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Il rap, un genere musicale che unisce ritmo e parole, ha radici profonde, un’anima ribelle e ha attraversato decenni evolvendosi in molteplici forme e influenzando la cultura globale. Il rap nasce negli anni ‘70 nel Bronx, il famoso quartiere di New York City, come parte integrante della cultura hip-hop. Con il tempo, il rap si è evoluto in numerosi sottogeneri, ognuno con caratteristiche distintive. Questa trasformazione continua dimostra che il rapping non è solo un genere musicale, ma un linguaggio dinamico, capace di adattarsi ai cambiamenti culturali e tecnologici senza perdere la sua autenticità e rilevanza globale. Quello che è nato nella comunità afroamericana in risposta alle difficili condizioni sociali ed economiche ora è un genere tra i più ascoltati dalle nuove generazioni, in cima alle classifiche di tutto il mondo e che ha contribuito alla crescita di un'industria da miliardi di dollari.
Che musica è il rap, com’è nato e chi è stato il primo rapper
Per scoprire le origini della musica rap dobbiamo prendere una macchina del tempo per tornare agli inizi degli anni ‘70 e camminare per le strade di New York City. In quegli anni la comunità afroamericana presente nel Bronx, un quartiere della Grande Mela, trovò nella musica uno strumento di protesta e presa di coscienza. Il termine rap ha origine nell’inglese colloquiale con il significato di “colpire” o “battere rapidamente”. Questo uso si è poi evoluto nella cultura hip-hop per descrivere la pratica di parlare in rima, con assonanze, metafore e figure retoriche, sopra ad una base musicale.
Per comprendere appieno le origini del rap, è fondamentale analizzare la nascita dell'hip hop. Il ruolo centrale in questa evoluzione è stato svolto da DJ Kool Herc, pseudonimo di Clive Campbell. Herc era solito organizzare le "Feste dell'isolato", i cosiddetti block party, e durante una di queste serate si inventò una tecnica rivoluzionaria: utilizzare due giradischi per isolare e ripetere i breakbeat, ritmi di batteria caratterizzati dall'uso di una cassa che non sia del ritmo di 4/4, delle canzoni funk, ovvero le sezioni strumentali più ritmate e ballabili. Questo espediente non solo offriva una base musicale continua e coinvolgente per i ballerini presenti in quegli eventi, noti come b-boys e b-girls, ma creava anche il terreno perfetto per l'improvvisazione vocale. Il pubblico, ispirato da questi ritmi incalzanti, iniziò a scandire rime e slogan, gettando così le basi per quello che sarebbe poi diventato il rap.
Queste rime presto si trasformarono in vere e proprie esibizioni ritmiche, aprendo la strada alla nascita degli MC, i Master of Ceremonies. Queste figure potevano esibirsi su suoni nuovi creati dai Disc Jockey (DJ) dell'epoca tramite tecniche innovative che permettevano di manipolare i dischi in tempo reale, come il cutting, il backspin e lo scratching,
Il primo brano rap registrato è “Rapper’s Delight” (1979) della Sugarhill Gang e tra i primi MC a trasformare il rap in una forma più strutturata e consapevole c’è Melle Mel, membro dei Grandmaster Flash and the Furious Five, noto per il brano "The Message" (1982). Questa canzone, con i suoi testi profondi e realistici sulla dura vita nei ghetti urbani, segnò una svolta per il rap, dimostrando che non era solo un’espressione di festa e intrattenimento, ma anche un potente mezzo di denuncia sociale e narrazione.

Gli anni ottanta e novanta: l'ascesa del gangsta rap
Mentre a New York il nuovo sound hip-hop cresceva nei block party e si mescolava con la street culture, sulla costa ovest, a Los Angeles, la scena musicale era molto diversa. Nei primi anni ’80, le feste di L.A. erano dominate dalla techno e il funk, tuttavia, l’influenza dei suoni della east coast iniziò a farsi sentire, spingendo alcuni artisti e gruppi a fondere queste melodie con lo stile di vita delle gang di strada.
Nasce così il gangsta rap, una risposta diretta alla difficile realtà dei quartieri più emarginati, segnati da povertà, violenza e continue tensioni con la polizia. Questo genere diventa presto un potente mezzo di denuncia sociale, raccontando senza filtri la vita quotidiana nei ghetti. Il vero punto di svolta arriva con gli N.W.A., gruppo iconico composto da Dr. Dre, Ice Cube, Eazy-E, MC Ren e DJ Yella. Con l’album Straight Outta Compton (1988), gli N.W.A. offrono una rappresentazione cruda della vita a Compton (contea di Los Angeles, California), e brani come Fuck tha Police diventano simboli della protesta contro la brutalità delle forze dell’ordine.
I testi si riempiono di dissing, termine di slang afrostatunitense derivante dalla parola disrespecting (mancare di rispetto), in cui i vari artisti si scontrano, insultano e minacciano a suon di rime.
Negli anni ’90, il gangsta rap si espande rapidamente sulla scena nazionale e con l’ascesa di nuove stelle sulla East Coast nasce una forte rivalità con la West Coast. Al centro di questa competizione ci sono due etichette discografiche: la Death Row Records, guidata da Suge Knight, che domina la scena occidentale con artisti del calibro di Snoop Dogg e Tupac Shakur, e la Bad Boy Records, fondata da Puff Daddy, che rappresenta la costa orientale con The Notorious B.I.G. La scena newyorkese è caratterizzata da liriche sofisticate e beats più grezzi, mentre sulla costa occidentale Tupac si distingue per la sua capacità di alternare brani di forte denuncia sociale a testi profondamente introspettivi. Questa rivalità, inizialmente solo artistica, si trasforma presto in uno scontro personale e mediatico, culminando nelle tragiche morti di Tupac nel 1996 e Biggie Smalls nel 1997.
Nonostante questi eventi drammatici, il gangsta rap ha lasciato un segno indelebile nella musica e nella cultura pop, portando all’attenzione del mondo temi sociali fino ad allora ignorati e influenzando profondamente l’evoluzione dell’hip-hop e della società contemporanea.

