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Brutalismo: la storia dell’iconico movimento architettonico in calcestruzzo a vista

L'architettura Brutalista torna in auge grazie all'omonimo film candidato agli oscar. Rappresenta uno stile costruttivo che predilige l'utilizzo del calcestruzzo a vista e la realizzazione di opere molto geometrizzate, come dimostrato da Le Corbusier con la sua Unité d'Habitation.

28 Febbraio 2025
18:30
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Brutalismo: la storia dell’iconico movimento architettonico in calcestruzzo a vista
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Il brutalismo è un movimento architettonico nato a metà del Novecento nel Regno Unito e in Francia ed è caratterizzato dell'ampio utilizzo di calcestruzzo a vista. Questo stile è nuovamente in auge dopo l'attenzione mediatica ricevuta grazie all'omonimo film, The Brutalist, uscito al cinema da qualche giorno e in corsa agli Oscar con ben 10 candidature. Da sempre generatrice di pareri discordanti, spesso in contrapposizione, l'architettura brutalista si è diffusa praticamente in tutto il mondo dal secondo dopoguerra ed è principalmente caratterizzata da un uso estremo del calcestruzzo nella sua forma grezza, ovvero priva di rivestimenti o finiture. Al tempo stesso, il risultato di questa applicazione identifica la generazione di opere strutturali relativamente complesse e a primo impatto "pesanti". Ma quanto ha senso dal punto di vista strutturale la realizzazione di opere di questo tipo?

Le origine dell'architettura brutalista

Coniato dal termine francese brut, che letteralmente significa grezzo, Il Brutalismo è una corrente architettonica che ha origini nel secondo dopoguerra, orientativamente negli anni '50. Il termine brut, nei fatti, aggettivava il calcestruzzo nel suo utilizzo al grezzo (Beton Brut), ovvero a vista, volendo utilizzare una traduzione più tecnica e meno letterale! In sostanza, si identificava con Beton brut un'opera in calcestruzzo che si mostrava così come veniva realizzata, senza utilizzare accorgimenti aggiuntivi o finiture in tal senso. Tra queste, una famosa opera che viene definita capostipite di questo stile è L’Unité d’Habitation (in foto), progettata da Le Corbusier.

Le strutture realizzate secondo i canoni del brutalismo sono contraddistinte da elementi imponenti in cemento armato, muri con minime aperture e spesso continui a tutta altezza. In questa modalità, gli elementi in calcestruzzo assolvono sia alla loro funzione strutturale, quella primaria, che alla funzione architettonica nel complesso, che diventa però quasi più importante di quella strutturale. Di contro, ne consegue una struttura spesso fredda, geometricamente squadrata e poco adatta all'ambiente in cui viene realizzata: si predilige quindi la funzionalità ma si trascura volutamente l'aspetto estetico e di armonia con il contesto.

Il lato ingegneristico dell'architettura Brutalista

L'utilizzo del calcestruzzo nel periodo del dopoguerra Italiano è ancor più enfatizzato dalla fine del regime Fascista e dalla rimozione dei divieti imposti da questo, soprattutto in tema di costruzioni. Pertanto, la ricostruzione del dopoguerra vede implicitamente nell'utilizzo del Cemento Armato una propaganda antifascista, che trova profonde radici nelle applicazioni tecniche di settore e per questa ragione spopola nelle costruzioni di quegli anni.

Il calcestruzzo è infatti il materiale predominante nelle realizzazioni Brutaliste. L'utilizzo a facciavista rende lo stesso molto più presente che in una classica struttura in cemento armato, come quelle che siamo abituati a vedere oggi. Ne consegue che ogni parte della struttura realizzata è una parte strutturale, che contribuisce alla statica e alla resistenza del sistema. Di contro, l'utilizzo di grosse quantità di calcestruzzo fa propendere verso la realizzazione di strutture più pesanti. Altro fattore da non trascurare è sicuramente legato alla sostenibilità dell'opera, sia nei riguardi della sua realizzazione, ma anche per quanto concerne la manutenzione: l'esposizione diretta del calcestruzzo agli agenti atmosferici, senza adeguata protezione, è causa di un prematuro degrado dello stesso che può essere sanato solo intervenendo costantemente al ripristino puntuale dei danneggiamenti. Inoltre, la mancanza di strati di intonaco, necessari proprio per garantire ulteriore protezione agli strati corticali di calcestruzzo esposti, enfatizza ancor più questo problema.

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Architettura brutalista in Italia e nel mondo

In Italia, a Milano, la Torre Velasca è un famoso esempio di realizzazione brutalista degli anni '50. Anche il Palazzo di Giustizia a Firenze è una nota realizzazione brutalista a livello internazionale. Oltreoceano, invece, è spesso ricordato il Municipio di Boston o le unità abitative modulari di Habit 67, in Canada.

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Sebbene non propriamente identificabile come corrente brutalista, in epoca più moderna è – tra le altre – l'architettura di Zaha Hadid a richiamare spesso l'utilizzo del calcestruzzo a facciavista: si pensi, ad esempio, alla stazione marittima di Salerno o al Museo Nazionale delle Arti (MAXXI). La realizzazione di calcestruzzi che abbiano un aspetto gradevole al finito senza aggiunte di intonaco o ulteriori strati di finitura, mette a dura prova le maestranze e rappresenta la vera sfida realizzativa e di durabilità di questa tipologia di opere.

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Azienda Ospedaliera Universitaria "Federico II". Credit: Yeagvr

Oggigiorno, le innovative tecniche di realizzazione del calcestruzzo (ad esempio, con uso di particolari additivi) e la maggiore industrializzazione del processo rispetto agli anni precedenti, hanno contribuito a minimizzare i problemi legati alla durabilità, che però restano purtroppo evidenti nel costruito esistente, parte predominante del patrimonio edilizio mondiale.

Riferimenti
Tullia Iori - Brutalismo Raffinato, IIC 860
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