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10 Ottobre 2023
16:17

Smog in Pianura Padana e caldo record in ottobre, la spiegazione meteorologica

Questi giorni di ottobre sono caratterizzati da nuovi record di temperatura specialmente nel Nord Italia. E, come se non bastasse, la Pianura Padana si conferma una tra le zone più inquinate d’Europa. Cerchiamo di capire il perché.

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Smog in Pianura Padana e caldo record in ottobre, la spiegazione meteorologica
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Lo smog della Pianura Padana il 7 ottobre 2023 visto dal satellite europeo Sentinel–3. Credits: European Union, Copernicus Sentinel–3 imagery.

Stiamo sperimentando una prima parte di ottobre a dir poco eccezionale dal punto di vista climatico in Italia, dove l’estate continua a dominare prepotentemente la scena meteorologica. Nei giorni appena trascorsi, infatti, si sono registrate temperature tipiche di fine luglio: tra domenica 8 e lunedì 9 ottobre al Nord e al Centro Italia sono stati letteralmente sbriciolati svariati record per il mese di ottobre, con il termometro che ha sfondato il tetto dei 30 °C. In questo articolo analizziamo i dati meteorologici con particolare riferimento alla Pianura Padana, spiegando perché è così inquinata.

Caldo record, smog e alta pressione africana: i dati

Per citarne solo alcuni record nel Nord Italia: Cuneo 33 °C, Piacenza 32,8 °C, Torino e Bologna 31 °C (fonte dati: Meteo Expert). Si tratta delle temperature più alte mai registrate in ottobre in quelle città, superiori alla norma anche di 12-13 °C rispetto alla climatologia della prima decade di ottobre.

Contemporaneamente, la Pianura Padana registra livelli di smog, in particolare particolato PM2,5 e PM10, che superano abbondantemente la soglia limite. Si tratta del cosiddetto materiale particolato aerodisperso, ovvero una collezione di particelle solide o liquide (fatta eccezione per l’acqua) in sospensione nell’atmosfera per un tempo sufficientemente lungo, di diversa dimensione e composizione in funzione della loro origine. Si tratta di particelle che hanno diametro aerodinamico inferiore o uguale a 10 millesimi di millimetro (nel caso del PM10) o 2,5 millesimi di millimetro (nel caso del PM2,5). L’emissione antropica di questo particolato avviene attraverso industrie, riscaldamento, traffico veicolare e processi di combustione in generale.

Da inizio ottobre in quasi tutte le città lombarde si rilevano concentrazioni di PM2,5 nettamente oltre i 10 microgrammi per metro cubo indicati come limite annuale raccomandato dall'OMS: 27 la concentrazione media a Brescia, 32 a Bergamo, 24 a Como e 29 a Lecco. Per quanto riguarda il PM10, invece, la legge italiana prevede un limite massimo giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo, da non superare più di 35 giorni all'anno; Mantova ha già oltrepassato il limite per 41 giorni, mentre Brescia è andata sopra i limiti 23 volte e Bergamo 14 volte.

Sono le conseguenze dell’azione potentissima dell’anticiclone nord africano, che da una decina di giorni non molla la presa e a cui è associata una massa d’aria di estrazione sub-tropicale, in risalita verso nord fino ad abbracciare tutta l’Europa meridionale e il bacino del Mediterraneo, dunque anche l’Italia.

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Anomalia della temperatura osservata in Europa lunedì 9 ottobre a circa 1500 metri di quota. I colori tendenti al rosa indicano un scarto rispetto alla norma anche di 13–14 °C. Credits: Tropical Tidbits.

Perché la Pianura Padana tra le zone più inquinate d'Europa

Quanto appena affermato non fa altro che confermare i dati pubblicati di recente dall’Agenzia europea per l’ambiente (AEA), secondo la quale la Pianura Padana è l’area più inquinata dell'Europa centro-occidentale, con il 98% della popolazione urbana esposta a livelli di PM2,5 superiori a quello massimo annuale raccomandato dall’OMS (5 microgrammi per metro cubo), come ribadito da un'indagine del Guardian.

Questo triste primato ha essenzialmente due motivi: uno di natura geografica e uno di natura meteorologica, strettamente collegati tra loro.

Dal punto di vista morfologico, con i suoi quasi 48.000 km2, la Pianura Padana è la pianura più estesa d’Italia, compresa principalmente entro il bacino idrografico del fiume Po, delimitata dalla catena alpina e prealpina a nord e a ovest, dall’Appennino settentrionale a sud e dal mare Adriatico a est. Una enorme valle alluvionale, la cui forma e struttura ricorda quella del classico “catino”, capace di raccogliere e accumulare, in precise condizioni meteorologiche, molteplici gas e particelle presenti nell’atmosfera sovrastante.

Dal punto di vista meteorologico, invece, in presenza di lunghi periodi di stabilità atmosferica l’alta pressione presente sopra la regione alpina e la valle padana comprime l’aria verso il basso, favorendo l’accumulo delle sostanze inquinanti e nocive (come le polveri sottili, l’ozono troposferico, gli ossidi di azoto, ma non solo) in prossimità della superficie terrestre, supportata da una scarsa circolazione dei venti al suolo che ne favorisce il ristagno.

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Una situazione, quella appena descritta, che si verifica ormai sempre più frequentemente, e con una persistente anomalia della circolazione atmosferica, durante l’inverno e la primavera, causando di fatto assenza di precipitazioni e dunque lunghi periodi siccitosi, come quello vissuto tra novembre 2021 e marzo 2023.

Come se non bastasse, ad aggravare il quadro appena dipinto ci pensa una distribuzione molto irregolare di fabbriche e industrie all’interno della valle padana, che di fatto contribuiscono a incrementare le emissioni inquinanti nell’aria sovrastante, quella che poi viene respirata tutti i giorni. Tanto per fare un esempio, la densità di imprese in relazione alla popolazione in età di lavoro (il cui valore medio a livello nazionale è 121 ogni 1000 abitanti tra i 20 e i 65 anni) supera la media nazionale in regioni come Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna.

Quali sono le conseguenze sulla salute e sulla mortalità?

Per quanto i trend, rispetto agli anni passati, siano in calo, resta forte l’impatto delle polveri sottili sulla salute. Secondo l’elaborazione dei dati Eurosat fatta da Openpolis, l’Italia ha il record in Europa di 140 morti al giorno a causa dell’inquinamento, in particolare per l’esposizione al PM2.5, con la Pianura Padana tra le zone più a rischio.

Se prendiamo i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente (gli ultimi sono del 2020) e consideriamo la mortalità che potrebbe essere evitata se fossero rispettati i valori raccomandati dall’OMS nelle linee Guida del 2021 (45 microgrammi al giorno invece dei 50 attuali per PM10; 5 microgrammi invece di 10 come soglia annuale delle PM2.5), in Lombardia abbiamo oltre 13.000 morti premature legate alle PM2.5, ovvero oltre 35 al giorno.

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