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5 Luglio 2025
15:30

Qual è la storia e l’origine della parola “accademia”?

L’accademia nasce nel bosco sacro di Atene dove Platone insegna. Dal Rinascimento diventa circolo di eruditi, poi istituzione culturale e scientifica. In Italia sorgono accademie linguistiche, artistiche e scientifiche che influenzano lingua, arte e ricerca fino all’età contemporanea.

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Qual è la storia e l’origine della parola “accademia”?
academia

Quando parliamo di “accademia”, la prima immagine che ci viene in mente è probabilmente quella di un tempio del sapere: un luogo sacro fatto di libri, silenzio, rigore e insegnamento. Il concetto di “accademia” affonda le sue radici nell’antica Grecia, quando un bosco sacro alle porte di Atene divenne il luogo in cui Platone fondò la sua scuola filosofica. Da allora, il termine ha attraversato i secoli trasformandosi profondamente: da giardino di discussione filosofica a istituzione culturale, da circolo di eruditi rinascimentali a modello di formazione artistica e scientifica. Le accademie, nate come spazi liberi di confronto intellettuale, si sono evolute in forme diverse, spesso specchio dei cambiamenti politici e culturali dell’Europa, dall’Umanesimo al Risorgimento, fino a diventare oggi custodi del sapere specializzato, in ambito linguistico, scientifico e artistico.

L'Accademia di Platone

Il termine "accademia" deriva dal greco akadēmía (Ἀκαδήμεια), ed è il nome di un bosco sacro situato appena fuori le mura di Atene, dedicato all'eroe mitologico Academo, che aveva donato agli ateniesi un terreno che divenne un giardino aperto al pubblico. Qui si trovava un santuario di Atena, altari dedicati a Zeus, Ermes, Eracle e alle Muse, e dodici olivi sacri, ritenuti discendenti dell’albero fatto nascere dalla dea sull’Acropoli. In questo luogo, nel 387 a.C., Platone iniziò a tenere le sue lezioni, acquistando poi un terreno adiacente dove eresse un santuario delle Muse e un'esedra (luogo per le discussioni). La sua scuola, che da quel momento fu chiamata Accademia, mantenne lo stesso nome anche quando si trasferì ad Atene.

L’istituto prevedeva una struttura organizzativa ben precisa: era guidato da uno scolarca eletto a vita, che veniva solitamente scelto su indicazione del predecessore. Accanto a lui vi erano altre figure incaricate dei riti religiosi e della gestione: un arconte, e in scuole simili (come quella di Aristotele) anche un hieropoiós (sacrificatore) e un epimelētḗs tôn Mousôn (curatore delle Muse). È importante specificare che l’insegnamento non era monopolio esclusivo dello scolarca: anche altri membri qualificati tenevano lezioni e conducevano ricerche, in piena autonomia. In perfetta linea col l’approccio enciclopedico e razionalista della scuola, accanto a quelli filosofici, si praticavano studi matematici e astronomici. L'Accademia platonica sopravvisse per quasi un millennio, attraversando diverse fasi filosofiche e adattandosi ai cambiamenti culturali dell'epoca. Nel corso dei secoli fu popolata da pensatori moderatamente scettici o eclettici, ma con sempre minore impatto filosofico. Solo all’inizio del V secolo d.C. vi fu un ritorno all'antico splendore, con il Neoplatonismo, sviluppato da Plutarco, Siriano e soprattutto Proclo, sotto la cui guida, la scuola divenne un centro teologico e teosofico, ispirato anche al pensiero di Plotino.

L’ultima generazione di scolarchi — Ammonio, Asclepiodoto, Damascio, Simplicio — mantenne l’ortodossia neoplatonica fino alla chiusura imposta nel 529 d.C. da Giustiniano, che vietò tutte le istituzioni religiose pagane.

