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16 Giugno 2025
12:31

Perché dovevamo aspettarci l’attacco israeliano e la controffensiva iraniana: cosa può succedere ora

Israele ha lanciato un attacco aereo massiccio sull’Iran e la capitale Teheran (“Rising Lion”), scatenando una risposta immediata (“True Promise III”). Ufficialmente mirato al programma nucleare iraniano, gli attacchi iniziati nella notte tra il 12 e il 13 giugno sembrano puntare a un cambio di regime. La guerra è ora aperta, con esiti imprevedibili.

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Perché dovevamo aspettarci l’attacco israeliano e la controffensiva iraniana: cosa può succedere ora
iran israele

L'attacco israeliano all'Iran, con un'operazione denominata “Rising Lion”, non può essere definito un “fulmine a ciel sereno”, e tuttavia ha comunque colto di sorpresa la maggioranza delle cancellerie mondiali oltre a buona parte dell'opinione pubblica internazionale. L'offensiva aerea israeliana, iniziata nella notte tra il 12 e il 13 giugno 2025 con missili che hanno raggiunto la capitale Teheran, è stata da subito massiccia e ha coinvolto un elevato numero di obiettivi portando presto ad una reazione iraniana di pari entità (Operazione “True Promise III”). Al di là delle dichiarazioni di facciata tra cui lo sviluppo di un arsenale atomico da parte dell'Iran, quella alla quale stiamo assistendo è una resa dei conti in piena regola tra il “regime degli ayatollah ed il governo israeliano del primo ministro Netanyahu ormai impegnato su più fronti di guerra.

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Area di Teheran bombardata dagli israeliani. Credit: Mehr News Agency

Il pretesto della minaccia nucleare iraniana

Mentre i jet israeliani iniziavano la loro campagna di bombardamento contro obiettivi situati nel territorio della Repubblica Islamica dell'Iran, il primo ministro israeliano Benjamin “Bibi” Netanyahu si è affrettato a dichiarare che l'obiettivo dell'offensiva erano i siti del programma nucleare iraniano, visto dallo Stato Ebraico come niente di meno che una minaccia esistenziale. Tuttavia è interessante mettere in evidenza due aspetti che appaiono cruciali:

  1. L'aggressione militare israeliana, perché di questo si tratta, considerando il Diritto Internazionale, è iniziata il giorno stesso nel quale il governo del primo ministro israeliano, la cui popolarità è sempre più scarsa, avrebbe dovuto affrontare un voto di sfiducia alla Knesset, il parlamento israeliano. L'inizio di questa nuova guerra, assai più seria delle altre nelle quali lo stato di Israele è stato coinvolto dall'inizio della crisi mediorientale, ha per il momento allontanato la prospettiva di una caduta del governo, che potrebbe inoltre aprire a Netanyahu le porte del carcere alla luce dei processi giudiziari nei quali è coinvolto.
  2. Il pretesto della minaccia nucleare iraniana non è sufficiente a giustificare la vastità dell'operazione che ha da subito coinvolto obiettivi e figure non direttamente coinvolte con il programma nucleare dello stato persiano. Di particolare interesse è stata l'eliminazione di gran parte della leadership del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (Pasdaran), accompagnata da ripetuti appelli rivolti al popolo iraniano perché si “sollevasse contro l'oppressore”, oltre alle continue pressioni nei confronti degli Stati Uniti affinché scendano in campo al fianco dello stato israeliano.

Questi fatti portano alla conclusione che l'obiettivo di Netanyahu non sia semplicemente bloccare il programma nucleare iraniano bensì provocare un “cambio di regime”, che sia insomma un tentativo di rovesciare la leadership di Teheran.

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Danni inflitti ad un complesso residenziale a Teheran dai bombardamenti israeliani. Credit: Tasnim News Agency

Il contesto della crisi mediorientale

I due paesi sono da anni impegnati in una guerra sotterranea per il dominio sul Medio Oriente che de facto risale alla vittoria della Rivoluzione Khomeinista, ma le cose hanno preso una piega drammatica a partire dall'attacco condotto dai miliziani di Hamas, e degli altri gruppi della militanza armata palestinese, il 7-8 ottobre 2023 al quale è di fatto seguita una dichiarazione di guerra in piena regola da parte dello Stato Ebraico contro tutto il fronte del cosiddetto “Asse della Resistenza”, cioè quella galassia di forze locali e potentati mediorientali facenti capo al regime di Teheran.

In questa spirale di attacchi e provocazioni, israeliani e iraniani hanno già avuto modo di scambiarsi dei colpi che hanno fatto traballare i delicati equilibri del Medio Oriente. Si pensi, per esempio, agli attacchi missilistici iraniani contro Israele del 13-14 aprile 2024 (Operazione “True Promise I”) e del 1 ottobre 2024 (Operazione “True Promise II”) ai quali erano seguite altrettante rappresaglie israeliane. Tuttavia, mentre le azioni armate precedenti erano state limitate sia nell'entità che nello scopo, ciò a cui stiamo assistendo a partire dal 13 giugno è una guerra in piena regola nella quale tutte le linee rosse sono state infrante da ambo le parti.

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Il primo ministro israeliano e principlae artefice dell’attacco all’Iran, Benjamin "Bibi" Netanyahu. Credit: Avi Ohayon/Government Press Office of Israel

Scenari di guerra

Essendo gli eventi incominciati da pochi giorni e ancora in pieno svolgimento, è pressoché impossibile fare in questo momento una previsione su cosa ci riserverà il futuro. Analizzando le dichiarazioni delle opposte leadership, pare evidente che per ragioni uguali e contrarie, esse siano disposte a proseguire la guerra ad oltranza fino alle sua estreme conseguenze. Escludendo a priori scenari catastrofici quali l'impego di armi nucleari da parte israeliana o il coinvolgimento degli Stati Uniti come parte combattente nel conflitto, si potrebbe pensare che la contesa avrà un risultato di natura binaria: o gli israeliani riusciranno a creare le condizioni per la caduta del regime iraniano oppure la sconfitta militare che subiranno avrà come conseguenza quella di far cadere il governo di Netanyahu, spalancando delle prospettive che sicuramente già oggi non fanno dormire sonni tranquilli al primo ministro di Gerusalemme. Solo il tempo ci dirà da quale parte penderà la bilancia della Storia.

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