Il talco è un minerale usato in tantissimi campi dell'industria: dai cosmetici alle vernici, dalla ceramica alla carta. Nonostante sia estremamente diffuso, negli ultimi anni è finito al centro di svariate polemiche a causa della sua presunta correlazione con l'insorgenza di tumori: più nello specifico, la presenza di tracce di amianto nei prodotti da applicare nelle zone intime potrebbe essere responsabile in alcuni casi di tumori alle ovaie. Ma è davvero così? Come vedremo si tratta di una questione molto dibattuta e per capire a fondo il problema è necessario capire prima cos'è il talco e perché in natura è spesso associato all'amianto.
Le caratteristiche del talco
Il talco è un minerale che appartiene alla famiglia dei silicati con formula chimica Mg3Si4O10(OH)2. Il suo colore tipico è il bianco, al tatto è untuoso e si trova nello scalino più basso della scala di Mohs, utilizzata per classificare la durezza dei minerali. Si tratta di un minerale che si può trovare solitamente all'interno delle rocce metamorfiche, cioè rocce che ricristallizzano dopo essere state sottoposte ad alte pressioni e/o temperature – ma di questo ne riparleremo a breve.
L'interesse dell'industria verso questo minerale è legato al fatto che viene utilizzato in tantissimi campi, come ad esempio nel settore farmaceutico, cosmetico, plastico, ceramico, della carta, delle vernici, e anche in ambito agricolo.
Il rischio amianto
Per capire il motivo per cui il talco è spesso associato all'amianto, dobbiamo spendere qualche parola in più in merito al suo meccanismo di formazione. I meccanismi principali sono due:
- alterazione di rocce sedimentarie ricche in magnesio (es dolomiti) da parte di fluidi caldi ricchi in silice;
- alterazione di rocce che contengono minerali come olivina, pirosseni e anfiboli – cioè silicati di magnesio.
Prendiamo questa seconda ipotesi. Il processo avviene in due diversi step: nel primo, si forma un minerale chiamato serpentino, e questo poi darà successivamente vita al talco. Qual è il punto?
Il punto è che il serpentino si può presentare anche in forma fibrosa, cioè di amianto. Ecco spiegato il motivo per cui in moltissimi casi talco e amianto sono associati in natura: entrambi contengono magnesio e silice e si formano in contesti del tutto simili – come ricordato anche da Bradley Van Gosen dell'USGS.
Per tutto ciò che riguarda le applicazioni del talco – specialmente se si tratta di prodotti che vengono a diretto contatto con il nostro corpo (come i cosmetici) – è compito delle aziende stesse effettuare test per assicurarsi che al loro interno non ci siano tracce di amianto. Si tratta quindi di analisi interne che, nella maggior parte dei casi, non sono affidate ad enti terzi.
Ma se per caso se ne trovasse traccia, sarebbe un problema per la nostra salute? Riporto di seguito quello che afferma l'AIRC in merito al possibile aumento di tumore alle ovaie: «Gli studi disponibili non sono univoci: alcuni evidenziano una possibile associazione tra uso di talco a livello genitale e aumento del rischio, ma la maggioranza delle prove scientifiche più rigorose non conferma tale incremento». Per questo motivo il talco a livello perineale (cioè genitale o intravaginale) è considerato dall'AIRC come "possibile carcinogeno per l'uomo" (gruppo 2B).
Al di là del possibile rischio legato ai tumori, comunque, è bene specificare che una prolungata inalazione della polvere di talco comporta dei rischi per la salute dal momento che può provocare la talcosi, un'affezione polmonare contratta principalmente da persone che lavorano in settori che comportano un'esposizione prolungata e continua (è dunque una malattia soprattutto professionale).
Nonostante ciò, Johnson & Johnson ha sospeso le vendite dei suoi prodotti a base di talco e ha pagato 8,9 miliardi di dollari per risarcire le famiglie di coloro che hanno usato i loro prodotti e, al contempo, hanno sviluppato tumori.
Dove viene estratto il talco
Concludiamo facendo una breve panoramica di quali sono i principali Paesi produttori di talco. Come confermato dall'USGS, a livello mondiale la produzione di talco è dominata da India (1750 t) seguita da Cina (1100 t), Brasile (660 t), Afghanistan (600 t) e Stati Uniti (580 t). E in Italia? Nel Bel Paese la produzione di talco è piuttosto limitata. Stando ai dati forniti dal database delle miniere italiane, sono solamente 6 le miniere di talco attive e concentrate nelle province di Torino, Sondrio e Nuoro:
- Miniera di Prali (TO);
- Miniere di Valbrutta, Brusada Ponticelli e Sasso della Pradaccia (SO);
- Miniere di Su Venosu e Sa Matta (NU).
In passato l'attività estrattiva era sicuramente superiore a quella odierna – pensate che nella sola provincia di Sondrio furono raggiunte le 29 concessioni minerarie nel 1970. Nel corso dei decenni però ci fu una progressiva diminuzione dell'attività mineraria – in parte anche legata al bando sull'amianto del 1992.