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6 Aprile 2023
12:30

Le conseguenze ambientali del sabotaggio dei gasdotti sottomarini Nord Stream

L'attacco ai due gasdotti Nord Stream a settembre nel mar Baltico ha causato il rilascio di grandi quantità di metano, ma anche di altri contaminanti da anni sepolti nei fondali.

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Le conseguenze ambientali del sabotaggio dei gasdotti sottomarini Nord Stream
impatto nordstream

La vicenda del sabotaggio ai gasdotti Nord Stream, avvenuto il 26 settembre 2022, è ancora avvolta dall'incertezza. Stando agli ultimi aggiornamenti, 20 giorni prima un commando di sei persone avrebbe affittato uno yacht, l'Andromeda, dall'isola turistica di Rügen in Germania. In questo modo, il team avrebbe potuto piazzare cariche esplosive nelle vicinanze dei condotti situati a circa 80 metri di profondità: l'intervento di altre navi di supporto, vista la difficoltà tecnica dell'impresa, sembra molto probabile.

Se l'identità dei sabotatori resta sconosciuta, ancora meno chiaro è chi possano essere stati i mandanti di questa azione, attribuita a seconda delle fonti ai servizi segreti USA, a quelli Russi, fino a non meglio definiti gruppi di opposizione pro-Ucraina, autori anche dei recenti attentati a figure mediatiche nazionaliste come Vladlen Tatarsky. L'unica certezza è che questo sabotaggio ha avuto anche conseguenze di carattere ambientale sulle acque del mar Baltico e sulla fauna locale.

Il volume delle perdite di metano dai gasdotti

Nonostante le forniture di gas russo fossero già state ridotte e interrotte, con il secondo gasdotto (Nord Stream 2) praticamente inutilizzato, fonti delle Nazioni Unite stimano le perdite tra 75 mila e 230 mila tonnellate di metano. Le cifre destano sicuramente preoccupazione: il gas in sé non è tossico per le specie marine ma una volta giunto in superficie ha un effetto riscaldante (global warming power, la capacità di trattenere il calore) di circa 80 volte superiore alla CO2 nell'arco dei primi 20 anni, valore che va poi diminuendo grazie alla sua degradazione in atmosfera.

Per quanto si tratti di volumi enormi, parliamo però di un'emissione minore di quella prodotta dal settore energetico nel mondo in un solo giorno: una "goccia in un oceano" visto che ogni anno finiscono in atmosfera, tra sorgenti umane e naturali, circa 568 milioni di tonnellate di metano.

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Emissioni annuali di metano, da fonti naturali o antropogeniche. (Dati IEA)

Gli inquinanti sepolti e i danni dell'onda d'urto nel Mar Baltico

Se l'emissione di metano desta relativamente poca preoccupazione, un recente studio (ancora non revisionato dalla comunità scientifica) ha evidenziato impatti sulla fauna del Baltico ed in particolare sulla vicina isola di Bornholm.

Esemplare di foca grigia
Un esemplare di foca grigia, uno dei mammiferi marini più diffusi nell’area interessata dalle esplosioni (Ben Wicks | Unsplash)

L'intera popolazione ittica e i mammiferi locali, come le foche grigie e le focene che in questo angolo di mar Baltico sono presenti già in numero ridotto, potrebbero aver subito conseguenze fatali entro i 4 km dall'esplosione per l'onda sonora generata, con effetti temporanei sugli apparati uditivi fino a 50 km di distanza.

Le peggiori notizie sembrano però provenire dai fondali marini: in questa zona le correnti profonde sono particolarmente basse, il che causa uno scarsissimo rimescolamento e il deposito degli inquinanti, aiutato dalle condizioni di scarsa ossigenazione delle masse d'acqua più profonde che ne impedisce il degradamento.

In seguito all'esplosione, si stima che 250 mila tonnellate di sedimenti siano state rimescolate e sospese in acqua fino a 30 metri di profondità, riportando alla luce metalli pesanti e sostanze da decenni bandite e sepolte. Tra queste spicca il tributilstagno (TBT), una sostanza biocida, tossica per i mammiferi ma soprattutto per alghe e molluschi e per questo utilizzata in passato come vernice anti-vegetativa sugli scafi dei natanti.

Un altro grande impatto è quello dovuto all'accumulo di Piombo, che insieme al TBT costituisce il 75% della tossicità relativa (valore che tiene conto sia della quantità di sostanza liberata, che della sua pericolosità) nei sedimenti rimescolati dall'evento.

Aree dove sono stati scaricate armi chimiche dopo la seconda guerra mondale, mare Baltico
Nei dintorni dell’isola di Bornholm sono state gettate in mare tonnellate di armi chimiche, in decine di siti individuati sulla mappa. (HELCOM Baltic Marine Environment Protection Commission)

Questo ramo di mare è stato anche utilizzato, nel secondo dopoguerra, come discarica per tonnellate di armi chimiche inutilizzate, sostanze come il gas mostarda o composti dell'arsenico, in decine di siti concentrati soprattutto a nord e est dell'isola di Bornholm.

Le due esplosioni lungo le condutture Nord Stream 1 e 2 sono avvenute proprio all'interno dell'area di maggiore diffusione del materiale bellico: si stima quindi che siano state liberate circa 35 tonnellate di residui bellici. Il loro impatto sulla fauna locale sembra comunque essere basso, assolutamente oscurato da quello del TBT e dei metalli pesanti ri-sospesi.

Per approfondire, ecco un video che abbiamo realizzato sul sabotaggio del Nord Stream:

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