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1 Maggio 2025
18:30

La storia delle Friendly Floatees: le migliaia di paperelle di gomma (e non solo) disperse nell’oceano

Durante una tempesta nel 1992 una nave cargo che viaggiava per il Pacifico perse alcuni container carichi di giocattoli di plastica, che spinti dalle correnti oceaniche viaggiarono per il mondo: un simbolo dell'inquinamento nei mari, ma anche una occasione di studio delle complesse correnti oceaniche.

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La storia delle Friendly Floatees: le migliaia di paperelle di gomma (e non solo) disperse nell’oceano
paperelle di gomma in mare
Immagine creata con AI Canva

Tutti noi abbiamo visto, o magari anche avuto in casa, una paperella di gomma: uno dei giocattoli più "pop" e diffusi di sempre, grazie alle sue forme e all'allegro colore giallo che la rende immediatamente visibile in mezzo al caos delle nostre giornate. L'innocua paperella è però diventata un simbolo dell'inquinamento dei nostri mari quando, nel 1992, una nave cargo partita da Hong Kong perse un carico di 28 800 giocattoli di plastica. L'insolito carico, chiamato Friendly Floatees come i giocattoli galleggianti per il bagnetto dei bambini, fu disperso nel nord del Pacifico e cominciò ad apparire sulle coste delle Hawaii e in Alaska, ma negli anni successivi gli avvistamenti si moltiplicarono sulle spiagge del Pacifico a qualsiasi latitudine. Le papere lambirono anche l'Artico per poi dirigersi nell'Oceano Altlantico, fino alle coste dell'Europa: un viaggio che rappresenta al meglio i rischi dei rifiuti plastici, persistenti e sempre in viaggio per i nostri mari, ma anche lacomplessità e variabilità delle correnti oceaniche che le hanno sparse per mezzo mondo.

Le Friendly Floatees: il lungo viaggio del carico disperso in mare

Nel 1992, la nave portacontainer Ever Laurel, di proprietà della compagnia Evergreen Marine (la stessa della famosa Ever Given, che bloccò il canale di Suez nel 2021) stava viaggiando da Hongkong verso gli USA. Durante una tempesta, la nave perse diversi container tra cui alcuni contenenti giocattoli Floatees, animali di gomma galleggianti: si trattava in totale di 28800 giocattoli di plastica, divisi in 4 gruppi di 7 200 tra paperelle gialle, castori rossi, tartarughe blu e rane verdi.

I container si aprirono in mare e le confezioni in cartone che contenevano i giocattoli andarono subito distrutte: il fatto che i giocattoli fossero galleggianti impedì che il carico andasse in profondità e letteralmente una marea di pupazzi cominciò un lungo viaggio, trascinata dalle correnti oceaniche.

Nello stesso anno, i primi giocattoli furono ritrovati dai cercatori (i cosiddetti beachcombers) sulle coste delle Hawaii, le terre abitate più vicine, e successivamente in Alaska. Una parte del carico fu trascinata indietro verso l'Asia dalla circolazione nord-pacifica, spinta dalle stesse correnti che hanno consentito la nascita della famosa "Great Pacific Garbage Patch", un'area con alta concentrazione di rifiuti plastici.

Un gran numero di giocattoli virò verso sud, varcando l'equatore e dirigendosi verso le coste dell'Oceania e del Sud America, mentre parte di quelli intrappolati dalle correnti del nord fu spinta attraverso lo stretto di Bering verso l'Artico. Negli anni 2000 furono trovate paperelle sulle coste atlantiche degli USA e della Gran Bretagna, ben 15 anni dopo l'incidente originario.

viaggio delle paperelle di gomma
Il lungo viaggio delle paperelle e degli altri giocattoli galleggianti Credits: NordNordWest, CC BY SA 3.0, via Wikimedia Commons

Paperelle per la scienza: lo studio delle correnti oceaniche

Per quanto simpatiche, queste paperelle costituirono ovviamente un danno ambientale, aggiungendosi alle tonnellate di rifiuti plastici giornalmente riversate nei mari dall'uomo. Gli oceanografi hanno comunque trovato il modo di trarre qualcosa di positivo dall'incidente: oggetti galleggianti ed estremamente resistenti sono infatti, ancora oggi, un ottimo metodo per studiare la complessa realtà delle correnti oceaniche.

Nello specifico, i ritrovamenti di Floatees dei primi due anni furono confrontati già nel 1994 con i modelli oceanici esistenti e con le evidenze di esperimenti su piccola scala (bottiglie rilasciate per scopi scientifici negli anni '60) e di un'altra grande dispersione accidentale in mare di 61000 scarpe Nike, nel 1990.

Considerando che meno del 3% degli oggetti galleggianti, siano essi volontariamente rilasciati o perduti per sbaglio, viene ritrovato e segnalato ai ricercatori o alle autorità, sfruttare disastri simili può essere molto utile per gli studiosi: gli esperimenti con bottiglie coinvolgono spesso poche decine o qualche centinaio di oggetti, con recuperi di appena qualche unità, mentre nel caso delle Nike furono recuperate più di 1600 scarpe.

I modelli, aggiornati con i dati dei ritrovamenti al 1994, portarono gli studiosi a prevedere il viaggio verso l'Artico e l'Atlantico del nord da parte delle paperelle, ipotesi confermata dai ritrovamenti degli anni 2000.

La paperella di plastica: un giocattolo storico

Le prime paperelle di plastica comparirono già alla fine del 1800, grazie al lavoro di Charles Goodyear, inventore della gomma vulcanizzata e fondatore dell'omonima azienda di pneumatici. I materiali usati le rendevano pesanti, non in grado di galleggiare: solo negli anni '30 del Novecento furono commercializzate paperelle "vuote", utilizzabili come pistole d'acqua (ideate dalla inventrice Eleanor Shannahan nel 1931) e quelle galleggianti per il bagno, commercializzate dalla Disney in accordo con una azienda produttrice di lattice.

Ancora oggi questi oggetti sono molto diffusi, anche per collezione: secondo il sito Guinness World Record, la più grande raccolta di papere è quella di Charlotte Lee, una donna statunitense che nel 2021 possedeva 5 631 differenti esemplari.

Paperelle gialle simbolo di protesta
Le paperelle sono spesso usate, per diversi motivi, anche come simbolo di protesta (Credits: Daggets, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons)

Le papere sono diventate anche dei simboli di protesta: dalle manifestazioni del 2015 a Belgrado contro la "gentifricazione" di una area fluviale, alle proteste anticorruzione del 2017 in Russia e contro il potere dei militari del 2020 in Thailandia, in diversi angoli del mondo le piazze si sono spesso colorate di giallo.

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