Si sente spesso dire che "le donne hanno sempre più freddo dell'uomo", ma in realtà le cose sono molto più complesse e anche se ci sono differenze legate a fattori biologici, ormonali e fisici, recenti studi mettono in risalto come non sia solo una questione di genere. Quello che influenza maggiormente sulla temperatura corporea e sulla preferenza tra freddo e caldo, sono la composizione corporea e il metabolismo basale, ossia l’energia che consumiamo con attività necessarie semplicemente per sopravvivere (come la respirazione e la circolazione sanguigna).
Differenze biologiche tra uomini e donne
Storicamente, la spiegazione per cui “le donne hanno sempre freddo” è stata collegata a diversi fattori, come la composizione e superficie corporea, il metabolismo basale e la componente ormonale.
Le donne hanno in media dal 6 all’11 % di tessuto adiposo in più rispetto agli uomini, il che è utile nel mantenere gli organi interni al caldo, fornendo una maggiore isolamento dall’esterno. Ma al contempo rallenta l’arrivo di calore alla pelle e alle estremità, che quindi risultano più fredde. In più, le donne hanno una minore percentuale di massa muscolare rispetto agli uomini (sempre parlando in termini generali) e visto che i muscoli sono i principali produttori di energia e calore, averne di meno fa produrre meno calore. Questo influisce anche sul metabolismo basale, che in media nelle donne è più basso che negli uomini.
Tendenzialmente, le donne hanno una corporatura più piccola degli uomini e un rapporto tra la superficie cutanea e la massa corporea più alto: di conseguenza perdiamo più facilmente quel poco calore che produciamo.
Infine, va considerato l’aspetto ormonale, con le fluttuazioni di estrogeni e progesterone che influenzano la termoregolazione con un processo complesso e ancora poco chiaro, causando un aumento della temperatura basale di 0.3 °C – 0.7 °C durante la fase luteale post-ovulatoria.
Massa corporea e metabolismo basale contano più del genere
Nonostante tutto, molti studi recenti stanno dimostrando che queste differenze biologiche in realtà sono trascurabili.
Un primo studio condotto solo su uomini aveva aperto la strada riconoscendo l’importanza della corporatura, della composizione corporea e del metabolismo basale nella termoregolazione. Ma sempre più studi confermano che eliminando le differenze biologiche, quindi a parità di metabolismo basale e massa e composizione corporea, non ci sono differenze di temperatura corporea o percezione di quella esterna tra uomini e donne.
Anzi, secondo un recentissimo studio pubblicato su PNAS le donne preferiscono il freddo, trovando ideale una temperatura ambientale di 22°C, un grado in meno rispetto agli uomini. In questo studio è stata analizzata la temperatura critica inferiore, ossia la temperatura minima a cui la termoregolazione funziona senza attivare i sistemi di termogenesi (come i brividi).
Ne è risultato che le donne “resistono”, quindi attivano questi sistemi di difesa, a temperature più basse degli uomini, probabilmente proprio grazie alla maggiore percentuale di tessuto adiposo isolante. Inoltre, lo studio conferma ulteriormente che, a parità di massa corporea e metabolismo basale, quello che conta nel sentire freddo o caldo non è il genere sessuale in sé, ma la propria corporatura e composizione corporea, oltre che la quantità di energia che consumiamo (tra l'altro influenzata anche dal nostro stile di vita).
Scelta sociale e ancora tanto da studiare
Pare che questa differenza di temperatura sia presente anche tra gli animali, con gli esemplari femmina che preferiscono ambienti caldi, mentre i maschi stazionano in zone a basse temperature. Ma i ricercatori associano questo comportamento anche a una componente sociale: le femmine si occupano dei cuccioli, la cui termoregolazione è ancora in sviluppo. Inoltre, la separazione spaziale garantirebbe una migliore divisione delle risorse alimentari e permetterebbe alle femmine di proteggere la prole, che in molte specie viene predata dai maschi. Sembra quindi più una scelta sociale, che dettata dalla biologia.
La realtà dei fatti è che il corpo femminile è ancora un terreno sconosciuto, per cui sulla termoregolazione, così come per la medicina in generale, esistono pochi studi ben strutturati. Nel 1977 la Food and Drug Administration (FDA) addirittura consigliava di escludere le donne in età fertile dai trials clinici di fase 1 e 2. Questa scelta, nata come precauzione per evitare problemi in caso di gravidanze e ridurre la variabilità nei risultati legata alle fluttuazioni ormonali, ha di fatto portato alla quasi totale mancanza di dati sugli effetti di moltissimi farmaci sulle donne.
Solo dagli anni Novanta l’inclusione delle donne già nelle prime fasi degli studi clinici è diventata legge, ma nonostante ciò, la loro presenza è ancora molto bassa, rendendo necessari ulteriori studi per comprendere i meccanismi della salute del corpo femminile.