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22 Marzo 2024
12:15

Lo “ius primae noctis” o “diritto della prima notte” è davvero esistito? No, è una bufala

Lo ius primae noctis, o diritto del signore, è uno dei miti riguardanti il Medioevo più duri a morire. Sarebbe consistito nel diritto dei signori feudatari a consumare la prima notte di nozze al posto dei suoi contadini, ma si tratta in realtà di una fantasia, un equivoco nato dopo la fine del Medioevo.

A cura di Andrea Basso
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Lo “ius primae noctis” o “diritto della prima notte” è davvero esistito? No, è una bufala
ius primae noctis vero bufala

Con l’espressione latina ius primae noctis, letteralmente “diritto della prima notte”, si intende un presunto privilegio che alcuni signori feudali dell’Europa medievale avrebbero esercitato sui loro contadini quando questi si sposavano. È conosciuto anche come “diritto del signore”, espressione derivante dal francese droit du seigneur; in Spagna si chiamava derecho de prenada. Questo diritto avrebbe consentito al nobile di giacere con la sposa durante la prima notte di nozze al posto del marito. In realtà questo diritto non è mai esistito: si tratta di una fantasia sorta da alcuni equivoci nati tra ‘400 e ‘500  a riguardo dell’interpretazione giuridica dei diritti feudali, condizionata dal pregiudizio negativo che gli studiosi del Rinascimento e dell’età moderna avevano nei confronti del Medioevo.

ius primae noctis mai esistito davvero

Facciamo debunking: lo ius primae noctis è una fantasia

Nonostante si tratti di un presunto diritto medievale, lo ius primae noctis non viene mai menzionato in nessuna fonte storica, giuridica o notarile medievale. La mancanza di menzioni e fonti a riguardo è già di per sé eloquente sull’inesistenza di questo diritto, considerando la diffusione che il tema ha avuto nelle epoche successive. Durante il Medioevo europeo, infatti, si sviluppò una raffinata tradizione giuridica che ci ha permesso di ricostruire con precisione una gran parte delle leggi, dei diritti e degli obblighi che regolavano la vita dell’epoca. Nell’enorme mole di conoscenze che possediamo, lo ius primae noctis non compare mai. Ma se non è mai esistito, come è nata questa fantasia?

Com'è nata la bufala dello ius primae noctis?

Nel corso del Rinascimento, tra il ‘400 e il ‘500, gli studi giuridici si svilupparono anche grazie alla riscoperta dell’antico diritto romano. Durante l’Età moderna, col rafforzamento delle monarchie assolute, iniziò un processo di erosione dei diritti feudali da parte dei re, con la finalità di esercitare maggiore controllo sui nobili. Per questo motivo, i giuristi di quest’epoca cominciarono a studiare con profondo interesse le leggi, i diritti e i doveri dei secoli precedenti, in alcuni casi senza però riuscire a comprenderli appieno, perché lo scorrere del tempo aveva cambiato o fatto dimenticare il significato preciso di alcune parole o concetti giuridici medievali. Questi studiosi ovviamente avevano tutto l’interesse a dimostrare come il passato fosse stato un periodo oscuro e oppressivo e l’occasione di farlo maliziosamente si tradusse nel travisare alcuni diritti feudali.

Fra i tanti diritti che un signore esercitava fra i suoi contadini, la parte più consistente era di natura economica. I servi della gleba erano tenuti a pagare un canone d’affitto al proprietario del terreno, ovvero il feudatario, che aveva quindi tutto l’interesse a far sì che i suoi contadini continuassero a lavorare. A questo scopo c'era un diritto, attestato sicuramente nella Francia del ‘200, che permetteva al feudatario di porre un veto al matrimonio fra una delle sue contadine e un uomo proveniente da un altro villaggio, perché non ci fossero così problemi relativi all’eredità e alla successione dell’affitto del terreno.

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In molti paesi italiani esistono leggende legate allo ius primae noctis. Una delle più note è quella della mugnaia di Ivrea, una delle figure più importanti dello storico carnevale piemontese. Credit: Laurom

In un documento relativo al villaggio di Verson e datato al 1247, i contadini e il signore raggiunsero un accordo secondo il quale dietro al pagamento di una tassa, il feudatario rinunciava al suo diritto di veto. Questo meccanismo secondo il quale i contadini pagavano tasse, fra cui quella sui matrimoni, in cambio della rinuncia a particolari diritti feudali è piuttosto comune negli ultimi secoli del Medioevo. Negli studi giuridici successivi, non senza malizia, i giurisperiti rinascimentali hanno voluto vedere una forma di ius primae noctis.

Questa tendenza maliziosa fu influenzata anche dalla mancanza di conoscenza della derivazione di alcune terminologie della lingua giuridica medievale. Alcuni esempi di tasse sul matrimonio scambiate per ius primae noctis dai giuristi sono il fodro e il culagium. Il fodro era una tassa pagata per finanziare le scuderie del re e la parola ha un’etimologia germanica: è imparentata infatti col termine inglese fodder, “foraggio”. Non essendo a conoscenza del fatto linguistico, a distanza di secoli, alla fine del ‘700 in Italia, uno studioso interpretò la parola fodro come una contrazione della parola “fodero”, intendendola come un sinonimo dell’organo genitale femminile. La parola culagium invece deriva dal latino colligare, “raccogliere”, ed era usata nei testi giuridici medievali per indicare la colletta per il pagamento di alcune tasse nel regno di Francia, tra cui alcune sul matrimonio. Non cogliendo l’origine della parola, i giuristi di epoca moderna la interpretarono sulla base dell’assonanza oscena.

In Età moderna quindi l’esistenza dello ius primae noctis si cristallizzò nella cultura, tanto che alcuni nobili, ancora nel ‘500 e nel ‘600, pensavano che alcune tasse sul matrimonio dovute loro dai contadini esistessero perché i loro antenati del Medioevo avevano accettato di commutare il diritto di andare a letto con la sposa in cambio dell’imposta. Da allora in poi, lo ius primae noctis è rimasto come una fantasia utile a connotare il Medioevo come un’epoca oscura.

Fonti
Barbero A., Medioevo da non credere. Lo ius primae noctis
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