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L’incredibile tradizione dei collari delle donne “giraffa” dei Kayan Lahwi o Padaung

Tra Myanmar e Thailandia vivono i Kayan Lahwi o Padaung, noti per la tradizione di far indossare alle donne dei collari costituiti di anelli metallici sin dall'infanzia che portano in apparenza ad avere il collo lungo. La pratica ha portato a soprannomi offensivi come "donne giraffa" o "donne cigno" ed è diventata oggetto di sfruttamento economico e turismo etnico.

13 Maggio 2024
7:00
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L’incredibile tradizione dei collari delle donne “giraffa” dei Kayan Lahwi o Padaung
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In alcuni villaggi al confine tra Myanmar e Thailandia vive un popolo, i Kayan Lahwi o Padaung (che fa parte di un gruppo etnico più grande, i Karen), in cui esiste ancora un'antica tradizione dalle origini poco chiare: molte donne indossano fin da bambine dei collari costituiti da anelli di metallo che ne deformano il corpo e che progressivamente danno l'impressione che il loro collo diventi lungo. In realtà è soprattutto il torace che rimane compresso, ma l'effetto finale è quello di rendere il collo troppo debole per reggere il capo: l'uso del collare diventa quindi imprescindibile. Questa tradizione ha portato nel tempo ad assegnare alle donne Kayan Lahwi vari soprannomi, spesso ritenuti offensivi, come "donne giraffa" o "donne cigno". La pratica sta inoltre venendo sfruttata a fini economici e in maniera coercitiva soprattutto dalla Thailandia. Il "turismo etnico" che ne deriva, infatti, porta molte ragazze e donne a indossare i collari non per mantenere viva una tradizione in cui credono, ma per ottenere in cambio del denaro con cui sopravvivere, nonostante i danni fisici che la pratica comporta.

Chi sono le donne Padaung dei villaggi tribali in Myanmar e Thailandia

I Kayan Lahwi sono uno degli almeno 135 gruppi etnici originari del Myanmar (o Birmania), nel Sud-est asiatico, sono presenti anche in alcuni villaggi della Thailandia e fanno parte del più ampio gruppo dei Karen. Un nome alternativo con cui vengono chiamati dalle altre minoranze è "Padaung" (traducibile come "colli lunghi").

Per l'incredibile peculiarità dei collari indossati dalle donne del gruppo, i Kayan Lahwi sono conosciuti in Europa fin dal 1300 grazie ai resoconti di Marco Polo presenti nella sua opera Il Milione. Negli anni '30 del ‘900 gli inglesi vennero a contatto diretto con le donne Kayan Lahwi: alcune ragazze furono infatti reclutate in Myanmar per andare a Londra e partecipare a vari spettacoli, soprattutto circensi, che attiravano folle di curiosi. Fu allora che la stampa dell'epoca attribuì loro il soprannome "donne giraffa".

donne giraffa londra

In cosa consiste la tradizione di far indossare collari alle donne

Le donne Padaung sono famose per indossare dei collari rigidi formati da anelli di ottone, anche se un tempo si utilizzavano anche l'oro e altri metalli preziosi. Il numero degli anelli viene aumentato al crescere dell'età: le bambine cominciano a indossarli intorno ai 5 anni e, nel corso del tempo, il loro collare viene sostituito da altri progressivamente più grandi. Il peso complessivo che può raggiungere l'ottone, fino a 10 kg, spinge pian piano in basso il collare sulle clavicole e comprime il torace. Il collo in sé, in questo senso, non viene allungato: è tutto il resto che si deforma.

Una volta indossato, il collare viene rimosso quasi solo esclusivamente per essere sostituito da uno nuovo e questa tendenza, anzitutto, rende progressivamente i muscoli del collo incapaci di sostenere la testa senza supporti; in secondo luogo, impedisce alla zona del collo di ricevere luce o di essere lavata; infine, determina sull'area di appoggio del collare delle contusioni permanenti. In buona sostanza, dopo più di 15 anni di utilizzo continuo, il collare finisce per essere di fatto parte integrante del corpo di chi lo indossa.

