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Nei secoli precedenti all'invenzione della carta furono utilizzati moltissimi supporti per la scrittura, tra cui i più utilizzati in assoluto sono il papiro e la pergamena. A volte questi due termini vengono scambiati, ma si tratta di due materiali completamente diversi tra loro: il papiro (utilizzato soprattutto nell'antico Egitto) infatti è di origine vegetale ed è tendenzialmente più delicato, mentre la pergamena (usata per esempio nell'Europa del Medioevo) è di origine animale e in linea di massima offre una maggiore resistenza all'usura.
Cos'è e come è fatto il papiro
Con la parola "papiro" ci si può riferire sia al supporto utilizzato dagli egizi per la scrittura, sia alla pianta utilizzata per la sua produzione. Quest'ultima (il cui nome botanico è Cyperus papyrus) è tipica degli ambienti fluviali e paludosi e proprio per questo motivo cresceva spontaneamente lungo le rive del Nilo. Normalmente il gambo è spesso dai 5 agli 8 centimetri alla base, ha una sezione triangolare e può raggiungere fino a 4 metri di altezza: è proprio dalla scorza verde del gambo che si estrae il midollo bianco, essenziale per la produzione del foglio di papiro.

Ad oggi non conosciamo l'esatto procedimento di produzione dei fogli, ma si ritiene che per prima cosa venisse tagliata una sezione del gambo larga qualche decina di centimetri e, dopo aver tolto la scorza esterna, veniva tagliato il midollo in strisce sottili e uniformi. Queste venivano poi messe le une accanto alle altre, formando una serie di strati orizzontali e verticali alternati tra loro che, una volta seccati e pressati, aderivano tra loro a formare un supporto per la scrittura.
Pensate che il papiro più antico ad oggi rinvenuto risale al 2900 a.C. e abbiamo testimonianze dell'utilizzo di questo materiale fino al XI secolo d.C.

Cos'è e come è fatta la pergamena
L'invenzione della pergamena è successiva a quella del foglio di papiro e avvenne nella città di Pergamo (dalla quale prende il nome) nell'attuale Turchia. Pensate che questo materiale, ironia della sorte, fu introdotto nel II secolo a.C. proprio per sopperire ad una carenza di papiro: dal momento che erano necessari supporti alternativi per la scrittura, si decise di provare con la pelle di alcuni animali.
Dal punto di vista tecnico, per produrre la pergamena bisognava immergere nella calce la pelle – solitamente di capra, vitello o pecora – e disporla poi su un telaio, tenendola in tensione. Veniva poi raschiata per togliere i peli, re-inserita nella calce e infine lasciata asciugare. Il risultato finale era un materiale duro, liscio, sensibile alle variazioni di umidità e di colore biancastro.

Per secoli questo materiale è stato utilizzato per dar vita a libri, manoscritti e documenti ufficiali, tant'è che in moltissime biblioteche e musei ne sono ancora conservate numerose copie.
Tra l'altro quanto si parla di pergamene talvolta può capitare di imbattersi nel termine "vellum": questo fa riferimento a una particolare tipologia di pergamena particolarmente fine e prodotte dalla pelle di vitello.