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20 Febbraio 2025
17:41

Perché Trump ha criticato Zelensky e le ripercussioni nella politica internazionale

Nell'ambito dei possibili negoziati di pace tra Russia e Ucraina, Trump ha attaccato Zelensky definendolo un "dittatore comico" e mettendo in dubbio il sostegno USA. Dichiarazioni che confermano la volontà degli Stati Uniti di uscire da guerre che non li riguardano in modo diretto. Nel frattempo la Russia di Putin e la Corea del Nord rafforzano i legami militari e l’Europa valuta nuove strategie di difesa.

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Perché Trump ha criticato Zelensky e le ripercussioni nella politica internazionale
zelensky
Credit: President.gov.ua

Ormai da qualche giorno l’incertezza circa il futuro della guerra in Ucraina e le conseguenze sullo scenario geopolitico mondiale preoccupano l’opinione pubblica. Il Presidente Trump, dopo la telefonata al Cremlino, ha fatto dichiarazioni impegnative sul Presidente Zelensky, definendolo per esempio «un dittatore mai eletto» e un «comico mediocre», inadatto al ruolo che ricopre e attribuendogli la colpa della guerra ancora in corso. Sembra che il dialogo diplomatico stia degenerando velocemente sotto gli occhi della comunità internazionale con risvolti imprevedibili, dato anche il presunto sostegno che la Russia di Putin starebbe ricevendo dalla Corea del Nord nella produzione missilistica.

È questo lo sfondo che contestualizza le dichiarazioni del Presidente degli USA che ha definito l'omologo ucraino un “dittatore comico”, in riferimento alle mancate elezioni del 2019 (impossibili da svolgere in quanto la guerra aveva imposto le leggi marziali nel paese ucraino), affermando inoltre che il suo indice di gradimento è notevolmente calato (circostanza questa non supportata da dati certi). Trump ha poi ribadito che la Russia è pronta a chiudere il conflitto avviando i negoziati di pace.

Il Presidente americano ha inoltre dichiarato a Fox News di voler che l'Ucraina ripaghi gli aiuti americani, che secondo lui ammontano a 300-350 miliardi di dollari rispetto ai circa 100 miliardi europei, aggiungendo di aver richiesto in cambio l'equivalente di 500 miliardi in terre rare, proposta che, a suo dire, Kiev avrebbe sostanzialmente accettato ma che in realtà pare non sia stata sottoscritta perché mancherebbero le garanzie legate alla sicurezza dell'Ucraina. Zelensky ha replicato alle dichiarazioni di Trump sottolineando che le opinioni del collega statunitense sono viziate da uno "spazio di disinformazione" creato dalla Russia e che le elezioni continuano ad essere impossibili a causa dei continui attacchi.

L'atteggiamento che il Presidente continua a mantenere nei confronti del conflitto russo-ucraino è coerente con l’idea di un’America che deve svincolarsi da guerre che non la interessano in prima persona e che, soprattutto, costituiscono un dispendio economico importante. Sembra inoltre che l’attenzione degli Stati Uniti voglia cambiare direzione dirigendosi verso la Cina, e certamente poter vantare rapporti cordiali con Mosca e smettere di foraggiare una guerra dispendiosa sarebbe di grande aiuto in tal senso. Tuttavia, quanto affermato da Trump sembra alimentare una narrazione filorussa che potrebbe legittimare le pretese di Putin e minare il sostegno internazionale alla causa ucraina, isolando Kiev e mettendola in una posizione di svantaggio in caso di negoziati di pace.

La situazione attuale rende ancora più incerto il futuro geopolitico del suolo europeo: mentre l’Unione Europea ha approvato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, il ritiro delle truppe statunitensi potrebbe comportare un’incontrastata libertà di movimento per Mosca, da scongiurare, secondo il Regno Unito e la Francia. Questi due Paesi starebbero lavorando ad una riorganizzazione militare europea “di sicurezza” per l’Ucraina, nel caso di un “cessate il fuoco” imposto dall’asse Washington-Mosca. La Russia ha definito queste possibili azioni una “minaccia diretta inaccettabile”, il che lascia intravedere la possibilità di una reazione non pacifica a questo possibile risvolto politico.

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