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Un esemplare di pesce remo (Regalecus glesne) è stato avvistato sulle spiagge della Baja California in Messico il 19 febbraio 2025, suscitando curiosità e speculazioni. Questo abitante degli abissi di grandi dimensioni, noto anche come "re delle aringhe", è il pesce osseo marino più lungo al mondo, arrivando anche a 17 metri di lunghezza, è estremamente raro da osservare in superficie, poiché vive a profondità comprese tra i 200 e i 1000 metri nelle acque tropicali e temperate. La sua comparsa ha alimentato suggestioni legate a un'antica credenza giapponese, secondo cui il pesce remo sarebbe un presagio di terremoti e tsunami. Sebbene non vi siano prove scientifiche a sostegno di questa teoria, l'avvistamento di un esemplare fuori dal suo habitat naturale rimane un evento insolito e degno di studio, come avvenuto nel caso del Diavolo Nero a largo della costa di Tenerife.
Il pesce remo: caratteristiche e habitat
Il pesce remo è un pesce osseo marino appartenente alla famiglia Regalecidae dell'ordine Lampridiformes. Il particolare nome di questa specie deriva dalla forma allungata e compressa del corpo o dalla credenza che si muovesse "remando" con le pinne pelviche. Soprannominato "re delle aringhe", è di colore argento metallizzato, con macchie e segni ondulati sul corpo e pinne rosa o rosse. Tra le sue caratteristiche più distintive spiccano la bocca sporgente e una lunga pinna dorsale che percorre l'intera lunghezza del corpo.

Il pesce remo detiene il primato di pesce osseo più lungo del mondo. Sebbene la maggior parte degli esemplari misuri in media 3 metri, sono stati documentati individui di oltre 8 metri e, secondo alcuni avvistamenti, persino di 17 metri. La dieta carnivora comprende crostacei, piccoli pesci e calamari, che cattura grazie alle sue mascelle protrusibili (cioè in grado di protendersi verso l'esterno) mentre lentamente in posizione verticale, con la testa rivolta verso l’alto. Questo pesce vive a grandi profondità, tra i 200 e i 1000 metri, nelle acque marine tropicali e temperate di tutto il mondo e viene raramente avvistato in superficie, se non in rare occasioni.

La leggenda giapponese legata a terremoti e tsunami
Avvistare un pesce remo è un evento eccezionale per studiarne la biologia e l'anatomia, ma secondo antiche credenze giapponesi alimentate da avvistamenti passati può essere correlato a imminenti sciagure o calamità naturali. In Giappone, da secoli, il pesce remo è conosciuto come Ryūgū no tsukai, che tradotto significa "il messaggero del palazzo del drago marino".
I Ryūgū no tsukai, infatti, sono creature leggendarie giapponesi descritte come enormi pesci con testa umana, corna, lunghi capelli e talvolta barba. Si dice che possano raggiungere dai 5 ai 18 metri di lunghezza e che alcuni emanino una luce visibile da lontano, dalle descrizioni somigliano in modo sorprendente ai pesci remo, il che suggerisce che siano stati proprio questi ultimi a ispirare i racconti popolari. Secondo la tradizione, questi esseri sono messaggeri e servitori di Ryūjin, il dio del mare, inviati per avvertire l'umanità in imminenti calamità naturali come tsunami e terremoti. Le leggende nacquero nel XIX secolo e si diffusero in tutto il Giappone, oggi, il termine Ryūgū no tsukai è usato per indicare proprio il pesce remo, in quanto esemplari arenati sulle spiagge giapponesi furono scambiati per creature mitologiche. Un avvistamento avvenuto in Giappone nel 2011, precedente al devastante terremoto e tsunami di Fukushima, ha alimentato e rafforzato questa credenza popolare.
Ma c’è davvero un fondamento scientifico dietro questa leggenda? Alcune teorie suggeriscono che eventi naturali come uragani, maree rosse, variazioni nei flussi delle correnti oceaniche o fenomeni come El Niño o La Niña possano occasionalmente costringerli a emergere. Probabilmente, i pesci remo finiscono spiaggiati a causa di fattori biologici e ambientali, come malattie, stress o cambiamenti climatici.
Sebbene questa credenza possa sembrare affascinante, non esistono prove che questi pesci siano in grado di percepire i movimenti delle placche tettoniche prima di un sisma. Nel 2019, uno studio giapponese condotto su resoconti di giornali, articoli accademici e archivi del museo marino ha esaminato se l’apparizione di questi pesci fosse effettivamente correlata a eventi sismici. Tuttavia, nonostante i tentativi di compilare un database esaustivo e valutare l'efficacia di queste osservazioni come strumento di previsione, non è stata trovata una relazione significativa tra la comparsa di questi pesci e l'insorgere di terremoti. La conclusione dello studio è stata che tale connessione apparente è più probabilmente una superstizione, frutto di una correlazione illusoria piuttosto che un fenomeno scientificamente valido.