Com’è il rap oggi
Con il nuovo millennio il rap è diventato un genere dominante nella musica popolare, contaminandosi con pop, R&B e musica elettronica. Artisti come Eminem, 50 Cent e Jay-Z ne hanno segnato l’ascesa globale. Oltre ai suoni, nel tempo, sono cambiati anche i temi e l’accessibilità alla musica nel mondo. I testi ora spaziano tra argomenti come la denuncia sociale, l’autocelebrazione, il lusso e le battaglie interiori, riflettendo l’evoluzione della società contemporanea. Questo cambiamento ha contribuito ad ampliare il pubblico del rap, rendendolo una forma di espressione universale capace di parlare a generazioni diverse. Il digitale e lo streaming hanno rivoluzionato produzione e distribuzione, rendendo la musica più raggiungibile e abbattendo le barriere d’accesso permettendo a nuovi artisti di emergere senza il supporto delle grandi etichette discografiche.

L'ascesa del rap in Italia
La cultura hip hop ha raggiunto anche l’Italia a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90, ispirata dalla scena americana ma con una forte identità locale. In questo periodo sono emersi pionieri come 99 Posse e gli Articolo 31 che mescolavano rime impegnate e suoni innovativi usando il rap per diffondere messaggi politici e sociali. Contestualmente, Jovanotti sperimentava una versione più leggera, spesso rappando in inglese su temi lontani dall’hip-hop tradizionale. Negli anni 2000, il genere si è evoluto con artisti come Fabri Fibra, Marracash e i Club Dogo, che lo hanno portato definitivamente nel mainstream.
Oggi il rap è tra i generi più ascoltati in Italia, con Sfera Ebbasta, uno degli artisti italiani più noti a livello internazionale, che ha segnato diversi record nella musica italiana. Con il suo album Rockstar (2018), è diventato il primo artista italiano a entrare nella Top 100 mondiale di Spotify e, nel 2020, è stato l’artista che ha venduto di più in Italia nel decennio 2010-2019, con oltre 4,2 milioni di copie tra album e singoli. Al 2024 detiene il record per il maggior numero di brani al primo posto della Top Singoli (28) e per il maggior numero di settimane in vetta (50). Inoltre, è l’artista con più dischi di platino certificati dalla FIMI, la Federazione Industria Musicale Italiana.
Negli ultimi anni, le donne nel rap italiano hanno guadagnato sempre più spazio, cantanti come Madame, Anna, Rose Villain sono tra le artiste più rappresentative di questa nuova ondata, distinguendosi per stile poetico e personale, sound internazionale e una forte identità. La loro ascesa riflette un cambiamento nel panorama musicale, dove le voci femminili stanno ridefinendo le tematiche del rap.
Le differenze tra rap e trap: tecniche, ritmi e contenuti
Nel corso del tempo, il rap si è ramificato in numerosi sottogeneri, ciascuno con le proprie caratteristiche distintive. Il gangsta rap, nato negli anni ‘80 e ‘90, ha raccontato la realtà delle strade con testi crudi e diretti, il conscious rap, invece, ha dato voce a temi politici e sociali, mentre il lo-fi rap ha puntato su sonorità rilassate e intime. Negli ultimi anni, la trap è emersa come una delle evoluzioni più popolari e accanto a essa, generi come la drill, con atmosfere più cupe e ritmi incisivi, hanno conquistato una fetta sempre più ampia di pubblico.
La trap, nata a Atlanta nel sud degli Stati Uniti alla fine degli anni ‘90, ha rivoluzionato il rap con beat elettronici, bassi potenti e testi incentrati su successo, lusso e rivalsa sociale. Dal punto di vista tecnico, la trap si distingue dal rap tradizionale per l’uso massiccio di percussioni elettroniche che danno vita a beat più frenetici (fino a 140 BPM, contro gli 80-100 BPM del rap) e per il flow, più cantilenato e cadenzato, spesso accompagnato dall’autotune, uno strumento che permette di intonare automaticamente la voce dei cantanti. In Italia ha avuto una crescita esplosiva grazie proprio a artisti come Sfera Ebbasta, che hanno portato il genere a livello internazionale.