La “brain fog” (in italiano “cervello annebbiato” o "nebbia cognitiva") è un termine che non indica una patologia, né un disturbo neurologico, ma una condizione di reale confusione mentale provata da tantissime persone, in cui i pensieri non sono nitidi e tutto sembra muoversi a rallentatore. Chi è colpito da questo fenomeno racconta di difficoltà nel concentrarsi e di una sensazione generale di stanchezza, come se “stare al passo” con gli impegni di tutti i giorni fosse una task quasi impossibile. Se anche voi non vi ricordate dove avete lasciato le cose (e quando le trovate spesso sono in posti strani!), vi dimenticate spesso gli appuntamenti e rifate le stesse cose più volte perché pensavate di non averle fatte prima, forse potreste avere la brain fog.
Dalla pandemia di COVID-19 in poi le ricerche di questo termine su Google sono aumentate del 120%, e i video a riguardo hanno più di 400 milioni di visualizzazioni, indici del fatto che molte persone potrebbero soffrirne. Ma quali sono le cause di questo fenomeno?
Quali sono i sintomi della nebbia cognitiva
La nebbia cognitiva solitamente si presenta con questi sintomi:
- Vuoti di memoria (dimenticare date, eventi e cose da fare; entrare in una stanza e non ricordarsi il perché, rifare le stesse cose dimenticando di averle già fatte prima)
- Lentezza cognitiva e scarsa concentrazione (impiegare molto tempo per elaborare i concetti)
- Difficoltà di comunicazione (non trovare le parole)
- Difficoltà nell’organizzarsi e prendere decisioni
- Sensazione generale di confusione mentale e stanchezza (sentirsi consumati mentalmente e fisicamente)
C'è chi sperimenta questi sintomi solo per qualche ora o pochi giorni, spesso a causa della privazione di sonno o dello stress, ma poi passano. Per alcune persone, invece, tutti questi sintomi sono la quotidianità, e nonostante non implichino danni strutturali al cervello, possono avere un impatto negativo sul benessere psicofisico.
Quali sono le cause della nebbia cognitiva
La brain fog può essere causata da diete sbilanciate e lunghi periodi di stress, ma le cause possono essere anche farmacologiche (effetti collaterali di un farmaco o trattamenti chemioterapici) o patologiche (fibromialgia, sclerosi multipla, lupus, encefalomielite mialgica, sindrome da stanchezza cronica). La nebbia cognitiva avvolge anche chi soffre di ansia e depressione.
La relazione tra nebbia cognitiva e long-COVID
Il periodo di lockdown dovuto al COVID-19 ha avuto degli effetti sul cervello, ma gli scienziati devono ancora individuarli con precisione. Indubbiamente, però, sono gli strascichi di questo virus, ossia il "long-COVID" a pesare di più: durante e dopo la pandemia molte persone in tutto il mondo hanno sperimentato sintomi di confusione mentale, sia per brevi periodi che per vari mesi.
Uno studio del King’s College di Londra ha rilevato che la brain fog da long-Covid è paragonabile a invecchiare di 10 anni in un colpo solo, mentre la Stanford Medicine ha descritto la crescita del fenomeno come una “crisi della salute mentale”.
C’è un modo per curare ed eliminare la nebbia cognitiva?
La buona notizia è che in genere le persone si riprendono da questo stato di confusione mentale. I primi passi? In primis la cura del corpo, e quindi adottare una dieta equilibrata, cercare di fare movimento (quando possibile a contatto con la natura) e dormire dalle 8 alle 9 ore a notte. Un'altra azione utile per allontanare la nebbia cognitiva è evitare fonti di stress inutili, per quanto possibile, e tutte quelle situazioni che "pesano" sulla psiche.
Se si ha una vita ricca di impegni tenere un'agenda o fare delle liste può essere d'aiuto per liberare un po' di spazio nel cervello (immaginiamolo come un PC: a volte bisogna "liberare la RAM", perché se è troppo piena funziona male). Così facendo si fa spazio alle informazioni strettamente necessarie.
Se lo stato di confusione mentale persiste nonostante ciò, è consigliabile parlarne con il proprio medico di fiducia. I sintomi potrebbero essere dovuti a uno stato depressivo, e in quel caso la cosa migliore è farsi seguire da uno specialista e intraprendere un percorso di psicoterapia.