
L'incidente della funivia del Faito ha fatto tornare alla memoria la più recente sciagura funiviaria avvenuta in Italia: l'incidente della funivia Stresa-Alpino-Mottarone, sulla sponda piemontese del lago Maggiore, dove il 23 maggio 2021 persero la vita 14 persone e l'unico sopravvissuto fu il piccolo Etian Brian, all'epoca di 5 anni. La dinamica dell'incidente fu simile a quella avvenuta alla funivia del Faito: la rottura di una fune traente fece perdere il controllo a una delle cabine, che non riuscì a frenare e precipitò al suolo dopo l'urto con uno dei piloni dell'impianto.
L'incidente del 23 maggio 2021 a Mottarone: la cronaca
Sono le 12:15 del 23 maggio 2021, è la domenica di Pentecoste e c'è un bel sole a Stresa, elegante cittadina che si affaccia sulle acque del lago Maggiore. Una giornata ideale per prendere la funivia che collega la sponda del lago con un pianoro poco sotto la cima del Mottarone, un monte delle Alpi Pennine, e godersi una bella gita nella natura.
La cabina numero 3 è quasi arrivata alla stazione di vetta, però, quando la fune traente si spezza e la cabina scivola bruscamente lungo la fune portante. A questo punto avrebbe dovuto attivarsi il sistema di freni di emergenza per mantenere la vettura ben salda alla fune portante, ma questo non accade: la cabina scende ad alta velocità lungo la fune, con violenti sobbalzi che sbalzano a terra i 15 passeggeri a bordo.
Dopo un fatale urto con uno dei piloni di cemento dell'impianto, la cabina si sgancia dalla fune portante e precipita nel vuoto. Cade per oltre 20 metri nel mezzo del bosco: l'unico sopravvissuto è un bambino di 9 anni, l'israeliano Etian Brian, purtroppo rimasto orfano. Un altro bambino di 5 anni, Mattia Zorloni, viene trasportato al Regina Margherita di Torino, dove purtroppo i medici non riescono a salvarlo. Gli altri 13 passeggeri – 5 israeliani, un iraniano e 8 italiani, tra cui i genitori di Mattia – sono invece morti sul colpo.

Le cause dell'incidente e la vicenda giudiziaria
Le indagini hanno evidenziato che il cedimento strutturale della fune traente era dovuto al deterioramento della fune stessa dovuto all'usura. Un report tecnico stilato da esperti del Tribunale di Verbania ha stimato che il 68% della fune aveva subito affaticamento e corrosione. La Direzione Generale per le Investigazioni Ferroviarie e Marittime ha emesso un rapporto secondo cui le condizioni non sicure della fune erano dovute a forti carenze nella manutenzione dell'impianto.
Un altro aspetto importante della vicenda giudiziaria è il fatto che il sistema frenante di emergenza non sarebbe entrato in funzione perché intenzionalmente disattivato tramite dei “forchettoni” per impedire che le cabine si fermassero a causa di un malfunzionamento tecnico già noto ai gestori della funivia: sembra infatti che il sistema frenante non funzionasse bene bloccando così la funivia. La società Leitner, che gestisce l'impianto, è stata accusata di non aver svolto i necessari controlli e di non aver gestito in maniera corretta le operazioni di manutenzione, e ha stretto un accordo per un risarcimento milionario ai parenti delle vittime.
Leitner, insieme a Ferrovie del Mottarone, non ha ricevuto l'avviso di chiusura delle indagini, mentre al momento sono indagati il caposervizio dell'impianto Gabriele Tadini, l'amministratore dell'impianto Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio, oltre a Martin Leitner e Peter Rabanser.