
È un consiglio tramandato di generazione in generazione un po’ in tutto il mondo Occidentale: “Se non riesci a dormire, mettiti a contare le pecore!”. Secondo antiche credenze, infatti, la conta sarebbe così stancante da indurre le povere anime insonni a un placido sonno quasi istantaneo. Ma che origini ha questa pratica? Nonostante sia molto conosciuta in Occidente, sembra che abbia radici in Medio Oriente, e risale a molti secoli fa. Tramandata di generazione in generazione, un po' tutti noi ne abbiamo fatto uso. Gli scienziati, però, non hanno mai trovato riscontri scientifici che ne attestassero il funzionamento.
Contare le pecore è efficace? Lo studio
Contare le pecore mentre saltano lo steccato una a una è un modo per occupare la mente con qualcosa di semplice, ritmato e ripetitivo, che alla lunga “strema” il corpo. Per le persone che si distraggono molto facilmente, però, difficilmente la conta sarà un metodo efficace e perseguibile. Ciò vale anche per chi ha pensieri ossessivi, che non riuscirà a mantenere il flusso di pecorelle saltellanti che si è figurato davanti agli occhi.

Tuttavia, sembra proprio che non ci sia alcuna evidenza scientifica che questo metodo funzioni. Nel 2002, Allison Harvey, psicologa cognitiva dell'Università di Oxford, fece un esperimento insieme a un collega: divisero 50 volontari insonni in tre gruppi, ognuno con lo specifico compito di utilizzare diverse strategie per addormentarsi. Il primo gruppo doveva contare le pecore, il secondo doveva concentrarsi su una serie di pensieri tranquilli e rilassanti e l'ultimo è stato lasciato a se stesso. Il risultato? Le persone del secondo gruppo si sono addormentate in media 20 minuti prima rispetto a quelle degli altri due. Il gruppo che contò le pecore fu quello che si addormentò più tardi, e chi ne faceva parte presentava segni di irrequietezza. Quindi no, contare le pecore non è un metodo utile per addormentarsi: «Contare le pecore non tiene lontane le preoccupazioni in modo efficace», ha affermato la dottoressa Harvey.
Esistono metodi più efficaci per addormentarsi, come creare una routine per rilassarsi o provare la meditazione e – se nessuna delle due funzionasse – assumere la melatonina (un ormone naturale che aiuta a regolare il ciclo sonno-veglia), un valido aiuto per arrivare nel mondo dei sogni. Ricordiamo inoltre che ci sono azioni da evitare per favorire il sonno, come mangiare troppo pesante, fare attività fisica poche ore prima di mettersi a letto e, soprattutto, guardare gli schermi fino a quando non si spegne la luce.
Perché contiamo le pecore per addormentarci: le origini della credenza
In letteratura questa pratica viene citata per la prima volta nel Disciplina Clericalis di Pietro Alfonsi, opera risalente al XII secolo che contiene proverbi e sentenze di filosofi noti e sconosciuti (principalmente di origini arabe), che in uno dei suoi capitoli parla in termini umoristici della conta delle pecore. Probabilmente quindi, per quanto la conta delle pecore sia famosa in Occidente, l'idea è nata nel mondo arabo antico.

Nel Novellino, raccolta di novelle toscane risalente all'ultimo ventennio del Duecento di autore ignoto, il narratore esorta il committente dell'opera a immaginare le pecore che attraversano lo steccato «così che tu possa dormire bene».
Rifacendosi probabilmente al Novellino, persino Miguel de Cervantes citò la conta (non delle pecore ma delle capre) nel suo celebre Don Quixote (il nostro Don Chisciotte della Mancia), senza però far menzione all'addormentarsi:
Sua Eccellenza – disse Sancho Panza – non dimentichi di contare tutte le capre, perché se anche solo una di loro dovesse scapparle dalla memoria, sarebbe la fine della storia!
Harriet Martineau, riconosciuta come la prima sociologa donna della storia, nel 1832 fece accenno alla conta delle pecore nel suo libro Esempi di politica economica:
Era uno spettacolo di monotonia vedere una pecora dopo l'altra seguire quella avventurosa, ciascuna a turno appoggiando le zampe anteriori sulla breccia del recinto, sollevando dietro di sé le zampe posteriori, guardandosi intorno per un istante dalla cima, e poi tuffarsi nel fossato asciutto, imbottito di ciuffi di lana. […] Il ricordo della scena servì a far addormentare il proprietario terriero più di una volta, dopo un treno di pensieri ansiosi che lo avevano tenuto sveglio.