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14 Luglio 2023
15:30

Il pesce scorpione (Pterois miles) nel Mediterraneo: quali sono i rischi per l’Uomo?

Negli scorsi giorni sono stati avvistati 2 esemplari di pesce scorpione (Pterois miles) in acque italiane. È una specie tropicale originaria del Mar Rosso, quindi una specie cosiddetta "aliena", il cui contatto è rischioso per la salute umana.

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Il pesce scorpione (Pterois miles) nel Mediterraneo: quali sono i rischi per l’Uomo?
pesce scorpione acque italiane

Nei giorni scorsi l'Ispra ha diramato un comunicato in cui afferma che sono stati avvistati nelle acque della Calabria due esemplari di pesce scorpione (Pterois miles), una specie aliena originaria del Mar Rosso. Uno dei due esemplari è stato catturato da pescatori professionisti pochi giorni fa nel mare di Le Castella, in provincia di Crotone, a circa 24 metri di profondità. L’altro esemplare, invece, è stato avvistato e fotografato da un subacqueo durante un’immersione ricreativa lungo le coste di Marina di Gioiosa Ionica il 25 giugno, a 12 metri di profondità.

Non si tratta dei primi avvistamenti nel Mar Mediterraneo ma gli esperti avvertono: si tratta di una specie potenzialmente pericolosa. Ma come è arrivata nel Mediterraneo e vicino alle nostre coste? E di quale pericolo parliamo esattamente?

Com'è fatto Pterois miles e dove vive

Spesso confuso con la specie Pterois volitans – anch'essa invasiva e già avvistata nel Mediterraneo – presenta delle caratteristiche molto interessanti: possiede un corpo tozzo, capo e mandibole prominenti e occhi sporgenti, al di sopra dei quali spuntano due piccole protuberanze a forma di corno. Sul dorso e ai lati del corpo si ergono come dei lunghi aculei pungenti, che in realtà costituiscono la struttura portante delle pinne dorsali, anali e pelviche. Si tratta di un pesce tropicale, poiché diffuso originariamente nelle acque dell’Oceano Indiano e nel Mar Rosso. Tuttavia, dal 1992 ha colonizzato il Mediterraneo orientale mentre ora si sta espandendo verso ovest, tra le coste italiane e quelle africane, favorito dall’aumento delle temperature dell’acqua.

Come è arrivato il pesce scorpione nel Mar Mediterraneo

Quella del pesce scorpione è definita migrazione lessepsiana perché resa possibile dall’apertura del Canale di Suez – l’alveo artificiale che mette in diretto contatto il Mar Mediterraneo con le acque egiziane dell’Oceano Indiano – realizzato dal diplomatico francese Ferdinand De Lesseps nel 1869. Tuttavia, è possibile che gli esemplari di questa specie abbiano raggiunto il Mediterraneo anche dallo Stretto di Gibilterra, attraversando l’Oceano Atlantico e il Mar dei Caraibi. La diffusione del pesce scorpione nel Mediterraneo può raggiungere densità di popolazione molto elevate, alterando notevolmente la struttura e la funzione dei suoi ecosistemi, principalmente attraverso la predazione di piccoli pesci che costituiscono la dieta principale di specie autoctone.

istmo suez pesce scorpione

Quale pericolo costituisce per l'Uomo

Per quanto riguarda l’essere umano, il potenziale pericolo per la nostra incolumità è dato dal veleno immagazzinato nei raggi cavi delle pinne dorsali, laterali e anali dell’individuo. Al loro interno si trovano ghiandole velenifere che secernono una sostanza a base di ciguatossina. Questa tossina si ritrova in molti organismi marini incluse le alghe, ma tende a concentrarsi per biomagnificazione – il processo di accumulo lungo la catena alimentare, per ingestione di esemplari più piccoli – in quei pesci che, in un determinato habitat o areale, si trovano al vertice della catena trofica.

Le carni di pesce scorpione sono molto apprezzate e il loro consumo è addirittura incoraggiato in alcune parti del mondo per controllare numericamente le popolazioni invasive. Non sono rari i casi di intossicazione da ingestione di pesce non ben pulito delle sue pinne. Questi, sono dovuti al meccanismo neurotossico della molecola che, tra l'altro, è termoresistente e quindi non viene inattivata con la cottura.

Non finisce qui, purtroppo: sono stati infatti rilevati diversi casi di "avvelenamento" da contatto dove i malcapitati, dopo aver toccato ed essere stati punti da un esemplare di Pterois miles, hanno accusato dolori lancinanti, segni di una marcata infiammazione con comparsa di eritemi, gonfiore, calore, pallore o addirittura cianosi in sede di contatto.

Cosa fare se avvistiamo un esemplare in acque italiane

Con la campagna Oddfish e l'ashtag #Attenti4, l'ISPRA sta cercando di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla potenziale pericolosità di 4 specie invasive del Mediterraneo (tra cui P. miles). Non solo, l'intento è anche quello di rendere le persone partecipi della salvaguardia dell'ecosistema costiero nostrano, attraverso la Citizen Science, ovvero iniziative di scienza partecipata. Qualora, infatti, doveste avvistare un pesce scorpione in acque italiane, potete scattare una foto (facendo molta attenzione a evitare il contatto) e inviarla tramite WhatsApp o Facebook all'Ente. In questo modo sarà più facile monitorare la crescita delle popolazioni nelle nostre acque e fornire quanti più dati possibile ai ricercatori per stilare piani di contenimento e di salvaguardia dell'ecosistema marino mediterraneo.

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