;Resize,width=638;)
La lingua ufficiale del Brasile è il portoghese mentre quasi tutto il resto dell'America Latina parla spagnolo, il motivo va' ricercato in complesse dinamiche storiche, accordi internazionali e colonialismi che risalgono ai primissimi tempi delle esplorazioni europee: il Trattato di Tordesillas del 1494 assegnò al Portogallo i territori a est. Dopo la scoperta del Brasile nel 1500, iniziò una colonizzazione che rese il portoghese la lingua ufficiale del Brasile anche dopo l’indipendenza dal Portogallo. In realtà, con il tempo il portoghese brasiliano ha sviluppato alcune caratteristiche che lo distinguono dal portoghese europeo, rendendolo una variante distinta di questa lingua.
Le grandi scoperte e la corsa al Nuovo Mondo
Ci servirà partire dalla fine del Quattrocento, quando in Europa viveva il fermento della scoperta del Nuovo Mondo. La fruttuosa spedizione di Cristoforo Colombo aveva scatenato una corsa alle terre sconosciute tra le due principali potenze marittime dell'epoca: la Spagna e il Portogallo, entrambe bramose di assicurarsi nuove terre da colonizzare, nuove rotte commerciali e risorse preziose. Per questo motivo, per evitare uno scontro diretto, fu necessario trovare un accordo formale.

Era il 1494, e grazie alla mediazione di Papa Alessandro VI, venne firmato il Trattato di Tordesillas da parte di Ferdinando II d'Aragona e Isabella di Castiglia per la Spagna, e Giovanni II del Portogallo per il Portogallo. Secondo questo accordo, una linea immaginaria tracciata a 370 leghe ad ovest delle isole di Capo Verde divideva il mondo tra Spagna e Portogallo: tutto quello che si trovava a ovest della linea sarebbe stato di dominio spagnolo, quello che era a est sarebbe spettato ai portoghesi. Questa linea, che teoricamente avrebbe dovuto tagliare l'Oceano Atlantico, venne però tracciata senza una conoscenza precisa delle geografie del Nuovo Mondo, e la conseguenza fu il malcontento generale, invece dell’auspicata pace. La Spagna sospettava che la linea fosse troppo vicina alle coste africane e temeva che il Portogallo stesse guadagnando troppo; il Portogallo pensava che la linea non gli garantisse abbastanza territori da colonizzare in futuro.
La "scoperta" del Brasile e la colonizzazione portoghese
Nel 1500, il navigatore portoghese Pedro Álvares Cabral salpò verso le Indie, ma deviando la rotta approdò casualmente sulla costa dell'attuale Brasile, nei pressi dell'odierna Porto Seguro. Poiché le terre toccate si trovavano a est della linea di Tordesillas, il Portogallo rivendicò immediatamente il territorio. Da lì iniziò una lunga e sistematica opera di colonizzazione: la fondazione di insediamenti, la creazione di capitanerie ereditarie, la diffusione della lingua portoghese e la cristianizzazione della popolazione indigena.
Nei primi vent'anni dopo la scoperta, però, il Portogallo mostrò scarso interesse per il Brasile, in quanto l’attenzione era concentrata sulle rotte commerciali dell’Oceano Indiano (spezie, oro, seta). In questa fase infatti non vennero creati insediamenti permanenti significativi, e si sviluppò solo un commercio di legname, con spedizioni sporadiche. Tuttavia, il pericolo di incursioni francesi spinse il re Giovanni III del Portogallo a intervenire in modo più deciso. Mentre il Brasile restava sotto il controllo portoghese, il resto del Sudamerica (a eccezione di alcune aree come la Guiana) veniva progressivamente colonizzato dalla Spagna, il cui sistema coloniale si basava su una struttura più rigida e centralizzata: i viceré gestivano ampie regioni amministrative, come il Vicereame della Nuova Spagna (Messico) o del Perù.
Il Portogallo, invece, mantenne una colonizzazione più decentralizzata inizialmente, con ampi poteri ai governatori locali, tuttavia dal punto di vista linguistico si comportò diversamente: il portoghese divenne lingua unica, mentre nelle colonie spagnole le popolazioni indigene conservarono molte lingue locali accanto allo spagnolo.
L'espansione del Brasile e i nuovi trattati
Con il tempo, i coloni portoghesi iniziarono a spingersi ben oltre i confini originariamente stabiliti dal Trattato di Tordesillas: i bandeirantes, esploratori e cacciatori di schiavi, penetrarono nell'interno del Sudamerica, spostando il confine effettivo del Brasile verso ovest. Questo processo culminò nel Trattato di Madrid del 1750, che ridefinì i confini coloniali secondo il principio dell’uti possidetis ("chi possiede, possiede"): sanciva in breve che i territori già occupati sarebbero rimasti sotto il controllo dei rispettivi colonizzatori. Il Brasile acquisì così il vasto territorio che oggi conosciamo, ben oltre la linea immaginaria di Tordesillas. Il Brasile ottenne l'indipendenza nel 1822, in modo relativamente pacifico rispetto alle rivoluzioni violente che scossero le colonie spagnole. Il portoghese restò la lingua ufficiale del nuovo stato, ovviamente con varianti linguistiche proprie rispetto al portoghese europeo, rafforzato anche dalla forte identità culturale lusofona che si era sviluppata nei secoli di dominazione coloniale.