Se avete paura che una giornata in piscina possa intaccare la vostra abbronzatura, state tranquilli: il cloro utilizzato come disinfettante nelle piscine non ha nessuna azione sulla melanina (la molecola responsabile dell’abbronzatura). L'acqua della piscina non toglie quindi l'abbronzatura e non ha alcuna azione sbiancante sulla nostra pelle. Se dopo una giornata in piscina vedete la vostra abbronzatura “sbiadita” è perché il contatto prolungato con il cloro può disidratare e seccare la pelle, dandole temporaneamente un aspetto più opaco e biancastro. Vediamo come nel dettaglio.
Perché il cloro non rovina l'abbronzatura
Quando ci abbronziamo, la pelle si scurisce naturalmente a seguito della produzione di melanina da parte dei melanociti presenti nella base dell’epidermide. Questo processo naturale viene attivato dall’interazione con la componente ultravioletta (UV) dei raggi solari, con lo scopo di proteggere la pelle dai loro effetti negativi. Si tratta quindi di un meccanismo di protezione. Ciononostante, ribadiamo che l’esposizione al sole deve essere sempre accompagnata dall’applicazione di appositi filtri solari che garantiscono una migliore e più sicura protezione dai danni dei raggi UV, anche quando siamo già abbronzati.
Ci sono diversi fattori che possono rovinare la tintarella, ma il cloro non è uno di essi e non schiarisce l'abbronzatura. Il cloro infatti non interferisce nel processo di sintesi della melanina, né è in grado di degradarla una volta che è stata prodotta. Perché allora vediamo l’abbronzatura scolorire dopo una nuotata in piscina?
Quali sono gli effetti del cloro sulla pelle
Non è solo una nostra impressione se sentiamo la pelle “tirare” dopo una nuotata in piscina: il cloro tende infatti a disidratare la pelle,dandole un aspetto più opaco e biancastro. Anche se non è ancora del tutto chiaro come lo faccia, sembra sia coinvolto il film idrolipidico cutaneo.
Quest'ultimo è una sorta di pellicola che protegge la superficie cutanea, ed è costituito da una parte idrosolubile e una parte lipidica (di grassi). Il film idrolipidico permette di mantenere la funzionalità dello strato corneo, lo strato più superficiale dell’epidermide: lo mantiene elastico, idratato e compatto e, grazie al pH leggermente acido (5.5) e alla presenza di enzimi fornisce una prima protezione nei confronti di batteri e patogeni.
Secondo alcuni studi, il cloro presente nelle piscine riduce il fattore di idratazione naturale (NMF) dello strato corneo, il pH e il livello di sebo della pelle. Questo porta a riduzione e disfunzione del film idrolipidico e alla perdita di acqua (disidratazione) dello strato corneo stesso, che risulta più ruvido e meno compatto, come indicato nell’immagine.
Inoltre, un film idrolipidico danneggiato, rende la pelle più soggetta all’attacco di agenti patogeni.
Quindi, anche se sembra un paradosso perché siamo immersi in acqua, il cloro presente nelle piscine, così come il sale nell’acqua di mare, possono disidratare la nostra pelle squilibrando e diluendo il film idrolipidico. Le cellule disidratate hanno un aspetto più biancastro e opaco, che ci fa credere di aver perso l’abbronzatura, ma in realtà si tratta solo di una temporanea mancanza di idratazione, che può essere ripristinata con l’utilizzo di prodotti idratanti.
Oltre al cloro in sé, anche altri fattori possono contribuire alla disidratazione della pelle quando nuotiamo in piscina, tra cui l’acqua stessa (che diluisce il fattore di idratazione naturale), il pH, la temperatura della piscina e ovviamente il tempo che trascorriamo a mollo.
A lungo andare, se la disidratazione continua, la pelle tenderà a desquamarsi, perdendo le cellule dello strato corneo che contengono la melanina dell’abbronzatura. Ma è la desquamazione dovuta alla mancanza di una corretta idratazione della pelle a farci perdere l’abbronzatura, non il cloro in sé.
Il cloro della piscina fa male? I rischi dell'utilizzo
Il cloro è utilizzato come agente disinfettante nelle piscine per evitare la formazione e proliferazione di batteri e agenti patogeni, grazie alla sua azione ossidante. Proprio questa azione ossidante però è la causa dei potenziali danni sul nostro organismo: il cloro infatti non distingue le cellule batteriche da quelle umane e agisce allo stesso modo su entrambe, creando disturbi a occhi, mucose (soprattutto quella respiratoria) e ovviamente anche alla pelle. Inoltre, il cloro reagisce con residui organici presenti nelle piscine (come urina, sudore, residui di pelle) per formare dei sottoprodotti tra cui cloroammine, trialometani e acido aloacetico, anch’essi irritanti e tossici a concentrazioni elevate.
Oltre alla disidratazione della pelle, soggetti più sensibili o con patologie dermatologiche possono avere delle vere e proprie irritazioni, con rash cutanei, prurito e infiammazione legate alla presenza di cloro, fino addirittura ad avere gravi eruzioni cutanee da contatto (dermatite da cloro).
Non c’è comunque da preoccuparsi, perché i livelli di cloro nelle piscine e le modalità di disinfezione previste dall’Accordo Stato-Regioni sui problemi igienico-sanitari delle piscine, pubblicato nel marzo 2003, garantiscono la sicurezza dei bagnanti.