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6 Agosto 2024
11:25

Rosignano Solvay: i “Caraibi artificiali” toscani e la balneabilità delle Spiagge Bianche

Un secolo di scarti industriali sversati in mare ha creato una spiaggia dai colori strabilianti, ma con conseguenze ambientali ancora oggi dibattute.

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Rosignano Solvay: i “Caraibi artificiali” toscani e la balneabilità delle Spiagge Bianche
Spiaggie bianche Rosignano Solvay

Le cosiddette Spiagge Bianche sono un tratto di costa toscana lungo circa 5 km nel nord della Maremma, bagnate dal Mar Ligure, al centro di lunghe polemiche sulla loro balneabilità per via della vicinanza con lo stabilimento industriale di Rosignano Solvay.

La nascita dello stabilimento e del villaggio Solvay

La società dell'industriale belga Ernest Solvay acquisì nel 1913 un'area nella provincia di Livorno, precedentemente poco abitata: storicamente di carattere paludoso fino alle bonifiche operate nel diciannovesimo secolo, la zona era in rapida rivalutazione anche grazie alla costruzione di un tratto ferroviario (Vada-Livorno) oltre che per la vicinanza al mare e al fiume Fine, utile per fornire acqua per il raffreddamento degli impianti. Visti i prodotti trattati dalla società, inoltre, giocò a favore della località toscana la possibilità di reperire sul territorio alcune materie prime quali sale (cloruro di sodio) e calcare (carbonato di calcio).

Villaggio Solvay
Le case del villaggio Solvay e lo stabilimento sullo sfondo (Archeologiaindustriale.it)

Lo stabilimento fu progettato sin dai primi passi seguendo i dettami di una industrializzazione "sociale", che prevedeva anche un impegno nei confronti dei lavoratori e delle loro famiglie per migliorare le loro condizioni con servizi quali scuole e presidi sanitari. Questa  corrente di pensiero era molto diffusa in Europa e incontrava favori in Italia, paese ancora arretrato per scolarizzazione: ancora oggi possiamo trovare diversi esempi virtuosi sparsi per il Paese, come il Villaggio Leumann di Collegno o il Complesso Olivetti d'Ivrea.

La crescita del complesso e gli impatti ambientali

Il successo dell'impianto ha portato all'allargamento del villaggio e delle linee produttive, che nei decenni hanno spaziato dai carbonati e bicarbonati alla soda, spesso coprendo una buona fetta della richiesta di materie dell'intera industria italiana.

Gli scarti della produzione, a partire dai primi anni fino ai giorni nostri, sono per buona parte stati rilasciati nelle acque marine antistanti: trattandosi principalmente di residui di calcare, questa pratica è prevista ancora dall'aggiornamento 2022 dell'AIA, l'Autorizzazione Integrata Ambientale che verifica la compatibilità ambientale nel funzionamento di grandi infrastrutture o siti produttivi.

Sono questi residui che hanno contribuito nei decenni a donare il colore caratteristico alle Spiagge Bianche e un azzurro intenso al mare, non esattamente limpido quanto quello caraibico per via delle fini polveri. Secondo le osservazioni del legislatore, questi depositi hanno inoltre il beneficio di contrastare l'erosione naturale, evitando i lavori di ripascimento (il riportare a riva sabbia dai fondali) eseguiti dalle autorità in molti tratti delle nostre coste.

Immagine
Il panorama industrializzato della costa nei pressi di Rosignano Solvay. Credit: Chris Barbalis, Unsplash

Purtroppo, pur costituendo una parte molto minore dello sversamento, nel corso della sua attività l'azienda ha scaricato in mare anche metalli pesanti quali arsenico, cromo, mercurio e altri inquinanti: in una dichiarazione per l'anno 2017 presentata all'European Pollutant Release and Transfer Register (il registro europeo delle emissioni inquinanti da attività industriale), l'azienda conferma l'emissione di 59 kg/anno di mercurio, con quantità di cromo e arsenico tra le 3 e le 4 tonnellate annue.

Nell'ultimo decennio Solvay ha comunque progressivamente abbandonato i processi produttivi più inquinanti, come il processo di elettrolisi del cloruro di sodio con elettrodo a mercurio, per ridurre le proprie emissioni.

Cosa c’è nell'acqua di Rosignano: le polemiche sulla balneabilità e i parametri chimici

A riprova dei propri sforzi, Solvay puntualizza che la spiaggia di Rosignano ha ottenuto più volte la Bandiera Blu ed è stata dichiarata balneabile dall'Arpa Toscana, ad eccezione dei tratti di costa nelle vicinanze degli scarichi, automaticamente preclusi per legge.

Nella relazione Monitoraggio degli effetti degli scarichi Solvay sull’ecosistema marino circostante pubblicato dalla stessa Arpa nel 2008, sono state però riscontrate alte concentrazioni di metalli pesanti distribuite nei sedimenti, pure se a fronte di emissioni odierne al di sotto dei limiti di legge.

I carotaggi (campionamenti che permettono di studiare i diversi strati depositati negli anni) hanno evidenziato come la concentrazione del mercurio sia passata da 0,1 mg/kg (strato a 40-45 cm) a concentrazioni di 4 mg/kg (12-27 cm), per poi diminuire negli strati più superficiali (5 cm) ed attestarsi su valori di 0,95 mg/kg. Considerando una formazione di sedimento di circa 0,2 o 0,3 cm/anno, questo significa individuare nel periodo 1990-2008 gli interventi più efficaci di riduzione delle emissioni e negli anni 1950-1970 quelli di maggior inquinamento industriale.

Carotaggio
Un tipico esempio di "carota", campione ottenuto scavando nel terreno, che permette di analizzare il materiale accumulatosi nel tempo e quindi di leggere l’andamento di determinati parametri anche a distanza di decenni, secoli, millenni. Credit: Pawelwrochn, via Pixabay

A questo punto verrebbe da chiedersi come possa lo stesso ente certificare l'elevato inquinamento della costa, con evidenza di emissioni negli ultimi cento anni, e confermarne allo stesso tempo la balneabilità del tratto di mare.

L'apparente incoerenza è dovuta ai parametri scelti dalle autorità: nel decreto legislativo 116/08, recepimento della direttiva europea 2006/7/CE, i monitoraggi richiesti sono infatti esclusivamente di natura biologica. Un tratto di mare chimicamente inquinato, ma con livelli di batteri come l'Escherichia coli inferiori ai limiti prescritti, è quindi considerato sicuro e non subisce restrizioni all'uso da parte dei cittadini. Per quanto riguarda la spiaggia di Rosignano Solvay, l'inquinamento consiste soprattutto in anomale concentrazioni di mercurio e esaclorobenzene nel fondali del tratto di costa, mentre le concentrazioni in acqua sono simili a quelle di altre località della regione.

Bisogna comunque precisare che gli inquinanti "sepolti" nel sedimento, a meno di eventi estremi che ne causino il rimescolamento, non costituiscono un pericolo immediato per eventuali bagnanti: impattano però sulle specie marine, portando al bio-accumulo in molluschi e pesci evidenziato in tutte le località costiere analizzate dalla stessa Arpa Toscana.

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