Il Rinascimento e la rinascita delle accademie

Durante il Rinascimento, l'Italia vide, forte del rinato interesse negli studi greco-romani, una fioritura di accademie ispirate al modello platonico, ed è esattamente in questo contesto che il termine "accademia" acquisisce la sua definizione attuale: una libera congregazione di eruditi, riunita per coltivare in modo disinteressato il sapere, la lingua, le arti e le scienze. Le prime accademie non sono istituzioni scolastiche ufficiali, ma circoli culturali.

Le prime sono a Firenze, con il Chorus Academiae Florentinae, e poi la celebre Accademia Platonica di Marsilio Ficino, orientata alla filosofia e all’ellenismo, fondata su incarico di Cosimo de' Medici; a Roma, con l’Accademia Pomponiana; a Napoli, con la Pontaniana (già Alfonsina); a Venezia, con l’Aldina, dedicata all’archeologia e alla filologia.

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Stemma dell’accademia Pontaniana di Napoli, con iscritto il motto latino: "Audet Redire Virtus". Credit: via Wikimedia Commons

Nel secolo seguente, si moltiplica e si diffonde dentro e fuori l’Italia, l'accademia letteraria propriamente detta, distinta per il suo carattere laico e per il sostegno di mecenati, diventando centri di incontro per studiosi con interessi comuni, forte del fiorire della letteratura italiana e del culto della lingua e dello stile. Loro missione era colmare le lacune educative delle università medievali, offrendo un'educazione umanistica più ampia e diversificata.  Tuttavia, in un’Italia frammentata politicamente e soggetta a poteri assolutistici e alla Controriforma, molte accademie degenerano: si moltiplicano nomi bizzarri e autoironici (gli Umidi, i Rozzi, gli Apatisti, gli Umoristi); si irrigidiscono in cerimoniali vuoti, perdendo incisività intellettuale e diventando simili a club letterari o circoli di dilettanti. Anche in questo caos, però, nascono accademie linguistiche e scientifiche che faranno scuola.

Le accademie scientifiche e artistiche

Nel XVII secolo, l'Italia fu teatro della nascita delle prime accademie scientifiche. Nel 1583, a Firenze, fu fondata l'Accademia della Crusca, con l'obiettivo di preservare la purezza della lingua italiana. Questa istituzione è famosa per la pubblicazione del "Vocabolario degli Accademici della Crusca", il primo dizionario della lingua italiana, che ha avuto un ruolo fondamentale nella standardizzazione e nella diffusione dell'italiano.

Nel 1603, a Roma, fu fondata l'Accademia dei Lincei, considerata la prima accademia scientifica d'Europa. Questa istituzione promuoveva la ricerca scientifica e stabilì rapporti con studiosi di tutta Europa.

Parallelamente, nacquero accademie artistiche come l'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, fondata nel 1563 da Giorgio Vasari su incarico di Cosimo I de' Medici. Accademie di questo tipo miravano a elevare lo status degli artisti, offrendo loro una formazione teorica e pratica e promuovendo la dignità intellettuale dell'attività artistica.

Fondata a Roma nel 1690, l’Accademia dell’Arcadia si oppone all’eccesso barocco, promuovendo una letteratura ispirata al naturale, al semplice. Si diffonde in tutta Italia e all’estero con oltre cento “colonie”, contribuendo a costruire una coscienza estetica unitaria, vagamente anticipatrice dell’identità nazionale.

Durante il Risorgimento, le accademie assumono un ruolo marginale rispetto a università, movimenti politici e congressi scientifici nazionali. Anche nel processo di unificazione della penisola la loro influenza fu scarsa, fu solo dopo l’Unità d'Italia (1861) che molte accademie tornarono a una vita regolare, seppur con portata locale, e solo poche assunsero respiro nazionale e internazionale, come La Reale Accademia dei Lincei, l’Istituto Lombardo, l’Istituto Veneto, l’Accademia delle Scienze di Torino, l’Accademia di Bologna.

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