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A Pompei si trova tanta arte erotica non perché fosse più libertina delle altre città romane ma, essendosi conservata meglio degli altri centri urbani antichi, di conseguenza è più semplice conoscere come si svolgeva la vita quotidiana. Inoltre, all’epoca la mentalità era diversa da quella attuale e, per molti aspetti, molto più aperta in materia di sesso, in particolare per gli uomini. L’arte erotica di Pompei include raffigurazioni dei genitali maschili, considerati un simbolo di fertilità, affreschi con scene di sesso dipinte nei lupanari – case di prostituzione – e scritte che descrivevano i servizi offerti.
L’arte erotica di Pompei
Presso gli scavi di Pompei abbondano le raffigurazioni di carattere erotico: in numerose case private sono presenti decorazioni, dipinte o scolpite, che raffigurano organi genitali maschili, talvolta di dimensioni spropositate. Alcune sono semplici raffigurazioni dei genitali, in altri casi si tratta di dipinti o sculture di divinità, come Priapo, dotate di falli di enorme dimensione, talvolta usati anche come segnali per indicare la strada verso i lupanari.

In alcuni edifici, inoltre, sono presenti affreschi raffiguranti scene di rapporti sessuali di vario genere. Affreschi di questo tipo sono presenti soprattutto nei lupanari, cioè nelle case di prostituzione e, probabilmente costituivano una sorta di “catalogo” delle prestazioni che le prostitute offrivano. Il lupanare più famoso di Pompei, oggi meta di tutti i visitatori degli scavi, è quello situato nella Regio VII, vicino alle Terme Stabiane, ma simili strutture erano presenti anche in altri punti della città. Inoltre, esistevano i lupanari privati, situati in case di persone facoltose, nelle quali operavano una o più prostitute, pressoché in tutti sono presenti affreschi di scene erotiche.

Talvolta, raffigurazioni erotiche sono presenti anche negli edifici termali, come nelle Terme suburbane, situate presso Porta Marina (dove oggi inizia il percorso di visita, appena dopo la biglietteria).
Agli scavi, abbondano anche attestazioni di scritte erotiche: nel lupanare della Regio VII, tra le varie scritte è presente la seguente: «Hic ego puellas multas futui», cioè «Qui ho avuto rapporti sessuali con molte ragazze». Nella Casa dei Vettii, dove operava una prostituta, si legge ancora la scritta con le informazioni sul servizio e sulle tariffe: «Eutychis, graeca a[ssibus] II moribus belli», cioè «Eutychis, greca, di buone maniere, [disponibile] per due assi».

L’arte erotica di Pompei ha sempre colpito l’immaginario dei visitatori. Nel 1819, pochi decenni dopo l’inizio degli scavi, il sovrano Francesco I di Borbone ordinò che le opere di carattere sessuale fossero tenute nascoste alla vista dei cittadini, facendole raccogliere in una sezione apposita del Museo archeologico di Napoli, il Gabinetto segreto, accessibile solo dai visitatori di età adulta e moralmente irreprensibili (il Gabinetto esiste ancora oggi, ma è visitabile liberamente; l’unica restrizione riguarda i minori di 14 anni, che devono essere accompagnati da un adulto).
Il significato dell’arte erotica di Pompei
In linea di massima, a Pompei si osservava la stessa morale delle altre città romane, se è presente tanta arte erotica è perché la città, grazie alla lava del Vesuvio che la coprì nel 79 d.C., si è conservata meglio degli altri centri romani e gli scavi consentono ai visitatori rendersi conto della vita quotidiana dei pompeiani; è come se l’eruzione avesse scattato un’istantanea di Pompei, fotografando anche le abitudini sessuali dei cittadini.
Inoltre, l’abbondanza di arte erotica si spiega anche perché la mentalità romana in materia di sesso fosse meno restrittiva della nostra, almeno per quanto riguardava gli uomini. In particolare, la presenza di raffigurazioni di affreschi con scene di sesso era dovuta alla vasta diffusione della prostituzione che, esercitata quasi sempre da donne straniere di umili origini, era considerata un servizio di grande utilità sociale perché consentiva agli uomini di sfogare i propri istinti senza compromettere l’onorabilità delle donne sposate. Per questo a Pompei esistevano tanti lupanari. Le prostitute avevano necessità di pubblicizzare i loro servizi e perciò i lupanari erano pieni di raffigurazioni erotiche.

Non tutte le immagini erotiche presenti nella città, però, avevano scopi sessuali. La raffigurazione dei genitali maschili, in particolare, non era intesa in senso erotico, ma come simbolo di fertilità e prosperità: essendo uno “strumento” per la riproduzione, il fallo era considerato di buon auspicio, come per noi sono ferri di cavallo e cornetti (per altro, il cornetto deriva proprio dal fallo).