L'Italia è un paese dalla geografia complessa: la sua bellezza è dovuta anche ad un territorio vario, fatto di montagne, colline e coste frastagliate, disseminate di piccoli borghi lontani dai più grandi centri urbani. Spesso però questo territorio è fragile, per sua natura o per il pesante intervento dell'uomo che ne turba gli equilibri: in questi casi, e soprattutto durante eventi meteo estremi, i cittadini possono dover fare i conti con alluvioni, frane, valanghe e altri pericoli mortali. L'ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha identificato le aree più a rischio della nostra penisola. Vediamo quindi insieme quali sono le aree più vulnerabili e perché.
Le regioni italiane a maggior rischio di mortalità per eventi estremi
Lo studio, pubblicato sulla rivista "Safety in extreme environment" a febbraio 2024, nasce dalla necessità di aiutare le istituzioni nell'opera di prevenzione e controllo del territorio. Per quantificare i rischi, sono stati analizzati i decessi avvenuti nelle diverse regioni italiane in un periodo compreso tra il 2003 e il 2020 e causati direttamente da eventi meteo estremi: non sono infatti indicate, per esempio, le morti attribuite alle "ondate di calore".
Nei 17 anni studiati sono stati registrati 378 decessi, più di 22 all'anno: tra questi ben 321 sono dovuti a frane e valanghe, mentre 28 sono stati causati da tempeste e 29 da inondazioni, come quelle registrate a inizio luglio in Val d'Aosta e Piemonte.
Nella prima mappa sono stati indicati il numero di decessi per regione nel periodo studiato, con un colore rosso più intenso a indicare le regioni più colpite. Il triste primato del Trentino Alto Adige con 73 morti in 44 comuni, seguito dalla Lombardia (53 morti in 44 comuni) e dalla Sicilia (35 decessi in soli 10 comuni); i decessi risultano alti anche in Piemonte, Veneto e Abruzzo, seguiti da Emilia Romagna, Calabria e Liguria.
I numeri hanno però scarso significato se non rapportati alla popolazione: il dato apparentemente basso della Valle d'Aosta (11 decessi su 125mila abitanti) nasconde infatti un rischio 12 volte più alto di quello registrato in Lombardia, dove i decessi sono più alti ma gli abitanti sono più di 10 milioni.
La seconda mappa individua un tasso "standard" di mortalità su 100 mila abitanti, un rapporto tra i decessi registrati per cause ambientali e le morti totali "previste" per l'anno: il valore è così confrontabile, non falsato dalla dimensione, quantità ed età degli abitanti di ogni singola regione. La mortalità standard maggiore è quella registrata in Valle d'Aosta, seguita dal Trentino-Alto Adige e Abruzzo.
L'analisi delle municipalità coinvolte evidenzia inoltre come il 50% dei comuni con almeno un decesso sia in area montana e un 30% collinare: in queste aree i rischi idro-geologici sono più alti e i soccorsi più difficoltosi.
Anche la dimensione delle comuni è una discriminante: i comuni rurali e scarsamente popolati rappresentano il 50% delle municipalità coinvolte, contro il 13% delle aree densamente popolate. Le mappe stesse evidenziano valori alti di mortilità in quasi tutto l'arco alpino e in altre regioni attraversate dagli appennini e altre catene montuose, come Abruzzo e Marche, o la Calabria e la Sicilia.
I cittadini più a rischio
Tra i cittadini, i più colpiti sono gli anziani: già soggetti a rischio per altri fenomeni (come la citata ondata di calore), sono anche fortemente presenti nelle zone rurali e montagnose. Questo dato preoccupa anche perché la quantità di cittadini anziani in Italia è in crescita, dal 16,1 % del 2003 al 24,1 % registrato nel 2023.
Altro dato interessante è la distribuzione tra i due sessi: sono 297 i morti di sesso maschile, a fronte di 81 donne. L'ipotesi formulata è che questo sia dovuto ai diversi stili di vita e al tempo passato in spostamenti o attività all'aperto, la cui differenza è alta soprattutto tra gli anziani.