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13 Marzo 2025
21:00

Dazi USA contro l’Unione Europea: quali sono le possibili conseguenze per l’Italia

Sono già scattati i dazi degli Stati Uniti contro l'Ue sull'acciaio e l'alluminio, ma ora Trump minaccia di introdurre tariffe su vino e champagne. Bruxelles ha risposto colpendo merci statunitensi per 26 miliardi l'anno. Vediamo quali sono le possibili conseguenze di questa guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea.

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Dazi USA contro l’Unione Europea: quali sono le possibili conseguenze per l’Italia
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Come aveva annunciato il Presidente statunitense Donald Trump durante il suo discorso di gennaio al World Economic Forum di Davos, anche i Paesi membri dell'Unione Europea saranno presto colpiti da tariffe sui prodotti "made in Europe", come vino e champagne, in risposta alle tariffe dell'UE sul whisky americano. Questa guerra commerciale potrebbe danneggiare l'export europeo, in particolare quello italiano, che vale circa 66,4 miliardi di euro all'anno. Dal 12 marzo 2025 sono già stati introdotti dazi su acciaio e alluminio. Recentemente, anche Canada, Messico e Cina sono stati colpiti dai nuovi dazi annunciati, minacciati, sospesi e poi riconfermati dagli Stati Uniti.

I primi dazi USA-UE di Trump

La scusa ufficiale è sempre equilibrare la bilancia commerciale degli Stati Uniti con il resto del mondo: al momento, infatti, il Paese importa circa 1100 miliardi dollari di merci in più rispetto a quelle che esporta (290 miliardi dalla Cina e quasi 230 dall'Unione europea). Da mercoledì 12 marzo sono quindi scattati dazi del 25% sull'acciaio e l'alluminio che gli Stati Uniti importano dall'UE: a differenza del primo mandato di Trump tra 2016 e 2020, questa volta le sanzioni si applicano anche a una lunga lista di prodotti europei prodotti con questi due materiali. A stretto giro è arrivata la reazione dell'Unione europea, che lo stesso giorno ha già annunciato dazi sulle merci statunitensi per un valore di 26 miliardi di euro l'anno: dal primo aprile scatteranno quelle su prodotti specifici come jeans e le moto Harley-Davidson per un valore di 8 miliardi di euro, mentre da metà aprile partirà una seconda tranche di dazi su prodotti industriali, agricoli e di allevamento per un totale di oltre 18 miliardi di euro di merci. Giovedì 13 marzo è arrivata puntuale la minaccia di Donald Trump, che sul suo social network Truth ha scritto che se i dazi europei rimarranno in vigore colpirà l'import negli Stati Uniti di champagne, vino e alcolici francesi e di altri produttori europei con dazi del 200%.

Processi industriali produzione burro

Le conseguenze dei dazi di Trump sull’Italia

In questo fuoco incrociato di annunci e minacce, anche l'Italia si prepara alle conseguenze di una guerra commerciale dell'Unione europea con gli Stati Uniti. Un'eventualità che per un Paese esportatore come il nostro è molto preoccupante. Gli Stati Uniti, infatti, sono il terzo mercato per l'export italiano dopo Germania e Francia, per un valore annuo che nel 2024 è stato di 66,4 miliardi di euro. A beneficiarne sono soprattutto Lombardia, Emilia Romagna e Toscana, ma in generale tutte le regioni coinvolte negli indotti agroalimentare, moda e farmaceutico. Nonostante la cautela del governo italiano per ingraziarsi Donald Trump, molti si stanno già preparando a gestire le ripercussioni dei dazi statunitensi, che secondo una stima della Svimez  (Associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno) potrebbero far perdere tra i 27 e 54mila posti di lavoro e causare una contrazione del PIL tra lo 0,1 e lo 0,2 punti percentuali.

I possibili danni per l'agroalimentare

Un settore particolarmente attento a quello che sta accadendo è l'agroalimentare, che tra i maggiori responsabili del successo dell'export italiano. Quello verso gli Stati Uniti ha superato nel 2024 quota 7,8 miliardi di euro l'anno, con una crescita costante che prosegue da decenni e si è solo parzialmente arrestata durante la pandemia da Covid. Secondo le stime della Coldiretti, un dazio fissato al 25% potrebbe avere ripercussioni sui consumatori statunitensi di circa 2 miliardi di euro, favorendo scelte alternative e la diffusione di imitazioni, specialmente per i prodotti della fascia media. Le previsioni parlano di perdite per il settore dell'olio di oliva di 240 milioni, di 170 per la pasta e di 120 per il caseario. Ancora peggio andrebbe per il settore dei vini fermi e frizzanti, che potrebbero perdere fino a 400 milioni di euro l'anno. I precedenti non fanno ben sperare, dato che come ha dichiarato la presidente di Federvini Micaela Pallini «Il settore dei liquori e cordiali italiani ha già subito, tra il 2019 ed il 2021, gli effetti dirompenti dei dazi americani», con una perdita del valore che è arrivato al 40%.

vino in cantina

Una minaccia esistenziale per l'industria italiana

Non c'è solo l'agroalimentare tra i comparti che potrebbero subire gravi ripercussioni dai dazi statunitensi. Secondo le analisi di Confindustria, anche il settore automobilistico, la farmaceutica, la moda, quello dei macchinari industriali, delle calzature e della pelletteria subiranno gravi contraccolpi. Questo anche perché l'industria italiana è ancora molto legata al mercato statunitense, ben più della media degli altri Paesi europei. Purtroppo non è facile quantificare il contraccolpo economico e occupazionale del settore, anche per la volubilità nella comunicazione dell'amministrazione Trump, ma la preoccupazione del comparto industriale è tangibile. Il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin è stato drastico in una sua recente dichiarazione, sostenendo che «Dal presidente Trump arrivano decisioni che, se applicate, metterebbero nel giro di 24 ore in ginocchio imprese, lavoratori e a cascata tutta l'economia italiana». Ancora più categorica è stata la vicepresidente di Confindustria Lucia Aleotti, per cui questa guerra commerciale potrebbe essere il «colpo finale all'industria» italiana.

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