Nella notte tra il 30 e il 31 ottobre 2022, Luiz Inácio Lula da Silva, detto sinteticamente Lula e leader del Partito dei lavoratori, ha battuto al ballottaggio delle elezioni politiche brasiliane Jair Bolsonaro, presidente uscente e conservatore. Questa terza rielezione di Lula ha avuto una forte eco internazionale a livello mediatico, ma avrà anche un impatto geopolitico significativo? In questo articolo capiamo quanto conta il Brasile sullo scenario globale e cosa potrebbe cambiare con la nuova presidenza.
Il Brasile tra Sudamerica e Stati Uniti
Il Brasile è lo Stato più grande e popoloso del Sudamerica ed è un Paese BRICS (insieme a Russia, India, Cina e Sudafrica), una sigla che raggruppa i più importanti Paesi in via di sviluppo del mondo.
Come paese sudamericano, il Brasile ricade nella sfera d'influenza statunitense, anche se in passato e recentemente non si è fatto problemi a intrattenere rapporti con altre potenze, come ad esempio la Russia e la Cina. In generale, gli Stati Uniti sono interessati a mantenere un buon rapporto con il Brasile perché vedono in esso un potenziale Stato egemone a livello regionale. Sostanzialmente, infatti, il Brasile potrebbe arrivare nel tempo a dominare l'America del Sud. Gli statunitensi, tuttavia, a partire dalla Dottrina Monroe, considerano la regione il loro "giardino di casa".
L'ambiguità del Brasile
Proprio perché il Brasile avrebbe le capacità di imporsi come egemone regionale in America del Sud, gli USA l'hanno sempre tenuto d'occhio, ma concedendogli qualche libertà in più di altri Stati, cercando di evitare – soprattutto durante la Guerra Fredda– che l'ondata comunista dell'America Latina si diffondesse anche nel Paese verde-oro.
Questa relativa autonomia, però, non ha avuto termine con la caduta del muro di Berlino. Il Brasile, infatti, durante il periodo di "disgelo" tra USA e Russia nei primi anni 2000, ha sviluppato una forte dipendenza da Mosca per quanto riguarda le materie prime, sia nell'ambito dei fertilizzanti sia del grano sia del gas.
Anche nei confronti della Cina, il Brasile ha avuto e mantiene una politica ambigua, finora tollerata dagli americani. In particolare, la Cina è il principale mercato di riferimento dell'industria energetica, mineraria e alimentare del Brasile: le esportazioni brasiliane verso Pechino di soia, ferro e petrolio (tra le tante risorse citabili) sono il triplo di quelle verso gli Stati Uniti.
D'altro canto, gli ultimi sviluppi geopolitici mondiali, con la guerra in Ucraina in corso e le ricorrenti crisi a Taiwan, dimostrano che lo scenario internazionale è cambiato: il Brasile potrà continuare a non essere allineato?
Il Brasile di Lula
La crescente tensione internazionale renderà molto difficile a Lula proseguire la politica internazionale di non allineamento. Sicuramente il Presidente brasiliano ribadirà agli americani che i rapporti del suo Paese con Mosca e Pechino sono esclusivamente commerciali, ma il punto è che – in questa fase storica – agli Stati Uniti potrebbe non bastare questa rassicurazione. Gli USA, infatti, considerano sempre di più i rapporti commerciali con Cina e Russia come dei possibili varchi che le due potenze avversarie possono sfruttare per infilarsi in zone strategiche del Pianeta.
Per quanto riguarda i rapporti con la Russia, inoltre, una notevole limitazione del commercio è già avvenuta di fatto. Sul versante cinese, invece, gli americani potrebbero lasciare al Brasile qualche libertà in più, perché le esportazioni brasiliane in Cina non riguardano settori strategici (c0me, ad esempio, il settore tecnologico). L'unica eccezione è l'esportazione di petrolio, che però tenderà a diminuire per scelta cinese: Pechino, infatti, si appoggerà sempre di più sul petrolio russo, più economico e facile da trasportare.
Insomma, in questa fase di tensione crescente, anche il Brasile dovrà probabilmente rivalutare la sua postura su pressione americana, anche se non è uno dei Paesi che dovrà farlo più urgentemente. Il focus degli Stati Uniti, infatti, in questo momento è sull'Indo-Pacifico e sull'Europa.