Il sistema elettorale delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti, che porterà a partire dal 5 novembre 2024 alla vittoria di Donald Trump o Kamala Harris, si caratterizza per l’elezione indiretta: i cittadini eleggono i cosiddetti grandi elettori in ciascuno dei 50 Stati nei quali sono divisi gli USA e nel Distretto di Columbia (il territorio della capitale Washington D.C.); i grandi elettori a loro volta eleggono il presidente. Ciascuno Stato elegge un numero di grandi elettori pari al numero di deputati e senatori che esprime al Congresso, per un totale di 538. Quasi in tutti gli Stati è in vigore il sistema maggioritario puro: il candidato che ottiene la maggioranza relativa, conquista tutti i grandi elettori in palio. Un’altra peculiarità del sistema americano è che l’election day cade di martedì: è una scelta risalente alla prima metà dell’Ottocento, quando la maggioranza della popolazione lavorava in agricoltura.
Alcune premesse alle elezioni USA: federalismo, bipartitismo e primarie
Per comprendere il meccanismo dell’elezione del presidente degli Stati Uniti, bisogna tenere presente che il Paese è diviso in cinquanta Stati, ciascuno dei quali può scegliere la propria legge elettorale. Inoltre, il sistema politico statunitense è, per tradizione, bipartitico: solo due partiti, quello democratico e quello repubblicano, si contendono i favori dell’elettorato. Questo non significa che alle elezioni non possano presentarsi altre forze politiche, ma la partita per eleggere il presidente e le altre cariche importanti si gioca sempre tra i due partiti maggiori. Democratici e repubblicani presentano alle elezioni un “ticket” composto da un candidato presidente e un candidato vicepresidente, scelti nei mesi precedenti con apposite elezioni primarie.
Il sistema elettorale degli Stati Uniti: i grandi elettori
L’elezione del presidente degli Stati Uniti è a due livelli: i cittadini eleggono i “grandi elettori”, cioè persone designate dai partiti prima delle elezioni; i grandi elettori a loro volta votano per eleggere il presidente. Ciascuno Stato dell’Unione elegge un numero di grandi elettori pari al numero di delegati che esprime al Congresso (composto dal Senato e dalla Camera dei rappresentanti); altri tre sono eletti dai cittadini del District of Columbia. Dopo le elezioni, i grandi elettori si riuniscono in ciascuno Stato per esprimere il loro voto. Le preferenze sono poi sommate a livello nazionale; il candidato che ottiene la maggioranza assoluta diventa presidente.
In teoria, i grandi elettori non hanno vincolo di mandato e possono votare per un presidente diverso da quello dal quale sono stati designati. Questa eventualità, però, è accaduta pochissime volte e non ha mai avuto effetti sul risultato finale.
Attualmente i grandi elettori sono 538 e perché un presidente repubblicano o democratico venga eletto, il partito corrispondente deve conquistarne almeno 270. Lo Stato che ne elegge il numero maggiore è la California, con 54; gli Stati meno popolosi e il District of Columbia ne eleggono solo tre.
Per eleggere i grandi elettori, in 48 Stati vige il sistema maggioritario puro: il candidato che ottiene la maggioranza relativa, anche di un solo voto, guadagna tutti i seggi in palio. È il principio chiamato winner take all (il vincitore prende tutto). Solo in due Stati, Nebraska e Maine, il meccanismo è misto maggioritario/proporzionale e il candidato che vince non guadagna tutti i grandi elettori.
Le criticità del sistema elettorale statunitense
Il sistema elettorale americano è oggetto di alcune critiche. Anzitutto, a causa del maggioritario puro, non garantisce che sia eletto il presidente che ottiene il maggior numero di voti in assoluto. Può infatti accadere che un candidato ottenga più voti dai cittadini, ma un numero inferiore di grandi elettori. Fino a ora questa eventualità si è verificata cinque volte, l’ultima delle quali nel 2016, quando Donald Trump sconfisse la sua avversaria, Hillary Clinton, pur avendo ottenuto circa tre milioni di voti in meno dai cittadini.
Inoltre, non tutti i voti hanno lo stesso peso. Come abbiamo visto, il sistema prevede che ciascuno Stato elegga un numero di grandi elettori pari al numero di rappresentanti che ha al Congresso, comprendendo sia i senatori, che sono in totale 100, sia rappresentanti alla Camera, che sono 435 (ai quali si aggiungono i tre del District of Columbia). Il problema è che, mentre il numero di rappresentanti di ciascuno Stato è proporzionale al numero degli abitanti, il numero di senatori è pari a due per tutti gli Stati, indipendentemente dalla popolazione. Ne consegue che, sia al Congresso, sia alle elezioni presidenziali, il “peso” degli elettori degli Stati meno popolosi è maggiore rispetto a quello degli Stati con più abitanti.
Perché negli Stati Uniti si vota di martedì
Una peculiarità delle elezioni presidenziali americane è che si tengono di martedì (lo stesso giorno, nel quale si svolgono le altre elezioni nazionali e le primarie di quasi tutti gli Stati). Più precisamente, le presidenziali hanno luogo il martedì successivo al primo lunedì di novembre. La peculiarità si spiega perché il giorno fu scelto nel 1845, quando gran parte della popolazione degli Stati Uniti lavorava in agricoltura ed era molto religiosa. Non si poteva scegliere la domenica, perché dedicata alle celebrazioni liturgiche, né il lunedì, perché per molti cittadini avrebbe comportato di mettersi in viaggio di domenica (per andare a votare, una parte degli elettori doveva effettuare lunghi viaggi in carrozza). Sarebbe stato impossibile, inoltre, scegliere il mercoledì, giorno nel quale in molte aree del Paese avevano luogo i mercati dei prodotti agricoli. La scelta cadde perciò sul martedì. Quando gli Stati Uniti hanno cessato di essere un Paese prevalentemente agricolo, il giorno è stato confermato per rispetto della tradizione. Anche la decisione di votare in novembre fu presa per ragioni legate all’agricoltura: è infatti un mese nel quale il lavoro nei campi è ridotto.
Il voto anticipato
Non tutti gli americani votano nel giorno delle elezioni. La maggior parte degli Stati dell’Unione, infatti, ammette il voto anticipato: i cittadini, cioè, possono votare nei giorni precedenti l’election day. Le operazioni iniziano, a seconda degli Stati, pochi giorni o alcune settimane prima. Nella maggior parte dei casi, il voto anticipato si esprime per posta.