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Perché indossano gli anelli attorno al collo: le motivazioni culturali

Se causano questo tipo di danni fisici, perché le donne Kayan Lahwi indossano i collari? Gli antropologi hanno suggerito varie motivazioni, sia parlando direttamente con i Kayan Lahwi sia studiando la loro cultura. Ecco alcune delle spiegazioni più accreditate:

  1. anticamente i collari avrebbero reso le donne della tribù meno attraenti e, quindi, avrebbero scongiurato il loro rapimento e la loro messa in schiavitù da parte di gruppi rivali;
  2. al contrario, i collari potrebbero essere serviti per rendere più esile e attraente il collo femminile, quindi come mezzo di seduzione;
  3. il collo allungato avrebbe richiamato quello dei nāga, un'antica razza di semidei, rappresentati come dragoni o serpenti, presenti nella mitologia e nella religione vedica e induista. Molti altri gruppi etnici asiatici attribuiscono la loro origine all'unione tra un essere umano e una donna serpente, definita nagini, e i collari sarebbero serviti proprio per richiamare questa figura e quindi le origini semidivine della tribù;
  4. i collari potrebbero essere serviti, come raccontano altri miti locali, per proteggersi dai morsi di tigre sia, magari, in senso letterale sia, più probabilmente, in senso simbolico; in questo senso chiudiamo il cerchio e ritorniamo in qualche modo alla prima ipotesi, cioè quella di evitare rapimenti da parte di tribù nemiche.

Lasciando da parte le interpretazioni sull'origine della tradizione, oggi le donne Kayan Lahwi, quando viene loro chiesto il motivo per cui indossano i collari, affermano di farlo per sottolineare la propria identità culturale, perché rispecchia un certo canone di bellezza, per suscitare rispetto e ammirazione e anche, soprattutto, per motivi economici.

donne Kayan Lahwi perche indossano collari

Lo sfruttamento economico delle donne Padaung

Tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 del ‘900 i Kayan Lahwi e altri gruppi etnici fuggirono in gran parte dal Myanmar alla Thailandia perché discriminati e vessati dall'esercito birmano. Tra le altre cose, il Myanmar arrivò a rendere illegale la pratica dei collari nel tentativo di apparire più moderno. Come conseguenza, molte donne Padaung, in fuga o meno, smisero di indossare i collari.

In Thailandia, d'altro canto, le cose non andarono molto meglio: mentre la maggior parte dei rifugiati venne distribuita in enormi campi profughi, il governo thailandese fece costruire per i Kayan Lahwi dei villaggi appositi in modo tale da sfruttarne economicamente la presenza a fini turistici. Non solo, da quel momento in poi i Padaung hanno avuto enormi difficoltà a ottenere dalle autorità i permessi per lasciare il Paese o, in alternativa, la cittadinanza thailandese. Sono così mantenuti in un limbo burocratico e in un meccanismo di dipendenza economica. Per questo motivo l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha accusato la Thailandia di voler trattenere i Kayan Lahwi in uno stato di semi-prigionia.

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Attualmente, per visitare i villaggi Padaung è obbligatorio il pagamento di una tassa, la cui entità è cresciuta nel tempo fino ai quasi 20$ attuali e di cui i Kayan Lahwi percepiscono una percentuale ridotta. In aggiunta, il gruppo etnico si è organizzato e ha sviluppato del merchandising da vendere ai turisti. Considerando che nei periodi di punta ogni villaggio può contare su una cinquantina di visitatori al giorno, soprattutto cinesi, la condizione dei Kayan Lahwi si è assestata su un livello migliore rispetto a quella degli altri profughi e molti di loro l'hanno quindi accettata.

D'altro canto, tutte le donne che sono riuscite a emigrare hanno smesso di indossare i collari, così come molte giovani rimaste nei villaggi che, negli ultimi anni, in segno di protesta, hanno deciso di togliere gli anelli per dedicarsi ad altro. Insomma, è probabile che progressivamente la tradizione di questo popolo svanisca e da molti punti di vista è certamente un bene, visti i danni fisici che provoca e lo sfruttamento economico che ne deriva.

Classe ‘88, sono laureato in Scienze Geografiche e prima di Geopop ho lavorato per lo sviluppo di progetti socio-ambientali, scritto un romanzo di viaggio, insegnato Geografia, Storia e Lettere alle superiori e fatto divulgazione su YouTube e RaiGulp. Viaggiare e raccontare il mondo è la mia passione: geopolitica, luoghi, usi e costumi, storie… Da bambino adoravo Piero Angela e Indiana Jones.
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