Mercoledì 6 ottobre alle 3 del mattino (ora locale) il Pakistan è stato colpito da un terremoto di magnitudo 5,9, il cui epicentro è posto nella parte più a nord del Belucistan, la regione centro-meridionale del Paese. Al momento, purtroppo, sono state registrate già venti vittime – come confermato dall'Autorità per la gestione dei disastri pakistana – ma il bilancio è destinato a salire, visti gli oltre 300 feriti e le operazioni di soccorso ancora in atto.
Cosa sappiamo del terremoto in Pakistan?
Come confermato dalle prime misurazioni dell'United States Geological Survey (USGS), il terremoto – causato probabilmente dall'attivazione di una faglia inversa – ha una magnitudo pari a 5,7 (poi corretta e alzata a 5,9) e un ipocentro situato a 9 km di profondità – quindi parliamo di un terremoto piuttosto superficiale. L'epicentro del sisma è stato invece individuato in un punto a circa 15 km dalla città di Harnai, nella montuosa provincia del Belucistan.
Il terremoto ha causato un'interruzione di energia elettrica nell'area e molte case in mattoni crudi – tipiche dei minatori dell'area – sono crollate. Per quanto riguarda le miniere di carbone, non è ancora stato accertato il numero esatto di crolli, anche se almeno un caso è confermato. Oltre ai danni legati al terremoto in sé, sono stati segnalati disagi a causa di frane che hanno bloccato le principali vie di comunicazione, rallentando l'intervento dei soccorsi.
Perché ci sono terremoti in Pakistan?
I terremoti, come sappiamo, si verificano spesso lungo ai margini di placca, cioè al contatto tra due diverse placche tettoniche. In questo caso, gli attori in scena sono la Placca Indiana e quella Eurasiatica, il cui scontro ha dato vita alla catena dell'Himalaya. A dispetto di quanto si potrebbe pensare, ora che si sono scontrate, le due placche non si sono fermate ma, anzi, secondo le stime USGS, continuano a muoversi l'una rispetto all'altra mediamente di circa 4-5 cm all'anno – anche se la zona colpita registra un valore medio attorno ai 2,9 cm all'anno. Lo scontro ha creato delle faglie i cui movimenti, a loro volta, generano terremoti. Come risultato, l'area ai piedi dell'Himalaya è una tra le più sismiche al mondo.
Come è ben visibile dall'immagine sottostante, ogni cerchio colorato corrisponde ad un terremoto mentre le linee nere più marcate corrispondono alle principali faglie. È chiaro come la maggior parte dei terremoti sia stata registrata nei pressi di una faglia, così come accade in ogni zona sismica. Abbiamo poi cerchiato in giallo l'area colpita il 6 ottobre dal terremoto e, come possiamo vedere, al suo interno sono già presenti altri cerchi: in altre parole in questa zona, negli anni passati, si sono già verificati terremoti superficiali di media intensità. Uno dei casi più recenti si è verificato nel 1935 a Quetta – a circa un centinaio di chilometri da Harnai – quando un terremoto di magnitudo 7,6 costò la vita ad almeno ventimila persone.