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È davvero possibile far sparire un elefante? La risposta ovviamente è "no", anche se il grande illusionista Harry Houdini (1874-1926, pseudonimo di Erik Weisz) riuscì a convincere del contrario il pubblico dell'Hippodrome Theater di New York il 7 gennaio 1918. In quell'occasione fece entrare un elefante all'interno di una grande scatola e, pochi secondi dopo aver chiuso le tende, l'animale"scomparve", lasciando il pubblico sbigottito. Ma come fu possibile?
Attenzione: al momento non esiste una risposta certa, dal momento che del trucco non abbiamo alcun filmato o dichiarazione ufficiale dell'autore riguardo al trucco. Quello che possiamo fare è dare una spiegazione basandoci sulle teorie formulate da altri illusionisti nel corso dei decenni successivi.
Quando Houdini fece scomparire un elefante: la preparazione del numero illusionista
Come location per questo grande trucco di magia, come anticipato, venne scelto l'Hippodrome Theater di New York, uno tra i palchi più grandi dell'epoca. Questa scelta non fu casuale: un ambiente così grande rendeva più complesso capire le effettive dimensioni della "scatola" che sarebbe stata utilizzata per far scomparire l'animale. Secondo quanto annunciato da Houdini durante il numero, infatti, questa misurava 2,4 metri di altezza, ma è molto probabile che in realtà le sue dimensioni in realtà fossero decisamente maggiori e siano state date volutamente sbagliate. Come vedremo, questo dettaglio sarà fondamentale per comprendere il trucco dietro all'illusione.
La sera dello spettacolo, il 7 gennaio 1918, sul palco del teatro il prestigiatore Houdini per prima cosa mostrò al pubblico la grande scatola che da lì a poco avrebbe accolto l'elefante Jennie: sulla parte frontale erano presente due grandi tende, sul retro due porte con un'apertura circolare e al di sotto della base delle rotelle per ruotarla e spostarla.

Prima di far accomodare l'elefante vennero aperte le tende e le porte sul retro, in modo che il pubblico potesse constatare con i propri occhi che la strana scatola al suo interno era completamente vuota.
A questo punto venne fatto entrare l'elefante: si chiusero le porte sul retro, si tirarono i tendoni, e dodici robusti assistenti iniziarono a far ruotare la scatola di 180 gradi su sé stessa, rivolgendo cioè il retro verso il pubblico. L'operazione di rotazione richiese circa 7-8 minuti e chiunque si sarebbe aspettato di vedere l'elefante apparire dall'apertura delle aperture delle porte ma… puf! L'animale era sparito, e anche aprendo tende e porte sembrava non esserci traccia del pachiderma!
La spiegazione tecnica del trucco di Houdini
In apertura abbiamo citato il fatto che la scatola, probabilmente, aveva dimensioni più grandi rispetto a quelle dichiarata dall'illusionista: questa è proprio la chiave per capire il trucco. Durante la rotazione infatti l'elefante è stato fatto accomodare dall'addestratore sul bordo della scatola che, essendo di dimensioni ben superiori a quelle annunciate, aveva spazio per accoglierlo. Non è chiaro se l'animale fosse nascosto da un'ulteriore tenda nera presente all'interno della gabbia o se sia stato nascosto dagli stessi tendoni frontali, ma una cosa è certa: il pubblico dell'epoca restò senza parole – vista anche la disposizione dei posti che impediva una visuale completa dell'interno della gabbia. Pensate che il trucco ebbe così successo che venne riproposto in questo stesso teatro per ben 19 settimane di fila.
