte, un'elevata presenza di peli sul corpo.

Il metodo di ricerca di Lombroso e i suoi collaboratori era misurare e confrontare questi dettagli fisici attraverso calibri e strumenti di misurazione antropometrica. Credevano di poter individuare caratteristiche fisiche specifiche che permettessero di riconoscere un "delinquente nato". Le osservazioni venivano poi utilizzate per tracciare un profilo del criminale, basato sulla credenza che la predisposizione al crimine potesse essere "letta" direttamente dal corpo.

Ritratti di criminali.
Ritratti di criminali. Credits: Wellcome Library, London.

La teoria del delinquente nato o dell’uomo delinquente 

L'opera principale di Lombroso, chiamata L’uomo delinquente, fu pubblicata per la prima volta nel 1876 e rappresentò una svolta nella criminologia e nelle scienze sociali dell'epoca. In questo libro, Lombroso descrisse dettagliatamente la teoria del delinquente nato e presentò numerosi casi di studio basati sulle sue osservazioni di detenuti nelle carceri italiane. L'opera propone infatti un'analisi minuziosa delle caratteristiche fisiche che, secondo Lombroso, erano indicatrici di una tendenza al crimine, una vera e propria "legenda criminale".

Proprio con la pubblicazione de L'uomo delinquente, iniziò a diffondersi in tutta Europa la controversa teoria del "delinquente nato", secondo cui il comportamento criminale sarebbe radicato nelle caratteristiche anatomiche congenite degli individui. Questa visione portava alla conclusione che, per chi presentava tali caratteristiche, il crimine potesse essere considerato inevitabile e che questa fosse una sorta di patologia ereditaria, trasmessa di generazione in generazione.

L’uomo delinquente ebbe diverse edizioni e revisioni, in cui Lombroso continuò a perfezionare e ampliare le sue argomentazioni, includendo nuovi concetti come il  "delinquente occasionale" e "delinquente pazzo". Questo lavoro influenzò fortemente la criminologia dell'epoca, sebbene le sue basi scientifiche e i suoi metodi siano stati ampiamente criticati, rivisti e smentiti nel tempo.

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Le critiche al “gene del crimine”

Le teorie di Lombroso furono fortemente criticate sin dall'inizio. Con il passare degli anni molte delle sue idee sono state descritte come pseudoscienza. Le critiche principali alla teoria del "delinquente nato" riguardano il determinismo biologico, la mancanza di rigore metodologico e l'uso improprio di correlazioni fisiologiche per giustificare conclusioni generalizzate. Inoltre, la teoria di Lombroso ha sollevato preoccupazioni etiche e morali, in quanto giustificava potenziali discriminazioni basate sull'apparenza fisica e poteva incoraggiare pratiche razziali.

Con l'evoluzione delle scienze sociali e l'emergere della criminologia moderna, l'attenzione si è spostata verso spiegazioni più complesse del crimine, che considerano i fattori sociali, psicologici e ambientali. Oggi, la teoria del "delinquente nato" è considerata superata e obsoleta. Tuttavia, rappresenta un'importante testimonianza storica di come le idee scientifiche possano evolvere e di come il pensiero scientifico del passato possa ancora influenzare il presente. Le ricerche moderne in genetica, neuroscienze e psicologia confermano che non esiste un "gene del crimine", rafforzando la necessità di considerare il comportamento criminale in un contesto più ampio e integrato.

Gli studi sui crani di Cesare Lombroso.
Gli studi sui crani di Cesare Lombroso. Credits: Fondo Antiguo de la Biblioteca de la Universidad de Sevilla.

Dove trovare Cesare Lombroso oggi: il Museo di Antropologia Criminale di Torino

Per concludere, se qualcuno, oggi, desiderasse approfondire o toccare con mano le ricerche di Cesare Lombroso, può visitare il Museo di Antropologia Criminale fondato dallo stesso Lombroso nel 1876, presso l'Università degli Studi di Torino.

Il museo custodisce infatti una vasta raccolta di reperti raccolti dallo scienziato: 684 crani, 27 resti scheletrici umani, 183 cervelli, oltre a strumenti di contenzione, corpi di reato legati a vari delitti, maschere mortuarie, disegni di pazienti psichiatrici, fotografie di criminali e altre testimonianze dell’epoca. Tra gli oggetti esposti, si trova anche lo scheletro dello stesso Lombroso, insieme al suo volto conservato sotto formalina, che egli volle lasciare alla scienza dopo la sua morte.

Fonti:
Frétigné J. (1999) "Una critica dimenticata delle teorie di Cesare Lombroso"
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